
Di Olga Chieffi
Passo d’addio, sabato sera, per Giada Ciccullo, licenzianda della New Space of Dance di Francesco Boccia, la quale ha deciso di attraversare la soglia per guardare al professionismo, sul delicato Andantino con il flauto assoluto protagonista, con il pas d’action tra l’Uccello Azzurro e la Principessa Florina, dal III atto della Bella addormentata. Per aspera ad astra, in un anno particolare per il Maestro e per l’intera scuola, e la sorpresa è stata ancora più brillante. ll balletto, da sempre, è la più alta espressione all’immaginazione e raggiunge l’apoteosi quando il soggetto da rappresentare è la fiaba. Sul palcoscenico del centro sociale si è animato il bosco, la visione provocata dalla fata della saggezza quella di lillà, interpretata da Gaia Triolo, e che in un tripudio di colori ha fatto apparire tutti gli animaletti del bosco e una rilettura del terzo atto con lupetti, gatti e cappuccetti rossi, ruoli assegnati alle piccolissime del gioco danza e del preparatorio, quindi le ninfe, i fiori di lillà, quindi le fate a corona dell’uccellino simbolo di pace, fata Violante, Alessandra Cavallo, Fata Candida Roberta D’Amico e le fate diamanti Alessia Berlen, Elvira Cestaro e Giulia Giardullo. Una reinvenzione firmata da Paola Sabatino e Margherita Buonomo, in particolare per il passo a due dell’uccello azzurro, che la diplomanda ha eseguito in coppia con Angelo Casaburi, lift e pirouettes per lei, mentre Alessandra Cavallo ha ben interpretato la Violante, fata del fuoco, splendido Allegro vivace, che ha poi ceduto il passo all’apoteosi finale con il valzer dei fiori, che fa parte del primo atto, sciogliendo il dramma della maledizione di Carabosse. Applausi e sciolta l’ansia che, comunque attanaglia tutti, per il classico, sono scorsi tre quadri in cui la contaminazione è stata il fil rouge. Dall’ oiseau blu alla celebre frase di Martha Graham, della quale sono scorse le immagini di una sua lezione “Le braccia hanno origine dalla schiena, perché un tempo erano ali” c’è uno stretto legame. Le ragazze sono state primitive e lussuose, al contempo, in ossequio allo stile senza manierismi e scorie di sorta, di colei che ha condizionato la danza del secolo breve, fondandola sui due movimenti di contrazione e rilassamento. Antonio Leone ha costruito una coreografia su moti percussivi che hanno coinvolto l’intero corpo umano con posizioni in vario accento e dinamismo, cadute e sospensioni, che hanno tenuto conto, interiormente, delle possibilità espressive del gesto totale delle danzatrici, le quali hanno comunicato una personale e fluente plasticità. Cuba “madre” della più potente e sensuale delle musiche, un vortice di energia tropicale capace di sublimare tutti i mali del mondo, le sofferenze, la paura della morte, musica che nasce dalle segrete scintille della vita, musica che racconta della vita, che celebra il ritmo del corpo. Musica strutturata per raccogliere energia, per comunicarla, “dividerla” e restituirla collettiva attraverso la danza. Yordan Dreke ha donato alle sue ballerine una particolare coreografia, con i costumi che hanno ricordato le ragazze di Gauguin. Danza, questa, che non separa mai il divertimento e l’ “impegno”, anche quando è apparentemente priva di significati, nel segno dell’ “Incontro”, che ha lasciato, poi, il passo alla pizzica tarantata delle “ragazze di ieri” guidate dalla Maestra Assunta Formisano, trasformatasi, poi, in tarantella, simbolo di spiritualità orfica, la prima, e di completa memoria sonora collettiva con il vigore ritmico e l’aggressività espressiva che sa trasformarsi in danza e nella eterna sfida del nostro popolo nato nella “Terra del rimorso”, per dirla con Ernesto De Martino, alla vita, la seconda. Social dance, che si è poi scatenata nella dance anni ’80, dalla Macarena, alla Lambada, passando per i titoli riempi-pista dell’epoca. Hip-hop d’autore su brani che hanno spaziato da Tate Mc Rae con It’s ok my ok, Wakyn Beso, e ancora le piccolissime, Bang Bang di Jessie J. e Rosè di Bruno Mars, sino ad un coinvolgente medley di Janet Jackson, musica d’autore per la grinta e la creatività di Teresa Autuori, giungendo poi, al tango danzato attivato quale romanzo ardente e frusciante che resta fuga dal fantastico, sulle note di “Vieni via con me” di Paolo Conte. Gran finale affidato come d’abitudine alle Hells. Per loro Francesco Boccia ha pensato al grande musical Chicago, che ha mantenuto il legame con il tango espressione artistica estetizzante, individualista, esotica e trasgressiva, attraverso Tango Santamaria dei Gotham Project e Cell Block Tango. Chicago, però, è come la sua musica, il jazz, che Gene Krupa (drums) definisce “…eccola davanti a voi in ogni suo aspetto: mettetela come volete. Una bellezza che è insieme stracciona e cordiale, sfrontata e perfida, e che ha senza dubbio il suo fascino”. Le Hells sono giusto questo e dietro ed avanti la grata della galera, hanno perfettamente interpretato le coreografie, taglienti e provocanti, firmate da Ilaria Leone. Applausi e consegna del diploma alla generosissima Giada Ciccullo, tra un tripudio di fiori e i siparietti di Monica De Santis, presentatrice fuori degli schemi, piccante e decisa, come la senape, dei cui colori si è vestita. Saluti e annuncio da parte di Francesco Boccia delle new entry in ruoli di responsabilità, anche direttiva, con Margherita Buonomo e Alessandra Cavallo. Il Maestro ora fa un passo indietro, essendo generoso offre aiuto, suggerimenti, ispirazione dentro e fuori la sala, segnala svolte e insegna prospettive, indica una via, instilla il dubbio, che è la via per uscire dalla “selva”, un passaggio sicuro fatto di pochi principi chiari, su cui procedere, quindi sfida e demanda, per raggiungere sempre nuovi traguardi.