di Olga Chieffi
“Non temete di nuotare contro il torrente. È di un’anima sordida pensare come il volgo, solo perché il volgo è in maggioranza”. E’ questa una delle tante scintille del pensiero di Giordano Bruno, che oggi, a distanza di soli due giorni dal rogo di Campo dei Fiori, verrà ricordato a Campagna, nei luoghi ove il filosofo pare abbia concluso il noviziato e celebrato la sua prima messa. Il raduno bruniano, organizzato dall’Istituto Teresa Confalonieri e dall’associazione “Giordano Bruno” di Campagna, che si svolgerà presso il Museo della Memoria e della Pace, ove è situato all’ultimo piano, anche il Museo Civico dedicato al filosofo è stato fortemente voluto dal Dirigente Scolastico Gianpiero Cerone, che ha ritenuto opportuno dedicare un tributo ad uno dei più grandi filosofi, vista anche la sua esperienza professionale di docente di filosofia e storia, e grande passione, mai abbandonata, per gli studi filosofici. L’organizzazione, il programma e la location sono state programmate e curate dalla Presidente dell’Associazione G. Bruno professoressa Adriana Maggio e dalla professoressa Antonietta Giorgio, quest’ultima, docente di storia e filosofia ha preparato gli studenti delle classi quarte del liceo delle Scienze Umane e del liceo Linguistico, a recitare alcuni passi delle opere del filosofo e in una breve drammatizzazione che sarà messa in scena nei luoghi dove Giordano Bruno ha vissuto per un breve periodo. Il raduno verrà aperto dagli squilli di chiarine, evocanti il film di Giuliano Montaldo del 1973 dedicati al monaco eretico con Mattia Andreas, Mario Maglio, Lorenzo Onnembo, accompagnati dai rullanti di Michele D’ambrosio e Francesco Antonino Perruso, coordinati dai docenti Giuseppe Giordano, Emilio Mirra e Ferdinando Sarno. Anticipatore del calcolo, investigatore dell’atmosfera planetaria, aspro critico delle prime forme di colonialismo in America, Giordano Bruno ha tutte le carte in regola per essere considerato un uomo totalmente ‘moderno’; eppure, allo stesso tempo, la sua riflessione è impregnata dell’immaginario neoplatonico rinascimentale, di cabala e arti mnemoniche, di visioni spirituali che esprime a volte in densi componimenti in latino, altre in un vernacolare scatenato o in sublime poesia. Difficile trovargli un posto in uno schema che voglia seguire lo sviluppo del pensiero scientifico lungo una linea precisa che vada da Copernico a Galileo fino a Newton, Maxwell ed Einstein. Fu forse più poeta che osservatore empirico. E di ciò avremo prova attraverso pagine tratti dal saggio www.Giordano Bruno di Guido Del Giudice. Un corteo si avvierà, quini, verso la sede del Museo civico “Giordano Bruno” – dove verrà accolto dagli strumentisti del Liceo Musicale con una breve performance del duo composto da Chiara Maggio al flauto averso e Luigi Vincenzo, alla chitarra, coordinati dai docenti Domenico Farina e Romano Lippi, sulle note di Greensleeves che saranno colonna sonora di testi tratti dalle opere “Degli eroici furori” e dal “De umbris idearum” . Alle 10,30 nella Sala Convegni della Memoria e della Pace, Vito D’Agostino, Gianpiero Cerone, Roberto Monaco e Antonio Elefante, inaugureranno il convegno, che sarà moderato da Antonietta Di Giorgio. Il convegno entrerà nel vivo con la visione del video di Corrado Augias “Giordano Bruno, un martire del pensiero” e il dibattito intavolato tra Gianpiero Cerone Dirigente Scolastico del “T. Confalonieri” e Adriana Maggio dell’ Associazione Giordano Bruno. I lavori verranno conclusi da Rino Mele, 2003 Primo Premio DeltaPoesia, Dirigente della Fondazione di Poesia e Storia con la recitazione del suo poema “L’Incendio Immaginato”, sul delirio del rogo. Giordano Bruno ascoltò, in ginocchio, la sentenza, ma a lettura finita, levatosi in piedi e con viso rivolto ai giudici esclamò : “Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipia”. Otto giorni ebbe ancora di vita Giordano Bruno nel carcere di Tor di Nona, sempre restando “obstinatissimo” malgrado le visite quotidiane di teologi e confortatori; poi all’alba del giovedì 17 febbraio 1600 la lugubre processione della Compagnia di San Giovanni Decollato rilevò il prigioniero dal carcere di Tor di Nona, dopo che sette padri di quattro ordini diversi ebbero cercato “con ogni affetto e con molta dottrina”, ma sempre invano, di rimuovergli dall’intelletto quei “ mille errori e vanità ”. Condotto così in Campo de’ Fiori “quivi spogliato nudo e legato a un palo”, sempre “con la lingua in giova, per le bruttissime parole che diceva ”, già tra le fiamme del rogo con viso torvo e sprezzante distolse lo sguardo dall’immagine del Crocefisso che gli era mostrata e finì “ bruciato vivo ”, conscio di morire “ martire e volentieri, e che se fosse la sua anima ascesa con quel fumo ” si sarebbe ricongiunta all’anima dell’universo. Nello stesso giorno del suo martirio anche i suoi libri venivano dati alle fiamme sul sagrato della basilica di San Pietro, in Roma, sperando di annientarne anche il pensiero. La sua parola, invece giungerà sino alla fine dei tempi e oggi rivivrà nel verso di Rino Mele, detto sulle immagini del documentario “La Chiena Catartica”, con una performance finale dell’ensemble musicale del liceo, composto da Rebecca Di Dato e Rosario Stabile, al flauto, Domenico Naponiello, clarinetto, Donato Piccirillo, violino, Valentino Sirico, violoncello, Miriam Nuzzo, sax tenore, Orazio Di Cosimo, sax baritono, Francesco Pierro, fisarmonica, Carla Magliano, chitarra, Vincenzina Gizzi, clavicembalo, Gerardo Casale, percussioni, i quali eseguiranno “Ballo da fiore” di Fabritio Caroso, diretto da Pietro Gatto, sotto lo sguardo del coordinatore di ogni attività musicale degli studenti, presenti in ogni luogo, il clarinettista Luciano Marchetta.