Esponente di un clan camorristico salernitano, dal 2002 al 2015 è stato un collaboratore di giustizia, Poi, afferma, di aver voluto lasciare il programma di protezione avendo pagato il suo conto con la giustizia e aver testimoniato in tantissimi processi a Salerno. D.L. ora è un uomo libero. E racconta la sua storia a Cronache, offrendo uno spaccato di vita vissuta “dall’altra” parte della barricata. “E’ stato l’unico modo di difendermi dalle falsità che mi piovavano addosso da altri pentiti, dovevo far emergere la verità. Non potevo prendere colpe che non avevo”. Ora vive ancora al Nord e di tanto in tanto torna a Salerno per salutare i propri cari. Paura di ritorsioni dopo tanti anni? “No, assolutamente. Vi posso dire che nessuno cerca i pentiti e spesso il programma di protezione ha dei buchi che possono facilmente farti individuare. Ad esempio dove abiti il contratto di fitto è registrato a nome del Ministero degli Interni. Poi sono sempre gli stessi e pur essendoci una rotazione è chiaro che chi abita in zona comprende facilmente di chi si tratta. Vi faccio un altro esempio: volevo rinnovare il mio documento di riconoscimento, ovviamente nuovo. Andai all’anagrafe dove vivevo e con mia somma sorpresa mi sentii dire dal dipendente comunale, davanti a tante persone, che non potevo averlo perchè ero un collaboratore di giustizia. Bastava chiamarmi da parte e dirmelo di persona”. Come vive un collaboratore di giustizia? “Il mio stipendio, diciamo così, è di 850 euro al mese con cui dovevo pagarci il vitto e la luce e anticipare i soldi del gas che vengono rimborsati dopo sei mesi. Prima era ogni anno. Lo Stato provvede al pagamento del fitto. Naturalmente chi ha moglie e figli riceve un trattamento diverso. E c’è chi pure in manidera fittizzia si divide dalla moglie e così ha tutto raddoppiato pur continuando a vivere insieme. Ma il problema è che non esiste la possibilità di reinserimento, nessuno ci prene a lavorare. Se per caso si rompe una sedia ci viene addebbitata secondo le loro tariffe. Diciamo che il rapporto non è sempre lineare nonostante un contratto sottoscritto. La giornata la trascorriamo con tempi stabiliti e quando ci sono udienze veniamo trasferiti. Le spese quando si viaggia? La scelta di ristoranti o albeghi è curata dai responsabili, noi non siamo a conoscenza di quanto costa. Portano le fatture al centro di Roma e poi vengono rimborsati. Vi invito a leggere su internet questo articolo: “La mafia ha vinto, l’antimafia ha perso: ecco la verità che nessuno ha il coraggio di dire”. E’ interessante e parla anche dei collaboratori di giustizia che sono abbandonati a se stessi. Ogni tanto ci prendono e ci cambiamo casa o città ma siamo sempre sistemati in posti dove prima di te c’era un altro collaboratore di giustizia e spesso sono capitato in aappartamenti non abitabili. Non vedo sotto il profilo della sicurezza grandi certezze. Per questo sono sicuro che nessuno cerca i pentiti per rivalsa”. Si dice che i collaboratori di giustizia abbiamo anche una liquidazione alla fine del rapporto. “E’ vero ma non sono quelle che si dice. Io dovevo avere 80 mila euro, ne ho ricevuto 60 e da oltre un anno aspetto di ricevere il resto. Ho parlato con i magistrati di Salerno, il mio avvocato ha scritto a Roma ma nessuna notizia. E’ solo quanto mi spetta, nulla più”.
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