«La direzione della Fondazione Giambattista Vico tiene a precisare che non sussiste alcun retroscena né problemi tra il Comune di Agropoli e la Fondazione Giambattista Vico per quanto concerne l’affidamento in gestione della Fornace di Agropoli». Inizia così un breve scritto dell’ente culturale in seguito a quanto scritto nei giorni scorsi su queste colonne. La realtà, già guidata dal professore Vincenzo Pepe che oggi ha lasciato lo scettro del comando a Luigi Maria, deve restituire le chiavi all’ente comunale.
È scritto nero su bianco, in determina, perché la Giambattista Vico non ha risposto entro il termine perentorio di sette giorni per approvare il capitolato. Dalla dirigenza, però, sostengono che «i due Enti stanno cercando di risolvere insieme un aspetto di natura logistica che nulla ha a che fare con il capitolato. Invero, ci si è resi conto che la natura architettonica della Fornace risulta essere inidonea alla conservazione ed integrità delle opere esposte che sono in gran parte incisioni su carta del 1700. Si stanno valutando con spirito di collaborazione tutte le soluzioni possibili, anche l’eventualità di modificare l’esposizione stessa con reperti e opere non soggette a questo problema – dicono – nel qual caso, anche la risoluzione del rapporto di concessione del bene tra la Fondazione e il Comune di Agropoli non è ascrivibile ad inadempimenti sollevati dalle parti bensì esclusivamente a ragioni di opportunità, logistica e di idonea conservazione delle opere concertate tra le parti».
Replica doverosa quella della Fondazione che però lascia spazio ad alcuni quesiti. La Fondazione di Pepe padre e oggi Pepe figlio è nei locali della Fornace dal 2020 e soltanto oggi si accorge come la Fornace sia inadatta alla conservazione di determinate opere. Alla luce di ciò, dunque, è giusto chiedersi lo stato delle opere ivi conservate e soprattutto il perché solo in concomitanza con la comunicazione del comune, come si legge sull’albo pretorio, secondo cui la Fondazione è tenuta a consegnare le chiavi e a lasciare il bene. Il fato, a volte, fa davvero dei brutti scherzi. Inoltre, pare poco concretizzabile quanto asserito. Se davvero Fondazione e Comune di Agropoli, presumibilmente il delegato alla cultura Francesco Crispino, stanno valutando altre soluzioni con nuove esposizioni, perché l’ente guidato da Roberto Antonio Mutalipassi ha chiesto la restituzione delle chiavi? Domande che si spera troveranno presto una risposta anche perché la situazione apre vari enigmi. Oltre allo stato di conservazione delle preziosissime opere del 1700, c’è da chiedersi dove verranno conservate ed esposte una volta lasciata la Fornace.
Forse a Vatolla presso Palazzo Vargas dove pare ci siano dei movimenti per fare spazio ed ospitare quindi i reperti? Non è da escludere anche perché è proprio nel borgo dove visse il filosofo napoletano Giambattista Vico che la Fondazione è nata coi primi allestimenti. Altro mistero che potrebbe chiarire l’ente comunale riguarda le utenze e nello specifico su chi le abbia pagate negli ultimi anni dato che il capitolato proposto, al quale la Fondazione non ha risposto, prevede che sia l’affidatario a pagarle.