di Andrea Pellegrino
Non ci voleva certo tutto questo per conclamare che quell’area non poteva essere il posto giusto per ospitare una azienda pesante ed inquinante. Non ci voleva che Gianni Lettieri aprisse nelle vicinanze un mega centro commerciale (lungo un chilometro) per far sollevare il problema Pisano. Così come non ci volevano le elezioni amministrative a Salerno per smuovere le acque. Carte alla mano, tutti sapevano tutto. Ed hanno, a vario titolo, prodotto atti che restano, appunto, agli atti dei rispettivi enti. Basti pensare che l’Asl si oppose alla realizzazione di appartamenti nelle vicinanze della Pisano, proprio a causa dell’eventuale “inquinamento prodotto dallo stabilimento”, bloccando di fatto la lottizzazione. Ma questa è solo l’ultima dimostrazione di un problema che c’è ed è anche abbastanza evidente da anni ed anni. Eppur fino a ieri il Comune aveva dato parere favorevole all’Aia. Correva l’anno 2012 quando Palazzo di Città disse sì – con la certificazione di compatibilità urbanistico-edilizia – all’autorizzazione integrata ambientale. Correva lo stesso anno quando l’Asl non si espresse proprio sulla vicenda. E solo oggi, quando si è scoperchiato il pentolone, anche grazie all’insistenza e alla determinazione dei comitati e dei cittadini della zona, si è scoperto che sarebbe mancato, per tutto questo tempo, il certificato antincendio dei vigili del fuoco. E sempre ad oggi si sarebbe scoperto che lo scarico delle acque finisce nel fiume Irno, in un tratto protetto e sottoposto a vincolo. Siamo, infatti, nella zona del Parco Urbano dell’Irno. E non solo, sempre poco tempo fa il sindaco Enzo Napoli si sarebbe accorto che quelle acque, che passano all’interno del parco, finiscono a mare con tutto ciò che ne consegue. E con una ormai presenza fissa dell’Arpac si sarebbero accorti che l’impianto inquina e che da lì deve correre a gambe levate. A Palazzo Sant’Agostino, quando ancora esisteva la provincia eletta dai cittadini, fu istituita una commissione speciale, presieduta da Antonio Cammarota che propose la dislocazione dell’impianto a Cupa Siglia, dove un tempo sarebbe dovuto sorgere il Termovalorizzatore. Ma, all’atto della proposta, apriti cielo. La stessa reazione che si è avuta dopo l’annuncio di Ernesto Sica, sindaco di Pontecagnano Faiano, che provocatoriamente (o no) avrebbe aperto ad una soluzione Sardone. Al momento resta la produzione di carte sull’argomento. Tutti scrivono e mandano carte da un ufficio all’altro, senza domandarsi da dove nasce il tutto. Ed allora qualche domanda nasce spontanea: perché nel 2012 è stata rilasciata l’Aia senza colpo ferire? E perché solo ora si chiede il riesame dell’Autorizzazione, sollevando anche dubbi e perplessità su una eventuale Via (Valutazione di impatto ambientale) mai ottenuta e richiesta? Di chi sono le responsabilità di tutto ciò e soprattutto del tempo perso rispetto ad un problema oggettivamente evidente? Domande a cui probabilmente risponderà con i fatti la Procura della Repubblica che dopo il sopralluogo dei tre pm tenutosi qualche settimana fa presso lo stabilimento è pronta a tirare le somme.