di Monica De Santis
Tantissimi studenti e studentesse da Salerno e da tutta la provincia hanno sfilato, ieri mattina, per le strade del centro di Salerno, partendo da piazza Ferrovia per arrivare fino a piazza della Libertà, aderendo così al Global Strike, la data di mobilitazione globale indetta Fridays For Future per contrastare la crisi climatica e denunciarne i responsabili: grandi multinazionali, lobby del carbone e del petrolio, aziende che smaltiscono i rifiuti in modo criminale e dannoso. Uno sciopero globale che si è tenuto a due giorni dalle elezioni politiche. Un modo per chiedere ai politici candidati ed ai leader mondiali di dare priorità alle persone e non al profitto Non è mancato, dunque, un forte “j’accuse” della piazza alla classe dirigente : “gli incendi, la siccità, l’aumento costante delle temperature, i morti causati dall’alluvione nelle marche pesano sulla coscienza di una classe politica che usa la transizione ecologica solo come slogan elettorale e continua a non prendere posizione verso i reali responsabili del cambiamento climatico” questo è quanto si sente dai megafoni in testa al corteo. A gran voce sono stati chiesti finanziamenti ed azioni per arginare le perdite ed i danni subiti dalle comunità più colpite dalla crisi climatica. La richiesta che viene fatta ai candidati e ai futuri eletti è quella di considerare i punti proposti nell’agenda climatica. Sciopero quello di ieri voluto ed organizzato contro l’immobilismo delle classi dirigenti sui temi del cambiamento climatico, nonostante quattro anni di mobilitazioni. I giovani studenti hanno a gran voce chiesto di inserire nel dibattito politico come argomento principale la crisi climatica, fino ad ora completamente assente dagli incontri e dai programmi elettorali. Tra le richieste avanzate quella di creare un piano di giustizia climatico e sociale che metta prima le persone e dopo il profitto, soprattutto quello personale. Al termine della manifestazione una delegazione del Collettivo Studentesco Cavese si è recata al Crescent per un’azione dimostrativa. Con le mani sporche di pittura nera e uno striscione che recitava: Il Futuro è nero, cambiamo sistema! Un grido di rabbia sull’urgenza di un cambiamento reale davanti ad un luogo simbolo degli ecomostri e della cementificazione selvaggia e soprattutto di una classe politica che investe in grandi opere inutili e dannose per autocelebrarsi invece di rispondere ai bisogni del pianeta: uscita dal fossile, investimenti strutturali nelle energie rinnovabili, trasporto pubblico elettrico, stop al consumo di suolo, alla produzione di plastica, deforestazione, politiche estrattive.