“La giustizia rischia il collasso”. Il grido d’allarme arriva da Antonio Capezzuto, Segretario Generale della Funzione Pubblica Cgil, nel corso di una mobilitazione di protesta tenutasi ieri mattina davanti alla Prefettura di Salerno. «Parliamo di una giustizia che ha urgente bisogno di risorse umane. Sono 12.000 i lavoratori impiegati in tutta Italia, circa 450 nella sola provincia di Salerno, distribuiti tra il Tribunale, la Corte d’Appello di Salerno, il Tribunale di Nocera Inferiore e quello di Vallo della Lucania. Si tratta di professionalità indispensabili per affrontare e smaltire l’enorme mole di lavoro che grava sul sistema giudiziario. I numeri parlano chiaro: negli ultimi anni, grazie al progetto PNRR, è stato compiuto un lavoro straordinario. Eppure, oggi ci troviamo di fronte a una situazione paradossale: il governo non ha ancora espresso una volontà concreta di stabilizzare questi lavoratori, e ha invece avviato un concorso che riguarda appena 2.500 operatori» ha dichiarato Capezzuto. «È evidente – ha proseguito – che occorre rilanciare la mobilitazione già nelle prime due settimane di settembre. Ci aspettiamo risposte significative dalla legge di bilancio, che dovrà prevedere la stabilizzazione di questi lavoratori. Se non arriveranno segnali concreti, siamo pronti a intensificare le proteste, auspicando che si tratti di mobilitazioni unitarie, perché oggi a scioperare è soltanto la Funzione Pubblica nazionale». Durante la mattinata, è stata consegnata al Prefetto una nota ufficiale da trasmettere al Governo, contenente le rivendicazioni del personale precario. Lo sciopero, proclamato su scala nazionale dalla Funzione Pubblica CGIL, coinvolge l’intero personale precario PNRR del Ministero della Giustizia – funzionari UPP, tecnici, operatori data entry – e nasce dalla richiesta di una stabilizzazione totale, dopo tre anni di assemblee, presìdi e mobilitazioni sui territori. È un percorso lungo, che mira a far emergere con chiarezza lo stato critico in cui versa il sistema giudiziario, non solo per la diffusione del precariato, ma anche per la scarsa valorizzazione professionale ed economica del personale di ruolo, per l’emergenza legata agli organici e per l’impossibilità di redistribuire in modo equo i carichi di lavoro. «La stabilizzazione di tutti i 12.000 precari attualmente in servizio non rappresenta soltanto un atto di giustizia verso chi ha sostenuto e rilanciato il funzionamento degli uffici giudiziari, ma costituisce una condizione strutturale per garantire l’efficacia e la continuità dei risultati ottenuti con i progetti PNRR, in termini di innovazione, riorganizzazione e efficientamento. Solo attraverso questa stabilizzazione sarà possibile dare nuovo impulso alla contrattazione integrativa nel Ministero, riconoscere il diritto alla carriera per tutto il personale, definire le famiglie professionali e strutturare in modo permanente l’Ufficio per il Processo, che ha dimostrato di essere uno strumento utile, efficace e necessario». Ad oggi, tuttavia, non risultano stanziate nei capitoli adeguati del bilancio dello Stato le risorse straordinarie necessarie per garantire la continuità occupazionale del personale precario assunto tramite le procedure legate all’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. «Una condizione inaccettabile – ha dichiarato Carmine Parisi, del Coordinamento Provinciale Funzioni Centrali – alla luce dello straordinario contributo che oltre dodicimila lavoratrici e lavoratori hanno offerto negli ultimi tre anni al miglioramento della giustizia in Italia: dalla riduzione dell’arretrato all’innovazione digitale, dalla semplificazione organizzativa al supporto quotidiano negli uffici giudiziari. È il momento della responsabilità: senza lavoro stabile, la giustizia non può funzionare. Non si possono lasciare nel limbo centinaia di persone che, anche nel nostro territorio, rappresentano una risorsa insostituibile per l’intero sistema».





