Andrea Pellegrino
Ci risiamo. Anno nuovo, traffico vecchio. La “maledizione” (se di maledizione si può parlare) del Viadotto e delle arterie limitrofe prosegue con conseguente traffico veicolare, in ingresso ed in uscita dalla città capoluogo. Questa volta a bloccare tutto sono stati due chiusini del Viadotto Gatto e una conseguente lesione sulla struttura, che da tempo ormai crea non pochi problemi. Il danno è localizzato a metà del tratto in discesa del Viadotto. Insomma, nel punto cruciale di passaggio (continuo, indisturbato e senza controllo) dei mezzi pensanti. E lo scenario è sempre lo stesso. Impianto semaforico, viabilità ridotta ad una corsia, appesantimento del traffico su tutte le altre arterie cittadine e provinciali, autostrada compresa. Una sola pattuglia dei vigili urbani presidia la buca, per il resto è assoluto caos. È solo l’ennesimo campa- nello d’allarme che l’ormai affaticata infrastruttura lancia a chi di dovere. Per ora, denunce e segnalazioni sono passate tutte inosservate. L’ultima preoccupante nota arrivata all’attenzione dell’amministrazione comunale risale alla fine di novembre. Uno dei condomini di via Ligea denunciava, infatti, «l’assoluta mancanza di regolamentazione del traffico che provoca, molto spesso, il contemporaneo transito sulle campate, nei due sensi di marcia, di veicoli incolonnati, che con i loro carichi di containers e bobine di acciaio (che talvolta sfiorano anche le 40 tonnellate) gravano in maniera concentrata e statica sul viadotto. Ad accrescere la situazione di pericolo va, anche, segnalato che a causa delle acque piovane (particolarmente copiose nel periodo invernale e non adeguatamente incanalate) si sta progressivamente deteriorando la struttura del viadotto, con ulteriore pregiudizio per il sottostante fab- bricato, che presenta evidenti lesioni». Ed ancora: «In particolare, sul viadotto, nel tratto che sovrasta l’edificio condominiale, vi è nella corsia di marcia a salire un riquadro di cemento presumibilmente a chiusura di un pozzetto di ispezione che a causa del passaggio quasi ininterrotto di automezzi pesanti provenienti dal porto risulta gravemente disconnesso ed avvallato con inevitabili ripercussioni sul fabbricato sia per il rumore avvertito a qualunque ora del giorno e della notte sia per le vibrazioni propagate. Tale avvallamento, in occasione delle piogge, assume la funzione di vero e proprio tombino, per cui buona parte delle acque meteoriche che scorrono copiose sulla sede stradale si riversa al suo interno, interessando tutte le strutture sottostanti e pre- giudicando la sicurezza del viadotto. La conseguente caduta di acqua, oltre ad interessare il fabbricato condominiale, si riversa in maniera concentrata anche su una porzione di montagnola posta sul lato occidentale, la cui natura franosa costituisce ulteriore fonte di pericolo per la pubblica incolumità potendo determinarsi l’improvviso distacco di materiale». Manco a dirlo, pochi mesi dopo il Viadotto ha mostrato ancora una volta tutta la sua pericolosità. L’argomento, nei mesi precedenti, era finito anche al centro di diverse sedute di commissione trasparenza ma allo stato nessuna relazione dell’intenso lavoro è stata prodotta. Sul doppio senso di circolazione lungo via Indipendenza e via Sabatini manco a parlarne, nonostante le diverse sollecitazioni che da anni giungono dagli automobilisti che da nord devo raggiungere il capoluogo. Ci provò tempo fa – forte di una raccolta di firme – l’allora sindaco di Vietri sul Mare, Alfonso Giannella che fu fermato, poi, dall’allora assessore alla viabilità (oggi primo cittadino di Baronissi), Gianfranco Valiante. Vietri sul Mare non riuscì neppure a spuntare il blocco del passaggio dei tir sull’ex Statale 18. Eppure qualche tempo prima su quell’arteria maledetta ci era scappato, purtroppo, anche il morto. Da allora nulla è cambiato. Anzi, è aumentato il traffico dei mezzi pesanti.