Giuseppe Acone: L’arte è vita, non solo passione” - Le Cronache Attualità
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Giuseppe Acone: L’arte è vita, non solo passione”

Giuseppe Acone: L’arte è vita, non solo passione”

di Erika Noschese

«L’arte non è passione, è la vita stessa». A pronunciare queste parole il maestro Giuseppe Acone, Pittore, regista, scrittore, attore. Il maestro Acone è residente a Capaccio Paestum ed è titolare di un Laboratorio Artistico nel centro storico di Capaccio Capoluogo. Come pittore ha realizzato numerose esposizioni personali e collettive, sia in ambito regionale che nazionale, ricevendo anche diversi premi. Su riviste d’arte e sulla stampa specializzata si trovano pubblicazioni (articoli e interviste) a lui dedicate.

Maestro Acone, lei è un pittore, regista, scrittore. Il mondo dell’arte a 360 gradi. Come nasce la sua passione per l’arte?

«Non è una passione. È la vita stessa. Personalmente non trovo nulla di “appassionante” nell’arte. Essa è, come già detto, la vita stessa che preme per essere considerata. Potrei dire ch’è l’arte ad occuparsi di me: credo siano sempre le cose ad attraversarci, a visitarci… Noi decidiamo ben poco. Prima ho anche detto che l’arte non m’è “appassionante”; in realtà potrei definirla piuttosto “una magnifica ossessione”, una “sublime dannazione” … Potrei adoperare altri ossimori, ma mi fermo qui. Senza far discorsi troppo complicati, dirò che, da piccolino, amavo i fumetti; cominciai dunque a disegnarli questi fumetti. Disegnavo tutto quello che potevo: Il mio album da disegno, già alle elementari, era disordinatissimo, perché oltre ai disegni per la scuola, c’erano, ingombrantissimi, i disegni dei fumetti che più amavo. Ero inoltre un divoratore di film alla TV, poi al cinema, etc… Fu così che cominciai, da giovane, ad occuparmi di teatro (presi parte a numerosi lavori, e altri li interpretai e diressi io stesso), e di cortometraggi (un mio cortometraggio fu premiato al Bellaria Film Festival, e fu trasmesso da RAI Tre, nel programma Fuori Orario, di Enrico Ghezzi… Scrivevo, scrivevo e scrivevo… Idee continue, trovate, un’immaginazione costantemente al lavoro… mio malgrado. Un mio racconto fu premiato da una giuria presieduta da Alberto Bevilacqua. Stanco della “regolarità” del disegno, cominciai, già maturo, più che trentenne, ad occuparmi di pittura (fremevo dalla voglia di “destrutturare” le regole del disegno). Dipinsi alacremente: cominciai a produrre un numero enorme di dipinti… su carta, su tavolette, su tele, dappertutto. Dipingevo anche a terra nel mio laboratorio. Fui autodidatta, ma ciò non è del tutto vero: appresi molte cose preziose dal celebre pittore nostrano Wilken’s Hans Desiderio. Appresi molto da lui, e diventammo amici. Lui era già 88enne (morì poi a 101 anni). Comunque, cominciai poi, quasi da subito, a vendere i miei primi lavori. Cominciai ad allestire le prime mostre, e cominciai altresì ad avere le prime critiche, le prime recensioni…».

In un mondo che fa sempre più fatica a far emergere la cultura, quanto è difficile essere artista?

«Non so se è difficile o no. So ch’è difficile non soccombere al volere altrui… questo sì! Ci vuole molta forza e capa tosta per non farsi schiacciare dal costante pericolo dell’omologazione, del politicamente corretto, del pensiero unico dominante… La mia è piuttosto una lotta “sovversiva”. Tengo molto, nella vita e nell’arte (che son poi la stessa cosa) al “dissenso”: dipingo spesso quadri ostici, ma forti e gradevoli cromaticamente. La mia pittura è rabbiosa (Wilken’s docet), addirittura “dinamitarda”, ma non poche volte mi trovo a dipingere paesaggi sereni e fiori coloratissimi (del resto non siamo solo contestazione, ma anche gioia, riso, amore…). Quanto è dunque difficile essere artisti in questa realtà? Io direi ch’è difficile, sempre, non omologarsi. Tutto, qualsiasi forma di Potere (piccolo o grande), lavora costantemente affinché ti omologhi a questo e a quel diktat, e ci vogliono forza e integrità mentale per non soccombere al nulla che ci circonda. Ciò detto potrebbe sembrare “cospirazionismo”, ma è mera realtà. Il nulla che ci circonda (che voi dite: non fa emergere la cultura), va combattuto, secondo me, col pensiero critico. Oramai s’è capito che io non intendo differenze tra arte e vita, ergo».

Oggi secondo lei si “vive” di arte, soprattutto quando si è un esperto di fama come nel suo caso?

«Io ho avuto la fortuna di “camparci” sin da quasi subito, con l’arte. Per il resto non so dirvi. C’è chi ci “vive” e chi no. Non credo che ciò abbia a che vedere con le capacità individuali. Ha piuttosto a che fare con la vita stessa. Come ho detto prima: noi decidiamo ben poco. La “volontà” è ben misera cosa. Ci hanno fatti crescere col mito della volontà: “se vuoi, puoi!” O fregnacce del generi».

Quando nasce l’associazione “L’Ossimoro” e qual è la sua finalità?

«L’Associazione “L’Ossimoro”, l’ho ideata, costituita e presieduta dal 2006, con l’intento di praticare forme dell’arte, da quella cinematografica a quella teatrale, da quella letteraria a quella pittorica, tutti ambiti nei quali opero. Oltre ad esser pittore, son immodestamente anche regista, scrittore e attore: come attore e regista, con una mia compagnia teatrale, ho messo in scena, diretto e interpretato opere di Luigi Pirandello, Eduardo De Filippo, Oscar Wilde, William Shakespeare, Ettore Petrolini. Ho collaborato con associazioni di produzione cinematografica e realizzato diversi cortometraggi e lungometraggi che sono stati presentati in occasione di diversi festival cinematografici. Ho scritto anche un libro che raccoglie miei aforismi e altre novelle. Il mio luogo di produzione è un laboratorio nel centro storico di Capaccio capoluogo, dove ha sede anche la mia galleria d’arte: è qui che ideo, penso e creo. In tutta la mia attività artistica, determinante e fondamentale è la presenza di mia moglie, Rossella Tedesco, lei è il mio Ufficio Stampa, lei è la persona che si relaziona con gli Enti, lei cura le pubbliche relazioni e gestisce le pagine social del laboratorio (Facebook e Instagram @Laboratorio artistico Giuseppe Acone)».