di Erika Noschese
Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha firmato un decreto che introduce la “pagella dei presidi”, un sistema di valutazione dei risultati dei dirigenti scolastici che vincola una parte della loro retribuzione al raggiungimento di specifici obiettivi. Questa novità, definita “storica” dal ministro, entrerà in vigore a partire dall’anno scolastico 2024/2025 e mira a rendere più trasparente e meritocratica la gestione delle scuole. La valutazione si baserà su criteri concreti e misurabili, come la gestione delle supplenze brevi, la puntualità nei pagamenti, i rapporti con il territorio, l’efficacia nella gestione burocratica e l’attuazione del Piano Triennale dell’Offerta Formativa (Ptof). Gli Uffici scolastici regionali (Usr) saranno responsabili della valutazione. La misura ha suscitato forti reazioni da parte dei sindacati. La Flc Cgil ha chiesto il ritiro del provvedimento, definendolo un “controllo diretto” sull’attività dei dirigenti e un “smantellamento dell’autonomia scolastica”. Anche la Uil Scuola Rua ha espresso contrarietà, criticando il metodo e il merito della valutazione, che a loro avviso mette i presidi in competizione tra loro. Nonostante le critiche, il ministro Valditara ha difeso la riforma, sottolineando che arriva dopo 25 anni di attesa e superando resistenze istituzionali e culturali.Ne abbiamo parlato con Barbara Figliolia, dirigente scolastico del Liceo scientifico statale “Francesco Severi” di Salerno.
Il ministro Valditara ha definito “un provvedimento storico” il decreto che introduce la cosiddetta pagella dei dirigenti scolastici. Una rincorsa ai fondi?
«Per rispondere a un decreto, si è realizzata questa legge. Il passaggio fatto quest’anno si è realizzato con tempi diversi e sbagliati, visto che a monte c’è una valutazione che doveva essere concordata anche prima dell’anno scolastico e non ad anno scolastico in corso. Ma se vogliamo avere questi risultati, in termini economici, bisogna passare da questa valutazione, altrimenti siamo già in ritardo e lo Stato rischia di non ricevere i fondi necessari. Stiamo procedendo di fretta, infatti, altrimenti non adempiremmo a quanto stabilito dalla Corte dei conti. Non possiamo più andare oltre con le tempistiche».
Si è avuta fretta, secondo lei?
«La legge 1312 già ne parlava. Ma tutto l’iter è stato avviato in maniera molto frettolosa. Credo siamo tutti d’accordo col dire che questa riforma parte in modo molto blando, in via sperimentale, perché non va a toccare proprio la motivazione reale che sta a monte della valutazione. Non dimentichiamo che il dirigente scolastico viene valutato in base al successo dei ragazzi. Viene valutato per far sì che migliori la sua professionalità. Non dimentichiamo che al centro dell’attenzione c’è l’utenza, in questo caso gli studenti. La valutazione si limita a verificare se il dirigente ha pubblicato i documenti di interesse, come il Ptof ecc. e se è in linea con il pagamento dei fornitori. Se un dirigente delega tutto a un suo vice o a un segretario valido, non vedo alcuna valutazione reale».
Che metro di valutazione si dovrebbe adottare?
«Correttezza, trasparenza, efficienza, efficacia si possono mai verificare soltanto sulla possibilità di un dirigente di aver pubblicato il Ptof? Abbiamo bisogno di una valutazione dell’impegno del personale docente, dobbiamo valutare l’apprezzamento del proprio operato nella comunità, come si fa? Si dovrebbe valutare, perché non si fa? Quando mi sono preparata, ben 18 anni fa, per questo concorso, si parlava di formare un “leader educativo”, ora invece sembriamo più che altro “leader burocratici”. Stiamo valorizzando e mettendo in campo questo, per dare più peso a un dirigente che davanti al pc controlla bene il sito e i documenti allegati.
Questo comporta che il dirigente deve stare attorno a un tavolo, seduto, con le carte, senza prendersi cura di quello che gli accade intorno. Io invece, a volte, non riesco nemmeno ad accendere il pc la mattina, se voglio effettivamente svolgere il mio ruolo. Creare la comunità educante, se il dirigente è chiuso in stanza, è impossibile. Non posso essere valutata per pratiche burocratiche. E poi non deve essere valutato solo il dirigente scolastico, ma anche il personale amministrativo e quello docente. Se un bravo dirigente è tale, secondo il ministro, adempie anche al pagamento delle fatture: ma il dirigente non fa questo. Anzi, controlla affinché ciò venga fatto dal personale amministrativo, sempre più carente e incompetente nella gestione di questi servizi».
Si dovrebbe, quindi, autorizzare una selezione o quantomeno una valutazione del personale?
«Assolutamente sì. Non dimentichiamo che il dirigente scolastico non può essere paragonato a un imprenditore, perché l’imprenditore sceglie i suoi lavoratori, mentre il dirigente si basa su quelli che gli dà lo Stato. A ciò si aggiunge un altro dato di non poco conto: è difficile far lavorar i docenti con uno stipendio così basso e con classi sovra numerate. I collaboratori e gli amministrativi hanno stipendi altrettanto bassi. Il dirigente come le può valutare queste persone?».





