Andrea Pellegrino
«Trattenute legittime sulle pensioni degli ex operai della Marzotto». La Procura archivia il caso: «Non c’è nessuna appropriazione indebita». La vicenda, in sede penale, era stata sollevata dall’Adicosum, che denunciava le trattenute effettuate dall’Inps sulle pensioni dei dipendenti della Marzotto di Salerno. Trattenute dovute alla restituzione dei benefici previsti per i lavoratori esposti all’amianto. E nel mentre si combatte in sede civile contro l’Inps, il pm Elena Cosentino chiude l’indagine penale: «La notizia di reato risulta infondata». Nell’esposto si evidenziava una «possibile appropriazione indebita, poiché l’Inps, usando errate modalità di trattenuta sulla pensione, ne traeva un ingiusto profitto a danno dei pensionati». Tutto nella norma, precisa il pubblico ministero che ha chiesto al giudice per le indagini preliminari l’archiviazione del procedimento. Un nuovo stop per i lavoratori che si sono visti richiedere le somme già versate come indennizzo per l’esposizione all’amianto durante gli anni alla Marzotto. In sede civile la lunga battaglia non ha portato i risultati sperati.
La vicenda
Per effetto di diverse sentenze favorevoli, pronunciate negli anni dal 2009 al 2012, gli ex dipendenti (assistiti dagli avvocati Dante Stabile ed Anna Amantea) dello stabilimento ottennero il riconoscimento del beneficio previdenziale, in esito all’espletamento di una Ctu ambientale del dottor Giovanni Barone, esperto della materia. In conseguenza delle pronunce dichiarative del diritto, l’Inps erogò spontaneamente la prestazione, liquidando la pensione e corrispondendo gli arretrati. Ma nel contempo lo stesso Istituto propose diversi ricorsi in Cassazione sulla base di un “cavillo procedurale”, sostenendo che non era stata preventivamente proposta domanda amministrativa all’Inps che, in effetti, all’epoca dei fatti non era prevista, così come affermato sia dalla Corte di Appello di Salerno e dalla stessa Corte di Cassazione, che, però, accoglieva i ricorsi dell’Inps non revocando, nel contempo, l’esistenza del diritto e quindi l’accertata esposizione al rischio amianto dei lavoratori. Da qui la disposizione di restituzione delle somme erogate attraverso una trattenuta del 20 per cento, poi risultato illegittimo a seguito di esposti presentati dall’Adicosum. Una prima battaglia vinta per poi perdere nuovamente la guerra davanti alla Corte di Cassazione, che ha respinto i nuovi ricorsi (nell’ambito del cosiddetto amianto bis) mettendo fine, con molta probabilità, ad un diritto precedentemente accertato. Ora si spegne anche un’altra speranza, con l’archiviazione del procedimento penale.