Eboli. La girandola Assi da 200mila euro - Le Cronache Attualità
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Eboli. La girandola Assi da 200mila euro

Eboli. La girandola Assi da 200mila euro

di Peppe Rinaldi

Il direttore generale non avrebbe i requisiti di legge e, pertanto, la sua nomina sarebbe nulla. Data l’ipotesi in premessa, anche gli atti adottati seguirebbero lo stesso percorso, vale a dire sarebbero nulli, quantomeno annullabili. La stessa azienda, poi, incarica altre due figure esterne remunerandole con circa 45mila euro ciascuna, più altre quattro per circa 20mila euro ognuna: più o meno duecentomila euro per sei nuove figure precarie, in barba alla pur degna stabilizzazione di una dozzina di assistenti sociali tenuti al guinzaglio per anni dai precedenti governi locali. Di fatto, la ripetizione di un bacino politico-clientelare con pubblico danaro sebbene con “patronimici” diversi rispetto al passato. Insomma, siamo (saremmo) alle solite, anzi no, stiamo (staremmo) un po’ peggio di prima perché tra i sei «esperti» neo incaricati ce ne sarebbe uno che richiama esplicitamente la cosiddetta «inopportunità» e fors’anche l’illegittimità in quanto rinviato a giudizio per turbativa d’asta proprio per ipotesi riguardanti la stessa professionalità che sarebbe chiamato a prestare all’ente. Un bel rompicapo, non c’è che dire, tenuto conto che i PdZ hanno in pancia montagne di danaro pubblico e, quindi, i relativi appetiti hanno ragioni pratiche per sentirsi stimolati. Ecco perché la guida politica è fondamentale, se indovinata. Sono le notizie emergenti dall’Assi (Azienda speciale Sele inclusione), riconosciuto successo in abbrivio – più o meno – di mandato dell’ormai non più nuova amministrazione comunale, in pratica la società consortile che gestisce il Piano di zona ex S3 già S5, cuore delle politiche sociali di un vasto bacino territoriale che coinvolge diversi comuni dell’area. Carenza di requisiti Cominciamo dal caso del dottor Antonio Nuzzolo, direttore generale dell’Assi, scelto dall’amministrazione comunale capofila, cioè Eboli, a valle di procedure di settore solitamente farraginose e poco comprensibili per l’umana specie. Commi, regolamenti, bandi, concorsi, graduatorie e tutto l’Ambaradam attorno al quale si attorciglia la pubblica amministrazione: la sequenza formale c’è tutta, siamo pur sempre in Italia, si tratta di capire se nelle pieghe cartacee e digitali dei grigi fascicoli burocratico-amministrativi si annidino i classici escamotage per sistemare le proprie tessere mosaiche. E nel caso del Dg di Assi sembra di poterne intravederne una piccola ma efficace trama. In estrema sintesi: Nuzzolo non avrebbe avuto i requisiti al momento della sua nomina tant’è che non compare nell’elenco apposito pubblicato dalla Regione Campania. Certo, c’è un arzigogolio levantino alla base della sua indicazione, giocato sul solito «Visto questo…dato atto che…visto quest’altro..» dove si danno per scontati ed espletati titoli, procedure e requisiti in realtà non esistenti o non maturati o non del tutto formalizzati o presenti in parte, tanto chi vuoi che vada a scavare? Invece chi scava, o prova a farlo, spunta sempre: ad esempio i giornalisti, che sono stati inventati proprio per questo, nel bene e nel male ovviamente. Se ci fosse un consigliere comunale interessato ad andare oltre, potrebbe prendere la palla al balzo e chiedere di far luce sulla questione sollevata da questo giornale, non solo dal “caso Nuzzolo” ma un po’ da tutto il resto. C’è questo consigliere comunale? Allo stato non se ne sente odore. Vedremo. Figure di supporto L’Assi, poi, lo scorso febbraio ha reso nota la ricerca di quattro ulteriori figure di supporto da inquadrare “a partita Iva”, come si dice, cioè a presentazione di fattura. Si tratta di un esperto in materia economico-finanziaria e contabile; un esperto in materia amministrativa e procedure di gara; un esperto dei sistemi informativi e digitali; un sociologo esperto in gestione dei progetti sociali, monitoraggio, valutazione e rendicontazione. «L’incarico ha una durata di 12 mesi dal conferimento» – si legge nell’atto dell’Assi – «estensibili per ulteriori 12 mesi sulla base dellaprogrammazione annuale del Piano di zona…Il compenso da corrispondersi agli incaricati è fissato in euro 18.000 al netto di Iva e Cap. Il compenso sarà fatturato dal professionista con fatturazione elettronica trimestrale posticipata. L’Assi provvederà ai pagamenti entro 30 giorni dal ricevimento delle fatture». Bene, tutto bello e utile, solo che la legge stabilisce – tra altre cose – che per questo tipo di procedure sarebbe obbligatorio un passaggio, cioè la ricognizione tra i comuni aderenti alla società consortile per pescare eventuali figure già presenti in organico. E’ stata fatta questa ricognizione? Sulla carta sì, il punto è che nei Comuni interessati pare che nessuno ne sappia niente: un po’ come quando ci si “fidanzava” da ragazzini/bambini, lo sapeva soltanto l’innamorato. Imbarazzi e inopportunità Infine, la questione più calda. Tra le due figure destinatarie di emolumenti significativi, specie se considerati in relazione alla prestazione da effettuare (45mila euro non sono poca cosa in ambito pubblicistico), ve n’è una che presenterebbe caratteristiche tali da poter recare imbarazzo e forse apprensione tra i “mandanti” della nomina. Si tratta di una figura con esperienza e storia lavorativa nel settore specifico: parliamo della dipendente pubblica Erminia Pendino, notoriamente gravitante nell’apparato politico-clientelare del Pd, molto vicina all’ex vice sindaco di Cariello, Luca Sgroia, a sua volta alla guida di un’altra società pubblica utilizzata come ammortizzatore sociale, l’Improsta, dove pure il luna-park di tessere di partito, assunzioni stagionali, precariato e voti elettorali manda segnali di tendenza. Le Politiche sociali annoverano la presenza della dipendente pubblica citata e quella di stretti parenti a carico del sistema pubblico da diversi anni. Così come se ne intravvede il segno nella rumorosa fanfara delle indagini a carico dell’ex sindaco Cariello (esistono decine di pagine di eloquenti intercettazioni specifiche) tant’è che la dipendente si ritrova alla sbarra per una faccenda di turbativa d’asta proprio nell’ambito del Piano di Zona. Al netto dell’ovvio garantismo, si staglia come un macigno minaccioso la regola dell’opportunità politica, delle indicazioni di legge per casi come questo ma, soprattutto, affiora la questione della praticabilità/legittimità di un’individuazione diretta della cabina di comando dell’Assi. La signora va in pensione, per scelta, a novembre 2023. La legge dice che per tre anni non si può lavorare per lo stesso organo pubblico dove si è stati fino al momento della pensione. La sequenza, nel nostro caso, sarebbe stata invece questa: dopo la quiescenza di novembre la dipendente a febbraio apre una partita Iva e a marzo piove la manna dal cielo, anzi dal Palazzo, che fa l’operazione ma non indica il nominativo, limitandosi solo alla individuazione della partita iva. Decifrando la quale emerge il nome dell’ex dipendente: incarico complessivo per 45mila euro per analizzare singole pratiche pagate 100 euro cadauna. Un “cottimo” costoso, dunque, per quanto creativo. Com’era quella cosa dell’«Adesso ci siamo noi e tutto cambierà»?