Franco Zeffirelli, l’icona italiana della malagiustiziae l’oblio di Positano che fece conoscere nel mondo - Le Cronache
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Franco Zeffirelli, l’icona italiana della malagiustizia
e l’oblio di Positano che fece conoscere nel mondo

Franco Zeffirelli, l’icona italiana della malagiustiziae l’oblio di Positano che fece conoscere nel mondo

di Antonio Manzo

12 febbraio, Franco Zeffirelli avrebbe celebrato i cento anni. Se fosse stato ancora vivo, per grazia di Dio, avrebbe festeggiato il suo compleanno, nonostante le  ostilità del  Paese dove ha vissuto da  straniero in Patria oltre che aver sofferto l’oblio di Positano che gli fece ancor più vivere ancor di più la sua estraneità  accanto alla riconosciuta anagrafe natìa. Dimenticato Zeffirelli, sepolto con la lastra di marmo dell’oblio. Per lui la vita italiana si tradusse in una bestiale ostilità, nonostante la riconosciuta grandezza artistica frutto di una irripetibile vocazione. Fu snobbato dall’establishment culturale, di sinistra,  fino a farlo diventare in morte la  vittima predestinata  di una damnatio memoriae nazionale. Chissà se l’Intelligenza Artificiale dei nostri giorni  avesse generato un Chatbot (chat + robot) con la sensibilità umana di descrivere i personaggi sfruttando gli archivi della memoria umana e la frontiera del nuovo indirizzo sintattico. Anziché rincorrere avveniristiche convenzioni linguistiche sarebbe stato più semplice e produttivo fare ricorso alla lettura del segno zodiacale dell’Aquario: chi nasce sotto questo segno zodiacale è indipendente, originale, sognatore che ha anche un grande bisogno di libertà e di solitudini improvvise. E’ un uomo imprevedibile ma sempre proiettato in avanti, ma sa essere anche una persona paziente e comprensiva. Soprattutto, l’Aquario non ama  la costrizione. Era proprio questo il “centenario” Franco  Zeffirelli, fortuna averlo incontrato senza aiuto dell’ intelligenza artificiale (testimoni del tempo i colleghi Umberto Belpedio e Sigismondo Nastri). Meno male che il destino ha evitato a Zeffirelli di dover scontare in un tribunale anche la denuncia per una scena di nudo di mezzo secolo fa, per aver provocato “55 anni di angoscia mentale e di stress emotivo” a due attori, malati ritardatari, del suo inarrivabile “Romeo e Giulietta”. Ora chiedono mezzo miliardo di dollari come risarcimento danni. Cinquantacinque anni dopo che lui non c’è più e proprio nell’anno del mancato centenario 2023.  Ed avrebbe accusato gli attori ritardatari con le stesse parole che lui utilizzò sotto il palco di Berlusconi all’indomani della condanna per frode fiscale. Disse in quei giorni della sentenza finale dell’agosto 2013. Le parole di Zeffirelli, senza sconti e chiare: <Ci siamo abbracciati commossi. Lui è vittima di una flottiglia di ipocriti vestiti da democratici. Mascalzoni. Maledetti ispiratori della politica. Compagni di teppismo politico, non si può parlare di comunisti, di una sinistra italiana fiorita dopo le guerra a colpi di ricatti e di calunnie. Io confesso di aver pianto, sì pianto>. Non le mandava a dire l’Acquario Zeffirelli, perché nell’Italia che li era ostile lui le diceva eccome le parole dure e vere.

Ma Franco Zeffirelli fu anche l’icona italiana della malagiustizia. Inseguito da processi e procure, a Salerno conobbe il cartello con la notizia del sequestro penale eseguito per la sua villa di Positano. Fu vittima di processi e di denunce, laddove aveva legato il suo nome per incentivare il successo di Positano nel mondo aprendo le porte della sua villa al jet set nazionale ed internazionale oltre che alla Grande Bellezza dell’amicizia sconfinata. Fu inseguito dall’ odio giudiziario coltivato da positanesi che non gradivano la sua presenza nella prestigiosa villa della frazione D’Arienzo. Ad oltre 80 anni, 88 per la precisione, nonostante fosse in dialisi fu costretto a recarsi al tribunale di Salerno dove fu condannato per abuso d’ufficio, nove mesi e pena sospesa, con la sfrenata ostilità ideologica e inquisitoria oltre che prevenuto odio sociale misto a rancore per il suo successo internazionale. In tribunale nel corso del dibattimento fu costretto a sostenere che quella splendida villa non era affatto di sua proprietà ma di amici americani. Ma l’accanimento giustizialista era talmente forte che  il tribunale ordinò il  sequestro di interi numeri di Novella 2000, Oggi, Confidenze ed altre testate per rintracciare foto di feste alle “Tre Ville” per rintracciare i vip partecipanti. La Guardia di Finanza in una caserma di Roma fece sfilare 15 vip per farli testimoniare sulla presenza di Zeffirelli alle serate nella sua veste non solo di ospite ma proprietario. Incredibile pagina giudiziaria del 2011, al tribunale di Salerno. Non fu l’unico processo che mise sul banco degli imputati il celebre artista che soddisfaceva molto anche i giudici per l’arrivo della star come una sorta di giustizia uguale per tutti, meglio se condita dalla notorietà internazionale. Mancarono solo le intercettazioni telefoniche. Il primo processo fu intentato per presunti abusi edilizi, sollecitato da confinanti delle tre ville corrosi da odio e invidia. Era l’anno 2006 e il Tar aveva appena annullato ordinanze sui presunti abusi perché Zeffirelli presentò ben sette richieste di condono edilizio che erano state dolosamente ignorate dal Comune. Tra processi amministrativi e processi penali si consumarono molte giornate tristi a Positano. Testimone credibile e autorevole del dramma inenarrabile di Zeffirelli, fu il suo amico-avvocato,, il noto principe del diritto amministrativo Pino Lanocita che, da autentico “poeta” in toga, trasformò la sua sperimentata professionalità da difensore ad oltranza dei contadini a quello delle ragioni del perseguitato Zeffirelli in terra di Positano. E lo fece con la passione che solo i difensori degli “ultimi” sanno trasmettere nella loro professione dove il codice si combina con i mai emendati articoli e commi della umanità, soprattutto quando viene offesa con la tracotante violenza dei Sistemi. Nonostante questi affronti umani Zeffirelli scrisse una “lettera d’amore” per Positano, il paese costiero che nel 1994 lo insignì della cittadinanza onorario. Il gesto nobilissimo e riparatore dell’allora sindaco Michele De Lucia non si sa se fu frutto dell’affetto per il grande regista divenuto senatore della Repubblica in quota Forza Italia oppure solo un tentativo di rabbonimento fatto sorgere dopo il laticlavio. Fatto è che il sindaco dell’epoca Giuseppe De Lucia si intestò un prezioso gesto che resterà nella storia di Positano, oltre la storica ed affettuosa amicizia che legò Zeffirelli a Luca Vespoli, direttore dell’azienda turismo che accolse a braccia aperte l’autorevole personaggio del mondo culturale internazionale. <Positano è irriconoscibile, meglio scappare. – disse un giorno Zeffirelli- Non è più quella di una volta, quella che abbiamo amato con tanti amici>. Testimone delle parole di sconforto fu Enzo D’Elia, manager letterario che firma l’ormai storica edizione annuale di Mare, Sole, Cultura. Positano potrebbe ancora cancellare per Zeffirelli l’arma della denigrazione che costeggiò la sua presenza alle “Tre Ville” ora diventato lussuoso albergo da 10mila euro a notte, grazie ad un illuminato imprenditore albergatore di Sorrento: certo, sarebbe ancora niente, per ripagare il grande affetto di Zeffirelli per Positano. Potrebbe essere proiettato sulla spiaggia della marina grande, ad un passo dal mitico ristorante Chez Black dove l’artista faceva gustare ai grandi del jet set internazionale i piatti della rinomata cucina. C’è un bellissimo documentario sulla vita e sulle opere di Zeffirelli, , realizzato da Anselma Dell’Oglio che fu presentato a al Festival di Venezia. <Proprio dove Franco è stato sempre stato fischiato fin dai titoli di testa>, commentò Anselma Dell’Oglio. Chissà se a Positano applaudirebbero il documentario, molto bello e profondamente umano sulla vita di Zeffirelli. Sarebbe un gesto, solo per rimuovere  per una sera il marmo dell’oblio che nasconde il suo corpo. Solo una sera.