di Marta Naddei La Finanza bussa due volte… alla porta della Soprintendenza di Salerno. La sezione navale delle Fiamme gialle di Salerno ha fatto visita per ben due volte negli ultimi giorni negli uffici dell’Ente di via Tasso. Il motivo? L’acquisizione degli atti inerenti l’intero procedimento riguardante la costruzione dei box interrati che sarebbero dovuti sorgere in piazza Cavour, nel cuore del Lungomare di Salerno. Ed i finanzieri – una prima volta la scorsa settimana ed un’altra all’inizio di questa – avrebbero bussato alla porta del responsabile del procedimento, il funzionario della Soprintendenza Giovanni Villani, per recuperare tutti gli incartamenti relativi al progetto dell’autorimessa sotto piazza Cavour che avrebbe dovuto realizzare l’Andreozzi costruzioni, insieme a La Fenice immobiliare. Un progetto apparentemente bocciato dalla Soprintendenza, a cui poi ha posto il veto definitivo il Tar di Salerno. A quanto pare, gli uomini della sezione navale della Guardia di finanza avrebbero raccolto tutti gli atti relativi alla fase progettuale dell’opera – anche perché mai un mattone del Lungomare è stato mosso per consentirne la realizzazione – che prevedeva, di fatto, la costruzione nella pancia del lungomare, e quindi praticamente dove un tempo vi era il mare, 236 posti di parcheggio pubblico e 90 box privati. L’azione delle fiamme gialle – probabilmente – prende le mosse dalla serie di esposti presentati alla Procura della Repubblica dal gruppo di cittadinanza attiva Figli delle chiancarelle e Italia Nostra, da sempre fermamente opposte allo sventramento della passeggiata cittadina lungo il mare. Una storia veramente travagliata, quella del progetto dei box di piazza Cavour, dove il ruolo della Soprintendenza è stato assolutamente centrale: prima il parere positivo, poi negativo, poi negativo fino ad un certo punto, tanto da prestare il fianco al ricorso presentato dagli imprenditori privati e poi bocciato dai giudici del Tar di Salerno lo scorso 8 maggio. Insomma, anche questo atteggiamento dell’Ente di tutela dei beni architettonici e paesaggistici potrebbe aver fatto scattare la controffensiva della Finanza. Un susseguirsi di interminabili conferenze dei servizi, di pareri, di progetti iniziali cambiati in corso d’opera per riuscire a venire incontro alle indicazioni della Soprintendenza. Ma nulla da fare, per Andreozzi e per il Comune, che hanno dovuto fare i conti con un vincolo indiretto di tutela che insiste sull’area (dovuto alla vicinanza con palazzo Sant’Agostino) e con la caparbietà di Fdc e Italia Nostra. Ora chissà che non chieda il conto anche la Guardia di Finanza.
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