di Erika Noschese
Sinistra Italiana riparte da Salerno e il capoluogo di provincia avrà un suo rappresentante in Parlamento. Franco Mari, maestro di scuola elementare e salernitano doc, è stato eletto Deputato. Una notizia confermata solo nella serata di lunedì ma che vede gli esponenti di Sinistra già a lavoro per provare a risollevare le sorti di una città che oggi vive fin troppe difficoltà. All’indomani del successo elettorale però è già tempo di critiche: Mari contesta al Pd, primo partito del centrosinistra, di aver preferito i propri interessi al vero tentativo di combattere le destre, non alleandosi con il Movimento 5 Stelle; un campo progressista largo che li avrebbe portati alla vittoria e, di conseguenza, a rappresentare la maggioranza in un governo che ora, con molta probabilità, sarà guidato da Giorgia Meloni. Onorevole Mari, Sinistra Italiana avrà un rappresentante in Parlamento con lei alla Camera dei Deputati. Una vittoria importante la sua… “Un lavoro importante ci aspetta soprattutto per il momento che viviamo, sarà una Camera con una grande maggioranza di destra, il ruolo della Sinistra sarà particolarmente difficile in questa legislatura. Avremo molto da contrastare in termini di politiche della destra che proveranno a far pagare la crisi a chi già la sta pagando: lavoratori, famiglie, piccole imprese, piccolo commercio, settori già fortemente colpiti ma credo che nei progetti della maggioranza ci sia l’idea di continuare a farla pagare a loro”. Centrodestra vincente in tutti i collegi, risulta fallimentare il progetto politico presentato dal centrosinistra. A Salerno si è salvato solo Piero De Luca, figlio del governatore… “Paghiamo l’errore di aver diviso il campo progressista, se una cosa va ascritta al merito dell’alleanza Sinistra-Verdi è di aver chiesto, fino all’ultimo minuto, un’alleanza più larga per contrastare la destra. Hanno prevalso gli egoismi di partito, la volontà di salvare il proprio orticello e non di combattere le destra; questa legge elettorale è fatta così, ha una componente maggioritaria nella quale se non ti allei non puoi farcela; stare insieme avrebbe prodotto un progetto alternativo, un’idea di Paese da contrapporre alle destre e che serve a vincere le elezioni. Tutto questo è mancato, non c’è stato un campo progressista, alternativo alle destre e ognuno ha fatto la propria corsa solitaria; la nostra coalizione era imposta a causa della legge elettorale, abbiamo provato a limitare i danni ma era già molto difficile. Su questo territorio abbiamo pagato la frammentazione della sinistra e una debolezza evidente del campo progressista”. Sarebbe stato più giusto allearsi con i pentastellati e non con Di Maio? “Io l’ho ribadito più volte: la cosa più giusta era un’alleanza Pd-5 Stelle e Verdi-Sinistra Italiana. Il problema non era scegliere in base al programma elettorale, l’errore è stato non aver fatto quest’alleanza con il Conte II che ha governato l’Italia in un momento difficile. Un modello di governo doveroso per gli elettori e abbiamo pagato il prezzo della divisione”. FdI primo partito, Giorgia Meloni potrebbe essere la prima donna leader. Cosa si aspetta da questo governo? “Mi aspetto politiche di destra, questo è un governo di destra-centro; sul piano dei diritti civili faranno danni, mettendoli gradualmente in discussione e non attacchi immediati; mi aspetto politiche economiche mirate a privilegiare gli interessi della grande impresa, mercati, finanze perché nel loro programma non c’è niente di sociale. È una destra classica, non c’è nulla di sociale; nelle urne cambia sempre: il peso specifico delle varie componenti è sempre cambiata tra i vari partiti ma, anche qualitativamente, resta la stessa. È una destra liberista, abbastanza retrograda dal punto di vista culturale, chiusa perché ostacola quello che di nuovo c’è nel mondo a partire dall’immigrazione e dei diritti; chiusa ai bisogni dei cittadini e con relazioni internazionali molto pericolose. Sono le convinzioni di questa destra sulle questioni attuali come il cambiamento climatico, la transizione ecologica e così via e ha pensieri pericolosi. Se non ci sarà opposizione in Parlamento e tra la gente mettiamo a rischio la democrazia e, soprattutto, si rischia di non essere al passo con i tempi”. Il segretario provinciale del Pd Enzo Luciano ha rivendicato il risultato ottenuto nel capoluogo di provincia. C’è da essere soddisfatti, secondo lei? E, soprattutto, ci sarà ancora un’alleanza tra di voi? “Non faccio analisi in casa d’altri ma sicuramente c’è da dire che manteniamo inalterata la nostra critica ai modelli di governo sia regionale che comunale. Quell’alleanza tecnica non comporta alcuna alleanza politica, né a livello nazionale né locale; abbiamo già ripreso il nostro lavoro sul territorio per affrontare i problemi della città, della regione e del Paese. Il nostro partito auspica la possibilità di comporre coalizioni progressiste ampie che coinvolga la sinistra radicale, gli ecologisti, i 5 Stelle, la società civile ma questo schema rischia di infrangersi di fronte ai sistemi di potere e noi là ci fermiamo. Il mio appello è a superare questi schemi, a partire dalla Campania, aprendo un confronto tra le forze progressiste, i Verdi, la Sinistra per il governo della Campania ma presuppone un modello di governo attuale da superare”.