Giuliano Luisi: “Vi racconto la mia arte di restauratore” - Le Cronache
Salerno

Giuliano Luisi: “Vi racconto la mia arte di restauratore”

Giuliano Luisi: “Vi racconto la mia arte di restauratore”

di Jacopo Tafuri

Vedere, esposti in una vetrina, mobili antichi, statue, modellini di barche in legno, orologi antichi, quadri, è ormai sempre più difficile, mentre è piacevole scoprire che il proprietario di tale attività è un giovane appassionato d’arte che, in seguito a studi specifici non solo ha deciso di dedicarsi alla vendita di antichità ma, acquisite specifiche competenze nel restauro, si dedica a recuperare e restituire la loro originaria bellezza a mobili, statue policrome, gessi.

La scoperta di queste antichità ci spinge a fermarci presso il negozio “Il Fratino”, dove il proprietario Giuliano Luisi ci accoglie e ci dedica un po’ del suo tempo per fare il punto su tale tipo di attività in città.

Come e quando nasce l’idea di una bottega artigiana di restauro?

“L’idea di lavorare in questo campo è sempre stata in me, sono sempre stato interessato dall’arte, ho frequentato il liceo artistico e, successivamente, mentre seguivo i corsi alla facoltà di Scienza dei Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Salerno ho frequentato un corso Regionale di restauro,  poi all’Università Suor Orsola Benincasa ho studiato Restauro Ligneo ed Dipinti Murali”.

Come si è formato a questo mestiere?

“Successivamente agli studi teorici, ho messo in pratica quanto imparato frequentando le botteghe di artigiani salernitani dove ho acquisito i primi rudimenti del lavoro; nel duemilaundici, ormai con un buon bagaglio tecnico pratico e cosciente delle mie competenze, ho deciso di lanciarmi in questa avventura”.

Dopo anni di esperienza, e quindi di conoscenza del mercato, può indicarci quanto e qual è l’interesse per le antichità e per i mobili antichi?

“I giovani sono quasi per niente interessati alle antichità ed all’arredo in genere, e credo questo sia il periodo peggiore per l’antiquariato, anche se come per ogni settore ci sono corsi e ricorsi storici.

Le nuove generazioni che decidono di metter su famiglia lo fanno avanti negli anni, i trenta quarantenni che si sposano non hanno un forte desiderio di personalizzare casa con una lampada, un quadro, un tavolino o qualche mobile particolare, preferiscono un arredamento molto pratico, di facile sostituzione ed economico, tanto che il mercato dei mobili è dominato da marchi commerciali; ciò è dovuto anche al fatto che la casa è vissuta molto meno rispetto alle passate generazioni: il tempo è in gran parte dedicata al lavoro, si torna quindi alla propria abitazione nell’ultima fase della giornata quando, fondamentalmente, il tempo è scandito dal riposo serale e notturno, inoltre c’è un decremento delle nascite;  in passato i figli imponevano che la giornata fosse scandita con tempi diversi rispetto a quelli attuali, dettati anche dalle necessità di seguire la prole in tutte le sue attività e fino all’età adulta.

Altro problema potremmo identificarlo nelle nuove mode architettoniche: con il venir meno della definizione degli spazi e l’avvento degli “open space” si sono persi quelli che una volta erano “gli ambienti”: salotto, soggiorno, cucina, ecc. , che comportavano l’effettiva esigenza di arredare, in modo diverso, ambienti diversi”.

Di quale tipologia di articoli si occupa come restauratore: quadri, arredi lignei, mobili antichi, sculture, suppellettili in ceramica?

“Io mi occupo di arredo ligneo, sculture policrome, ferro, gessi; in collaborazione con una restauratrice mi occupo anche di affreschi, dipinti su tela e su tavola”.

Qual è stato il lavoro di restauro più complesso, e quello che le ha dato le maggiori soddisfazioni professionali?

“La cosa bella del mio lavoro è che affrontando restauri di opere diverse devo cambiare il modo di lavorare in base al materiale di cui mi occupo al momento: mobili del settecento, statue policrome, cantieri di chiese… ho fatto veramente tanti lavori, tutti con grandi soddisfazioni poiché mi vengono affidati pezzi in cattive condizioni che, con il mio lavoro, riporto agli splendori di una volta”.

Ha potuto valutare se le nuove generazioni sono interessate a questo tipo di lavoro, nel caso che consigli si sentirebbe di dare a chi si volesse dedicare a questo mestiere?

“Le nuove generazioni sono veramente poco interessate a questo tipo di lavoro, se un giovane volesse intraprendere questa attività lo inviterei a domandarsi se lo ha spinto verso questo mestiere la passione; se la scelta deriva semplicemente dal voler “sbarcare il lunario” gli sconsiglierei questa strada, se lo spinge l’amore per l’arte allora è in grado di potersi cimentare e fare bene in una attività che richiede conoscenze specifiche, pazienza, dedizione, cura dei particolari”.