di Peppe Rinaldi
Il cosiddetto «sistema Cilento», formula giornalistica di pronta beva adattabile a qualsiasi realtà, si era espanso da circa un anno anche in quel di Eboli, cuore della Piana del Sele che col Cilento confina ma che con esso non condivide nulla se non i rapporti politici dei relativi governanti. Com’è normale che sia. Quando parliamo di sistema Cilento parliamo di una cosa che riferiamo sbrigativamente innanzitutto al presidente della Provincia Franco Alfieri, ex uomo forte del Pd e della politica salernitana finito nel burrone giudiziario sul ciglio del quale continuava a passeggiare. Giusto o sbagliato che fosse appiccicare quell’appellativo alla vita politica ed istituzionale di una vasta area salernitana, non risulta esserci altro modo per definire, almeno in sintesi, la realtà.
Si presentava tranquillo il sistema e in qualche modo abbiamo pure provato a fornire qualche spiegazione nel corso del racconto fatto da questo quotidiano. Ora Alfieri langue in una cella in attesa della pronuncia del tribunale del Riesame sul ricorso presentato dalla difesa prevista per il 28 ottobre, è un uomo con le spalle al muro e sarebbe facile fare i maramaldi, come pure avviene qui e là: ma i nostri cinque lettori ricorderanno che di quanto scoperchiato oggi dai magistrati, pur in fase di valutazione effettiva costante, da queste parti se ne scriveva da tempo. Alfieri e il relativo «sistema» appaiono oggi abbattuti mortalmente dalla mano pesante di una procura finalmente reattiva dinanzi a un fenomeno che, oggettivamente, avevano esondato. Con quale risultato, ovviamente, si vedrà.
LA GIRANDOLA DEI CONCORSI
Lasciamo stare la faccenda Dervit, Cogea e Alfieri Impianti (dai nomi delle tre società della costellazione Alfieri al centro della misura cautelare attuale e di un’altra indagine collegata in fase di chiusura a sua volta); e lasciamo stare pure la disastrosa, per quanto antica, questione del Cfi, il Consorzio farmaceutico intercomunale, che non c’entra nulla con le ragioni per le quali Alfieri è finito in cella ora ma rappresenta uno dei diversi filoni di «approfondimento» investigativo che lo riguardano.
Accanto a tutto questo c’è stato in anni passati un filone concorrente nelle varie indagini che riguardavano il sistema Cilento, quello relativo alla distribuzione dei posti di lavoro attraverso concorsi e graduatorie particolari. Molto particolari. Per varie ragioni, le cose non andarono avanti, si fermarono. Ora se la legge penale entra nei provvedimenti amministrativi strictu sensu, si rischia di non uscirne più: epperò, a guardare bene cosa è successo in decine di comuni cilentani e salernitani in generale, c’è da restare un po’ perplessi. Erano spesso taroccati, con graduatorie elastiche e stirabili a piacimento, piazza questo qui e modifica i requisiti lì, prendi quell’altro sopra e sistema l’uno sotto.
Questo andazzo è noto, gioca nelle pieghe di burocrazia, politica e sottoboschi vari, in genere costa caro alla collettività anche in termini di ritorno per il tessuto economico e sociale. Spesso è palesemente illegale, insomma è un problema.
Ora, non si dice che siamo dinanzi alla stessa situazione al centro di dettagliate informative di Pg in diversi fascicoli tra Vallo della Lucania e Salerno dal variopinto destino, ma da qualche tempo il Comune di Eboli è parso concentrato nel reclutamento di personale da graduatorie geograficamente e politicamente eloquenti. Sono circa 30 le figure lavorative reclutate dal Cilento attraverso graduatorie prese qua e là. Tra contratti a tempo determinato, indeterminato, part time, full time e altre diavolerie che consentirebbero a chiunque tra gli assunti di consolidare la posizione lavorativa e andarsene altrove, la fornitura è iniziata il 29 dicembre del 2021, con tre geometri pescati nella graduatoria di Cuccaro Vetere, feudo dell’ex deputato Pd Simone Valiante, notoriamente in antichi rapporti con il gruppo Conte. Dopodiché a Eboli sono apparsi 8 posti di Categoria C, di cui 6 assorbiti da Vallo della Lucania e 2 dalla Comunità montana Bussento-Lambro-Mingardo; poi, 6 agenti di Pm dal Comune di Salento; 3 funzionari amministrativi Categoria D, due dal Comune di Bellosguardo, nonostante la graduatoria fosse per contabili, e 1 dal Comune di Agropoli per un avvocato agropolese già fruitore di diversi incarichi legali dal relativo ente ma ancora oggi iscritto all’Albo; infine 10 istruttori di Polizia locale da Agropoli in due fasi, prima 8 e poi altri due. Tutto questo senza considerare il precedente pout-pourri di graduatorie, requisiti «cosmetici» e posto di lavoro incassato per un ex ufficiale di Polizia locale trasformato strada facendo in avvocato.
LA CONFUSIONE NEL PD
Insomma, una marmellata di incroci e favori politico-clientelari tra l’ente ebolitano e il sistema Cilento? E’ una chiave di lettura, a volte capitano cose che non è possibile non notare. Come la relazione, certo istituzionale, ma anche politica tra la maggioranza di Eboli e il presidente della Provincia. Dinamica che, per quanto ordinaria in politica, serve anche al resto, o dovrebbe: ad esempio, accreditare nel Pd una compagine da anni in cerca di collocazione stabile, in un quadro di confusione che si riflette sulla qualità amministrativa. Resta aperta la gigantesca questione dell’ambiguità di un partito che pare senza bussola, un po’ di qua e un po’ di là, in maggioranza sì e in maggioranza no. L’impasto inevitabile della vicenda giudiziaria con quella politica, con sviluppi imprevedibili, peggiora la situazione.