Il maestro che ha frequentato tutti i generi musicali, si racconta tra ricordi musicali, aneddoti, grandi incontri, che con il suo Centro Luigi Francavilla lo pone al centro della cultura salernitana
di Stefano De Domenico
Il trombettista Giovanni Paracuollo nasce da famiglia napoletana ad Ancona il sette di settembre del 1959 durante una grande alluvione: la madre partorì prematuramente a causa della paura. Lui fu il primo nascituro nato dopo l’alluvione ed ebbe così l’onore delle cronache appena nato. La sua carriera è stata lastricata di successi, curiosità e grandi amicizie. Maestro com’è nata la passione per la musica? “Da Ancona tornavo sempre a Napoli per le vacanze estive e in quel periodo in questa splendida città, si esibivano le bande con i loro ottoni lucenti, la loro potenza, il loro squillo. Sulla sezione ottoni impera la tromba, che mi affascinò per il suo colore e il suono, che sa essere stentoreo, penetrante e soave. All’ età di sette anni, per avvicinarmi di più a Napoli, la mia famiglia si trasferì a Salerno. A Vietri sul Mare era presente la banda del M° Antonio Avallone e assieme a mio padre mi recai da questo maestro, il quale mi chiese che strumento volessi suonare ed io, naturalmente, scelsi la tromba. All’inizio studiai questo strumento privatamente poi, mentre ero iscritto alla facoltà di ingegneria, decisi di abbandonare gli studi e di dedicarmi solo alla tromba. All’età di quattordici anni entrai nell’orchestra diretta del M° Luigi Francavilla come prima tromba. Questa formazione eseguiva un repertorio molto vario, dal sinfonico fino alla lirica, ma la sua caratteristica era proprio l’esecuzione delle più belle pagine della swing era, trasformandosi in una Big Band di lusso.” Maestro, con chi ha lavorato durante la sua carriera? “Grazie al maestro Francavilla presi la decisione definitiva di suonare la tromba. Quando il maestro morì nel 1978, ho proseguito gli studi classici autonomamente, vincendo il mio primo concorso al teatro dell’opera di Roma e cominciando la mia carriera da trombettista all’interno delle orchestre della Rai. Qui ho conosciuto grandi strumentisti quali il trombettista Sandro Verzari, il cornista Luciano Giuliani il soprano Aprile Millo e grandi direttori d’orchestra come Georges Pretre, Franco Ferrara e Giuseppe Patané.” Maestro, in quali piazze d’ Italia si è esibito? “Mi sono esibito con la banda, dove ero il flicornino concertista ad Ascoli Piceno, su richiesta del sindaco che venne a chiedermi di persona se potevo suonare “Il Carnevale di Venezia”, che trovate anche sul mio canale YouTube; poi sono stato in altre bellissime piazze come quella di Lecce, di Catanzaro e di Conversano dove c’era un’acustica incredibile e spettacolare. Inoltre, quando ero giovane facevo anche le processioni nei paesi della costiera.” Maestro, può raccontarci la storia del maestro Luigi Francavilla? “Il maestro nasce nel 1920 a Corbara dove iniziò a suonare la tromba all’ età di 8 anni all’Istituto Umberto I di Salerno, quando era ancora un istituto durissimo, ma allora ivi nasceva la grandissima tradizione di fiati e non solo che forniva prime parti ad orchestre e bande militari in tutt’Italia, e all’età di 16 anni divenne già famoso. Prima di partire per la Campagna di Russia aveva una relazione con l’unica nipote di papa Pio XII. Quando partì, fu fatto prigioniero dai tedeschi e liberato da una ballerina italiana che lui sposò per riconoscenza e amore e la nipote del papa si rinchiuse in un convento di suore. Quando tornò a Salerno conobbe gli americani e andò in America diventando una tromba celebre, suonando e primeggiando con lo swing e il jazz appreso dagli americani. Più tardi creò la sua orchestra la “Willy Frank and his orchestra” dove c’erano artisti quali Armando Trovajoli. Dopo aver girato il mondo, tornò a Salerno a causa di una malattia ai polmoni e qui continuò la sua opera. Adesso questa orchestra è gestita dai suoi allievi e amici, i quali hanno fondato “l’associazione Francavilla”. Oggi chi è il suo trombettista preferito? “Purtroppo, non ho avuto piacere di ascoltare il maestro Francavilla a causa della sua malattia che gli impediva di suonare, ma ebbi conferma della sua bravura da Ennio Morricone a sua volta trombettista, ma non si riteneva un’eccellenza quanto Francavilla. Adesso il mio trombettista preferito è Ruben Simeo.” Secondo lei quale è il brano per tromba più difficile che abbia mai sentito o suonato? “Il pezzo più difficile che abbia mai sentito, si chiama “Ut” che significa “do” ed è la prima nota delle sei inventate da Guido d’Arezzo, fu scritto da Ennio Morricone per tromba e orchestra e fu eseguito qui al Verdi in occasione del premio Francavilla consegnato al grande maestro. Avrei dovuto interpretarlo anche io, purtroppo, Sandro Verzari il mio ultimo maestro, scomparve proprio quando lo stavo studiano e in seguito non l’ho più ripreso.”