L’azienda ospedaliera universitaria Ruggi d’Aragona è ancora una volta nel ciclone delle polemiche e, ancora una volta, c’è l’ombra della giustizia. Ci sono nomi di spicco nella “lista” degli avvisi di garanzia che in queste ore hanno raggiunto il nosocomio diretto da Vincenzo D’Amato. La vicenda risale al mese di agosto quando una donna era giunta al Ruggi d’Aragona per dare alla luce il suo bambino. Qualcosa però è andato storto e quel bimbo, purtroppo, è nato senza vita. Dall’azienda ospedaliera non sembrano essere mai giunte spiegazioni in merito a quanto accaduto in sala parto e alle complicazioni che si sono registrate. La famiglia, originaria di Angri, ha sempre preteso di conoscere la verità e così subito dopo la tragedia ha sporto regolare denuncia presso le forze dell’ordine. Nel registro degli indagati un primario, alcuni medici del suo staff e non solo che nei giorni scorsi sono stati raggiunti da un avviso di garanzia. Non sono settimane facili per il dg del Ruggi d’Aragona che fa i conti con alcune difficoltà che sono state denunciate dai pazienti ma proprio nel reparto incriminato ci sono stati altri decessi, per cause – alcune volte – ancora ignote. Tra questi, non si può non ricordare il decesso di una ventenne di origine straniera ricoverata presso il reparto di Gravidanze a rischio: la donna è morta alcuni giorni dopo il parto cesareo; subito dopo la nascita del figlio, infatti, le prime complicazioni e una serie di interventi per provare a salvarle la vita ma purtroppo non c’è stato nulla da fare per lei. Purtroppo, tragedie di questa portata non possono in alcun modo restare senza spiegazioni e senza colpevoli. Ora, si andrà avanti con un processo per dare giustizia alla famiglia di Angri che ha preteso di conoscere la verità dal ginecologo presente al momento del parto. Verosimilmente, anche in questo caso dall’azienda ospedaliera universitaria non verrà fornita alcuna spiegazione.
e.n