Gaetano Pecoraro per il terzo anno al Premio Fabula - Le Cronache Spettacolo e Cultura
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Gaetano Pecoraro per il terzo anno al Premio Fabula

Gaetano Pecoraro per il terzo anno al Premio Fabula

Per il terzo anno consecutivo torna al Fabula con l’entusiasmo di chi crede nel potere delle storie, ma anche con la determinazione di chi non ha mai smesso di indagare la realtà. Gaetano Pecoraro, volto storico de Le Iene, negli ultimi mesi ha conquistato il pubblico con La Cura – Tutto ciò che devi sapere per stare bene, un progetto che unisce divulgazione e consapevolezza. Ma accanto alla buona informazione, resta alta l’attenzione sui casi di mala sanità: Napoli, in particolare, è stata al centro di alcune delle sue inchieste più forti.

Fabula: perché tornare. Cosa ti piace di questa esperienza?

«È diventato un luogo familiare, un palcoscenico perfetto per connettermi con il pubblico. Quest’anno, grazie a La Cura – Tutto ciò che devi sapere per stare bene, ho realizzato il sogno di portare un messaggio di benessere e informazione, sperando di stimolare una riflessione attiva tra gli spettatori».

E infatti è stato un successo. Come è nata l’idea e quali sono i temi principali che affronti?

«Tutto è scaturito dalla necessità di sdoganare il linguaggio medico, renderlo accessibile a chiunque. Ogni puntata esplora un tema diverso: dalla prevenzione alla gestione dello stress, fino alle nuove frontiere della medicina. In un mondo in cui siamo bombardati da notizie mediche, il nostro obiettivo è fare chiarezza».

Hai realizzato indagini molto importanti sulla sanità in Campania e Napoli…

«È un tema non solo attuale ma urgente. A Napoli ho segnalato situazioni drammatiche: ospedali infestati da topi e formiche, reparti senza controlli, e segnalazioni di soprusi organizzati».

Ti va di raccontare cosa hai scoperto con l’inchiesta Ospedali da incubo?

«Ho incontrato ispettori dell’ASL che parlavano a voce bassa perché rischiavano il licenziamento raccontando i metodi per coprire le falle. Cinque ospedali napoletani, Pellegrini, Loreto Mare, Incurabili, San Paolo, San Giovanni Bosco, secondo loro andrebbero chiusi, ma restano operativi a discapito dei pazienti».

Quali sono state le reazioni dopo i tuoi servizi?

«Le puntate hanno scatenato un’eco forte. La ministra Grillo li ha definiti “un pugno nello stomaco” e i NAS sono intervenuti sul San Giovanni Bosco. A volte hanno avuto esito: nel gennaio successivo alla nostra inchiesta sono arrivate le verifiche ufficiali».

Come unisci, nel tuo lavoro, il giornalismo d’inchiesta con il messaggio positivo de La Cura?

«Credo che la salute vada considerata a tutto tondo: la cura del corpo, ma anche la cura delle istituzioni. Le due cose si tengono la mano. Fare luce sui problemi della sanità è un atto di cura civica.

Cosa si può fare a livello locale per migliorare la sanità?

«Serve trasparenza nelle nomine e nei controlli, responsabilità dirette dei dirigenti, e pressione civile: i cittadini devono pretendere il rispetto dei diritti alla cura. Senza paura di chiamare le istituzioni a rispondere dei loro errori».

E invece cosa ti spinge a tornare sul territorio con una telecamera?

«La consapevolezza che il giornalismo può portare cambiamento. Se un paziente può avere una cura migliore grazie alla nostra inchiesta, allora tutto ha un senso».

Ultima domanda: cosa ti aspetti dal tuo terzo anno al Fabula?

«Un pubblico più consapevole, più curioso e più desideroso di partecipare al racconto. Del resto questa manifestazione è cresciuta tantissimo. Devo riconoscere all’ideatore, Andrea Volpe, di aver avuto una bellissima idea quindici anni fa. Mettere al centro i ragazzi, stimolarli attraverso la scrittura e il confronto con tanti professionisti nella speranza che costruiscano un futuro migliore, dove il bene vince sul male, è un’intuizione meravigliosa. Insomma non vedo l’ora. Dal 5 al 10 luglio ci saranno Ambra Angiolini, Sigfrido Ranucci, e tanti altri nomi altisonanti. Spero sarà un’edizione di storie che scuotono e di stimoli nuovi per crescere insieme».