Fabio Martino: digitalizzazione ha reso i controlli più invisibili - Le Cronache Ultimora
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Fabio Martino: digitalizzazione ha reso i controlli più invisibili

Fabio Martino: digitalizzazione ha reso i controlli più invisibili

di Erika Noschese

 

 

Salerno, come molte città italiane, si trova ad affrontare le complesse sfaccettature della violenza di genere, un fenomeno che evolve e si adatta ai mutamenti sociali e tecnologici. In un’epoca in cui i pagamenti digitali e l’identità online sono sempre più pervasivi, emergono nuove e subdole forme di controllo e abuso, in particolare la violenza economica. Quest’ultima, spesso meno visibile delle violenze fisiche, può intrappolare le vittime in una rete di dipendenza e isolamento, rendendo la fuga ancora più ardua.

Per approfondire come queste dinamiche si manifestano sul nostro territorio e quali strategie si possono adottare per decifrarle e affrontarle, abbiamo incontrato il Dott. Fabio Martino, presidente dell’associazione “A Voce Alta Salerno” Onlus. Psicologo Psicoterapeuta con una vasta esperienza, specializzato in Psicoterapia Analitica Transazionale e Gestalt, Psicodiagnosta, Terapeuta EMDR e Istruttore di protocolli terapeutici Mindfulness Based, il Dott. Martino offre una prospettiva unica sul mondo maschile e sulle radici dei comportamenti abusivi. La sua associazione si impegna a lavorare con gli uomini, promuovendo percorsi di consapevolezza e cambiamento per spezzare il ciclo della violenza domestica ed economica.

In questa intervista, esploreremo come l’accelerazione digitale possa diventare uno strumento di coercizione, analizzando le sfide che le vittime incontrano e, soprattutto, come è possibile intervenire per educare e responsabilizzare chi perpetra tali abusi.

Quali sono i segnali da non sottovalutare? E come può la società salernitana rispondere a queste nuove forme di violenza?

Recenti articoli evidenziano come in Svezia gli uomini abbiano usato strumenti digitali (come app di pagamento e home banking) per esercitare un controllo finanziario costante sulle donne. La sua associazione ha riscontrato a Salerno casi in cui gli uomini utilizzano l’eccessiva digitalizzazione dei pagamenti per controllare economicamente le partner?

«Negli ultimi anni, l’evoluzione digitale ha trasformato radicalmente le modalità di gestione economica all’interno delle famiglie. Tuttavia, in molte situazioni relazionali, questa trasformazione non ha significato maggiore equità, ma ha offerto nuovi strumenti per l’esercizio della violenza. Nella nostra esperienza sul territorio di Salerno abbiamo riscontrato casi in cui gli uomini esercitano controllo economico attraverso l’uso degli strumenti digitali. Alcuni episodi riguardano l’accesso esclusivo ai conti bancari online, la gestione unilaterale delle app di pagamento, o il monitoraggio costante delle spese effettuate dalla partner. La digitalizzazione ha reso il controllo più invisibile ma altrettanto invasivo, trasformandosi in una forma di violenza economica difficile da intercettare».

Molti uomini potrebbero non essere consapevoli che il controllo sull’accesso ai dispositivi digitali o sulle credenziali bancarie della partner costituisce una forma di violenza economica. Come sensibilizza gli uomini su questa specifica forma di abuso nel contesto digitale?

«Nel nostro lavoro di sensibilizzazione, sottolineiamo che il controllo di dispositivi digitali, delle password bancarie o dell’uso del denaro, può costituire violenza economica. Spesso tali comportamenti vengono giustificati con motivazioni come la “preoccupazione”, la “protezione”, la “prudenza” o il “buon senso economico”.  Usiamo esempi concreti e simulazioni per aiutare gli uomini a identificare comportamenti che considerano “normali” ma che sono in realtà espressione di potere e controllo. Il primo passo è far emergere la consapevolezza: nei nostri percorsi, lavoriamo per decostruire questi schemi, facendo emergere la natura abusiva e gerarchica di tali azioni».

L’assenza di contanti può rendere difficile per una donna fuggire da una situazione di abuso. Come affronta, nei percorsi con gli uomini, il tema dell’indipendenza economica della partner e il potenziale impatto dei pagamenti digitali sulla sua autonomia?

«Con gli uomini affrontiamo il tema dell’autonomia finanziaria come diritto imprescindibile della partner: la possibilità di disporre di risorse, anche liquide, senza dover rendere conto o essere monitorate, è una condizione minima per la libertà individuale e l’equilibrio di coppia. Invitiamo gli uomini a riflettere sul significato del “non sapere tutto” e sull’importanza di garantire uno spazio economico individuale alla partner, senza ingerenze».

Una ricerca svedese ha coniato il concetto di “incompetenza generata” per descrivere l’esclusione sociale dovuta alla rapida digitalizzazione. Come aiuta gli uomini a riconoscere se le loro azioni di controllo digitale stiano creando una forma di “incompetenza generata” o dipendenza nella partner?

«La delega forzata delle competenze digitali alla figura maschile, descritta nella ricerca svedese come “incompetenza generata”, è emersa anche nel nostro lavoro. Si tratta di un meccanismo in cui l’uomo assume il controllo delle funzioni digitali della coppia, escludendo la partner con la scusa della “complessità” tecnologica. Aiutiamo gli uomini a riconoscere quando stanno infantilizzando la partner, assumendo un ruolo esclusivo nella gestione digitale. Questo comportamento, mascherato da premura, produce dipendenza, isolamento e una forma subdola di esclusione sociale. Favoriamo esercizi di autoconsapevolezza per far emergere questi schemi e li invitiamo a condividere le competenze digitali, promuovendo la parità nell’accesso alle tecnologie».

Quali sono gli schemi di pensiero o i comportamenti che, secondo la sua esperienza, portano gli uomini a utilizzare i mezzi digitali per controllare finanziariamente la partner? Esistono dei segnali d’allarme che cerca di far riconoscere?

«Tra gli schemi ricorrenti troviamo: la convinzione che la gestione del denaro spetti all’uomo, la percezione di superiorità digitale o amministrativa e la paura della perdita di controllo se la partner ha autonomia. Tra i comportamenti più frequenti, abbiamo riscontrato: l’intestazione esclusiva di strumenti digitali di pagamento, il possesso o il controllo delle credenziali bancarie della partner, il monitoraggio sistematico delle spese attraverso app o notifiche e il divieto di utilizzo autonomo del denaro, anche per spese personali. Segnali come la richiesta costante di rendicontazione, la revoca di accessi condivisi o la sostituzione della partner nella gestione dei servizi digitali sono campanelli d’allarme che cerchiamo di far riconoscere agli uomini».