
Enzo Sica
Imprenditore, sportivo, tifoso. Tre parole con le quali poter identificare Gerardo Soglia, figliolo del grande ex presidente Peppino che 35 anni fa (sembra davvero che il tempo non sia mai passato) scrisse una pagina importante della storia della nostra Salernitana con quella magica promozione in serie B. <Era proprio il mese di giugno, un campionato altalenante, una vittoria raggiunta e festeggiata nel mitico stadio Vestuti di Piazza Casalbore con i tifosi granata in delirio e quel ricordo indelebile di papà che esultava con tutti per aver tagliato come presidente del sodalizio quello storico traguardo dopo 24 anni di assenza dalla cadetteria>.
Gerardo ricorda così quel 1990, una stagione che sembrava scritta dal destino. Sei d’accordo?
<Guarda quei momenti rimarranno sempre nella mia mente, quella passione e quella memoria che oggi, stranamente, si intrecciano, purtroppo, con l’attualità più viva>
In che senso, Gerardo?
<Diciamo che vedendo la Salernitana proprio in questo mese di giugno del 2025 giocarsi la salvezza in questo campionato di serie B che non è ancora finito proprio per disputare i playout mi ricordano tante cose di papà con il suo nome che torna a brillare nella memoria collettiva di una tifoseria granata impareggiabile>
Anche perchè si torna con la mente, poi, anche all’anno successivo, il 1991, quando ci fu quel drammatico spareggio a Pescara contro il Cosenza e, purtroppo, le cose non andarono bene?
<Avevo allora solo 19 anni e vedere la delusione negli occhi di papà al termine di quella partita contro i silani è qualcosa che mi porto ancora dentro. E poi devo dire che a distanza di anni, ironia della sorte, sono diventato addirittura presidente del Pescara ed ora con la squadra abruzzese nuovamente in serie B tornata dopo 4 anni di serie C la nostra Salernitana si gioca tutto per rimanere in cadetteria. E’ come se la storia si divertisse a tornare nei suoi stessi luoghi per insegnarci qualcosa>
Il popolo di Salerno, però, come ben sai, Gerardo non molla mai come ai tempi della presidenza di tuo padre?
<Sono ben consapevole e convinto che oggi vedo una Salernitana che soffre ma che non muore. Sta per giocarsi tutto in un playout che vale una stagione, ma anche con tanta dignità di una tifoseria. Perchè Salerno non retrocede mai davvero, neanche quando finisce in serie C. Lo so io, lo sapeva mio padre, lo sa ogni ragazzo che cresce con la maglia granata nel cuore. Noi siamo un’anima prima che una squadra>
Una visione che si tiene in equilibrio tra cuore e razionalità proprio perchè per Soglia, allora il calcio non era solo passione ma soprattutto identità.
<Certamente è così. La maglia per la gente è una seconda pelle. A Salerno come a Pescara parlando di una società nella quale sono stato il primo rappresentante. Senza identità il calcio muore ed io non ho mai creduto in progetti senz’anima. Servono cuore, memoria, senso di appartenenza perchè senza radici non si va da nessuna parte>
Volevi anche spaziare, mi hai confidato, su una storia che torna e profuma di fiaba calcistica.
<Si ed è quella che vede protagonista Marco Verratti che come mi dicono gli amici pescaresi, dopo aver giocato per anni ad alti livelli, potrebbe rientrare nel club abbruzzese come azionista. Devi sapere che Verratti ha firmato con me il suo primo contratto da calciatore a 15 anni. Era piccolo, gracile, ma nei suoi occhi si leggeva tutto: fame, amore per il pallone, intelligenza vera. Ecco, questi sono atti d’amore che spero anche di vedere magari in qualche ex calciatore della Salernitana>
Ma il calcio di Gerardo Soglia come va identificato?
<Come senso di appartenenza, di prospettiva in un mondo prigioniero del risultato soprattutto. Io credo ancora che il calcio debba essere famiglia, responsabilità, sogno. Che non si smetta mai davvero di farne parte anche quando cambia il ruolo e le categorie. Finchè ci sarà qualcuno disposto a viverlo come mio padre, come Verratti, come chiunque ami i propri colori, questo calcio avrà senso>
Ti fa piacere vedere il nome di Peppino Soglia sul wall of Fame dello stadio Donato Vestuti?
<Certamente. Il ricordo mi inorgoglisce ancora di più. E quel momento con lo scoprimento della targa alla presenza di tanti amici, tifosi, delle istituzioni, del delegato allo sport Rino Avella mi ha fatto davvero piacere. Riceverla, poi, è stato un abbraccio collettivo da parte della città. Una conferma che certi legami non si spezzano mai e come diceva un grande allenatore come Silvio Baldini che ha portato il Pescara in serie B qualche giorno fa il calcio è destino e il destino non si nega mai al cuore. Spero tanto che la tifoseria granata possa gioire da qui a qualche giorno dopo la disputa dei playout per una salvezza che, sono certo, sarà raggiunta e che è stata inseguita caparbiamente per tutto il campionato>