Il video choc dei bimbi strappati alla madre a Battipaglia: per non dimenticare
di Antonella Pacilio
BATTIPAGLIA. Sono accusati di abuso d’ufficio e di violenza privata gli undici indagati, tra poliziotti e assistenti sociali, protagonisti del vero e proprio blitz del 15 marzo 2013 davanti casa della prof di Battipaglia Donatella Cipriani per sottrargli i due figli Carlo e Luca (nomi di fantasia) dopo la sentenza del Tribunale per i Minorenni di Salerno che accusava la mamma di Pas (accusa tra l’altro già all’epoca dei fatti non dimostrata scientificamente e messa da parte, poi successivamente, in Corte d’Appello). Ieri mattina al Tribunale di Salerno si è discussa l’udienza preliminare dinanzi al Gup Elisabetta Boccassini. Il legale della prof, Cecchino Cacciatore, aveva presentato istanza di opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dal Pm Maurizio Cardea. Nel corso dell’udienza l’accusa ha confermato la richiesta di archiviazione per tutti gli indagati. Secondo il Pm non ci fu una condotta anomala nel sottrarre i due bambini alla mamma e ai nonni materni, presenti al momento dell’operazione di polizia. Il Gup, dopo aver sentito le parti, si è riservato la decisione in un caso tanto delicato e ha ancora risvolti giudiziari in corso con un’accusa di violenza nei confronti del papà di Carlo e Luca.
IL VIDEO. Le immagini parlano ancora. Si sentono ancora la voci rotte dal pianto di Carlo e Luca. Non possiamo lasciare tutto indietro, non si può dimenticare. I fatti di ieri e le sofferenze dei figli della professoressa Cipriani sono ancora il dolore di oggi. Questo i giudici lo sanno e di sicuro provvederanno. Eppure mamma Donatella continua a ripetere, nonostante dopo tanto tempo sia difficile, “credo ancora nella giustizia”. Giustizia che speriamo arrivi presto e porti chiarezza in un episodio, quello del blitz del 15 marzo che vede coinvolte ben otto volanti della polizia, e che nonostante l’esistenza di referti medici e di video e registrazioni sembra che ci sia ancora bisogno di chiarire. Ma ricordiamo, diamo onore alla memoria. «Mamma ci portano via, mamma non ci lasciare. Come faremo ad andare a scuola. Mamma ci vogliono uccidere». Questi erano solo alcuni dei fotogrammi e delle urla, di disperazione che i due bambini rivolsero alla propria madre e ai nonni presenti in auto al momento del blitz. Tutto questo fu documentato nei video, tre per l’esattezza, che Donatella Cipriani è riuscita a girare lo scorso marzo. Video che testimoniano, più con l’audio che con le immagini, il dramma che si è vissuto non molti mesi fa nella periferia di Battipaglia dove agenti di polizia e assistenti sociali effettuarono un vero e proprio blitz. Un’operazione che, come denunciato dall’avvocato della donna Cecchino Cacciatore al momento del blitz lo scorso 15 marzo, non ha rispettato le più elementari regole pur disposte in questi casi per tutelare i minori. «Non vi preoccupate anche se non vedete mamma – si ascoltava dalle registrazioni, è Donatella che parlava ai figli per calmarli -. Mamma vi pensa sempre e sarà sempre davanti al palazzo dove vi portano per starvi vicino. Anche se non mi faranno salire». I due fratellini piangevano, urlavano (lacrime che ancora oggi li accompagnano a causa di un provvedimento che li vede ancora chiusi in casa famiglia lontani dalla madre). La nonna dei bimbi fu strattonata dagli agenti, il tutto confermato anche con un referto medico del 118, fu ferita ad un braccio. L’unica difesa di una mamma, accusata di Pas (accusa poi decaduta in Corte d’Appello il provvedimento continua ad esistere per “labilità” della madre e “sindrome dell’obesità” dei bambini), è, tutt’oggi, la registrazione di quei momenti. Una registrazione parziale, mossa, ma che rende in pieno quello che è avvenuto in pochi minuti. Donatella provò ancora a registrare, ma a quel punto i poliziotti le strapparono il telefono di mano. Un buco di 45 minuti in cui avvenne anche l’aggressione alla nonna dei bambini che fu strattonata per farla uscire dall’auto. Poi altri due video di alcuni minuti e i bambini trasportati in casa famiglia. Casa famiglia nella quale tutt’ora “risiedono”. I giudici tra qualche giorno decideranno. E’ tutto registrato, tutto documentato, c’è solo da decidere se questi potevano essere i modi giusti di un Paese civile.