Tommaso Pellegrino lascia la presidenza del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni dopo la scadenza del suo primo mandato. 5 anni non facili, segnati anche dalla pandemia e dalle difficoltà economiche degli ultimi, ma in cui l’ormai ex presidente e la sua squadra hanno saputo fare tanto, portando l’Ente ad alti livelli con numerosissime iniziative.
Presidente, dopo 5 anni di mandato qual è il Suo bilancio?
Il mio bilancio è decisamente positivo. Innanzitutto sono contento che l’Ente Parco ha ritrovato una centralità e una autorevolezza che aveva perso dopo diversi anni di commissariamento. Era certamente una delle mie priorità e oggi possiamo dire che il Parco ha assunto un ruolo centrale in diverse dinamiche sociali e politiche nel rappresentare un Territorio vasto a sud della provincia di Salerno. Inoltre voglio sottolineare anche i tanti rapporti umani che si sono creati in questi anni a cominciare dalle persone che hanno lavorato con me e hanno condiviso scelte importanti e delicate.
Tanti gli obiettivi raggiunti, di quale va più fiero?
Quando ho cominciato, sei anni fa, il Cilento veniva confuso con altri territori, oggi abbiamo acquisito una dimensione autonoma e sono altri Territori a doverci rincorrere, questo è ciò che certifica l’Istat, inserendo il Cilento tra i primi tre brand italiani più conosciuti, non posso nascondere un pizzico d’orgoglio e tanta soddisfazione. Inoltre, risale solo a qualche settimana fa l’assegnazione al Parco Nazionale de Cilento Vallo di Diano e Alburni dell’Oscar per il turismo sostenibile. Abbiamo lavorato molto sul tema della sostenibilità e oggi arrivano diversi riconoscimenti che confermano che non abbiamo sbagliato a investire sul nostro patrimonio ambientale che oltre a preservarlo, può diventare opportunità; in sintesi “il bello che diventa utile”, il titolo della mia relazione nella Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, al momento del mio insediamento alla Presidenza del Parco. Altra grande opportunità è quella della Dieta Mediterranea, riconoscimento UNESCO, di cui noi siamo la Comunità emblematica; basti ricordare che abbiamo 158 aziende a marchio Parco e più di 50 ristoratori che hanno aderito alla Rete del Gusto della Dieta Mediterranea. Dunque il bello spesso e concretamente è diventato utile. Tutto questo tenendo i conti in ordine, rispettando sempre l’equilibrio di bilancio, in quanto se un Ente non è sano economicamente, difficilmente potrebbe fare programmazione e soprattutto difficilmente potrebbe guidare alcuni processi di valorizzazione del Territorio.
C’è ovviamente anche un rovescio della medaglia. Cosa avrebbe voluto ma senza riuscirci?
Nulla che non abbiamo realizzato o quantomeno iniziato il percorso per consentirne la realizzazione. Piuttosto avrei voluto vedere il completamento di alcuni progetti che abbiamo avviato, che certamente potranno dare un contributo di crescita al nostro Territorio, come la rete di Bike sharing, il piano del parco, che è in fase di ultimazione, il completamento dei parchi giochi nelle aree degradate e altro. Con due anni di pandemia che ha bloccato tutto è stato inevitabile che una parte degli obiettivi prefissati fossero slittati; oltre a considerare la palude burocratica, che, purtroppo, abbonda in Italia.
Spopolamento, cinghiali, delinquenza: tre emergenze del territorio. Cosa fare?
Se vogliamo invertire la rotta e contenere lo spopolamento soprattutto dei piccoli centri dobbiamo puntare sull’implementazione dei servizi, soprattutto quelli essenziali, legati alla viabilità, all’accessibilità, garantire maggiore sicurezza alle nostre Famiglie e creare più opportunità di lavoro. Anche su questi temi il Parco ha fatto la sua parte. Abbiamo sollecitato e ottenuto l’arrivo dell’Alta Velocità nel Cilento e partecipato a una serie di lavori con la Regione e la Provincia in particolare per quanto riguarda le infrastrutture stradali. L’ emergenza cinghiali, non è una criticità solo nel nostro Parco, basta guardare le continue notizie di cronaca che raccontano la presenza di cinghiali in diversi centri urbani come Roma, Genova e Firenze. Siamo il Parco italiano con il maggior numero di abbattimenti selettivi di cinghiali e abbiamo lavorato per il completamento della filiera delle carni, purtroppo rallentato dal Covid e dalla peste suina; abbiamo attualmente 300 Selecontrollori e in questi giorni abbiamo iniziato un nuovo corso per abilitarne altri 150. La sicurezza è di sicuro un tema particolarmente sentito. Ho scritto al Ministro Piantedosi per rappresentargli il clima di tensione e di sfiducia che albergano nei cittadini. I nostri territori, che fino a poco tempo fa erano considerati al riparo dai malintenzionati, oggi, necessitano di una maggiore presenza dello Stato, perché tanti e troppi sono gli atti di sciacallaggio intrapresi da delinquenti senza scrupoli. Tutto questo, soprattutto in Territori come il Vallo di Diano, è stato peggiorato dalla sciagurata chiusura del Tribunale di Sala Consilina, che indubbiamente ha creato le condizioni per essere più indifesi.
Punti nascita: se dovessero essere chiusi sarà una sconfitta della politica?
Innanzitutto precisiamo che fino ad oggi non ne abbiamo chiuso neanche uno. Chiudere i punti nascita è una sconfitta per quella politica che ha creduto nelle Aree Interne e che ha voluto anche la legge sui piccoli comuni. Non possiamo fare norme e leggi sui piccoli comuni, dare finanziamenti alle Aree Interne per cercare di potenziarne i servizi, e poi, equiparare i numeri che riguardano i punti nascita a quelli delle grandi città metropolitane; è una follia. E’ chiaro che non si può solo considerare la densità della popolazione ma anche gli spazi e soprattutto i tempi per raggiungere determinati presidi ospedalieri. Ovviamente deve esserci un numero minimo al di sotto del quale vengono meno le condizioni di sicurezza, ma non possono essere gli stessi dei grandi centri urbani. Per le peculiarità delle Aree Interne occorrono leggi coerenti, questa è la battaglia da portare avanti.
Che Parco ha trovato e che Parco lascia?
Lascio il Parco in ottime condizioni di salute che può guardare al futuro con ottimismo e con forza. L’Ente ha avuto lunghi anni di commissariamento, quindi si era creato un problema legato al ruolo stesso che il Parco potesse avere all’interno del Territorio. Lascio un Parco sano, che ha avuto una guida; non solo la mia, ma quella di tutti coloro che hanno speso le loro energie per consentirne la crescita , a cominciare dal Consiglio Direttivo, dal Direttore, dai Dipendenti e dalla Comunità del Parco. Colgo l’occasione per ringraziare il Direttore Romano Gregorio, a cui va tutta la mia gratitudine per il lavoro che ha svolto insieme ai nostri dipendenti con impegno, professionalità e competenza. Ringrazio il Consiglio Direttivo che mi ha supportato; hanno lavorato tutti con spirito di abnegazione e amore per il Territorio. Lasciamo un Parco che è entrato nella coscienza dei singoli cittadini e che ha un ruolo all’interno della regione Campania e nel panorama delle Aree Protette nazionali e Internazionali.
Il Parco è un’opportunità per tanti aspetti e può esserlo ancora di più.
Il nuovo commissario sarà nominato da Fratelli d’Italia, teme si possa arrestare quanto da Lei fatto in questi anni?
Spero proprio che non venga nominato un Commissario, bensì, il Presidente del Parco che con il nuovo Direttivo prosegua il nostro lavoro. Aprire una nuova stagione di commissariamenti sarebbe devastante per il Territorio e rischierebbe di mortificare tutto quello che abbiamo costruito in questi anni. Non entro nelle vicende politiche di chi è chiamato ad esprimere questa nomina. L’appartenenza politica poco mi interessa, sarò più attento alle qualità umane, all’esperienza e alle competenze della persona che prenderà il mio posto poiché dovrà avere a cuore il nostro Territorio e si dovrà prodigare per difenderlo.
A chi affiderebbe, oggi, l’Ente?
Non spetta a me decidere ma al Ministro dell’Ambiente e al Presidente della Regione. Quindi a ognuno il proprio compito e la responsabilità di nominare la persona giusta.
Tanti i nomi per il dopo Pellegrino. Cosa dice al suo successore?
Gli racconterò tutto ciò che abbiamo fatto in questi anni. Lo ritengo il modo più giusto di passare le consegne. Ciò che conta è che lo farò con la serenità di chi ha dato il massimo e si è prodigato sempre con amore e dedizione per questo straordinario Territorio. Ho accettato questa sfida sei anni fa perché si tratta della mia Terra, alla quale ho offerto il mio contributo concreto e reale perché è qui che mi auguro vivranno i miei figli.
Primi mesi di Governo Meloni, cosa ne pensa?
Ritengo sia prematuro dare giudizi a poche settimane dall’insediamento. E’ più corretto attendere che inizi a lavorare a pieno regime e ad adottare i primi provvedimenti strutturali. Dopo di che, da non ci esimeremo dall’esprimerci anche in modo critico se ci dovessimo trovare di fronte a scelte non utili per gli italiani. Su questi temi non bisogna essere tifosi. Per meglio dire, sono tifoso dell’Italia e mi auguro sinceramente che il Governo Meloni possa fare il meglio per il Paese. Il nostro compito è quello di vigilare e proporre idee concrete per il bene dei nostri Cittadini.