Pina Ferro
Per il crac della Multiservizi di Eboli in due scelgono il rito abbreviato mentre otto affronteranno il processo con il dibattimento. La decisione è arrivata ieri. L’ex sindaco del comune di Eboli, Martino Melchionda e il componente il collegio sindacale Andrea Cantalupo hanno avanzato al gup la richiesta di abbreviato. Sono stati, rinviati a giudizio: Gianfranco Masci e Sergio Antonini (ex presidenti), Vincenzo Caputo e Gennaro Rimoli (amministratori), Donato Benedetto, Ernesto Giordano (collegio sindacale), Damiano Bruno (dipendente comunale), Tonino Presecenzo (tesoriere) e Cosimo Bruno. Tutti e nove il dibattimento avrà inizio a dicembre. Mentre, gli abbreviati saranno discussi a gennaio. Tutti e 11 sono finiti sul registro deggli indagati a seguito di un’inchiesta portata avanti dal pubblico ministero del Tribunale di Salerno Francesco Rotondo. Secondo l’impianto accusatorio, gli indagati, avrebbero con le loro azioni, ognuno per le responsabilità e competenze che aveva, fatto sprofondare la partecipata, alterato bilanci, nascosti debiti, affidati lavori a terzi senza alcuna gara, assunto persone in prossimità delle elezioni del 2010. Una gestione avrebbe portato alla creazione di un buco milionario che, secondo l’accusa, poteva essere di minore entità se chi era demandato ai controlli – in questo caso il collegio sindacale – fin dal 2010, avesse segnalato le irregolarità contabili e documentali”, le perdite operative e l’esposizione tributaria. La Multiservizi, secondo la ricostruzione effettuata dalla pubblica accusa, fu tenuta in vita per cinque anni attraverso artifici contabili e di bilancio, occultando di fatto le poste negative. Basti pensare ad esempio che nel 2010 il bilancio si chiuse con una perdita di esercizio di 719.646 euro, che determinò un capitale sociale negativo di 532.886 euro, “ampiamente sotto il minimo consentito” dalla normativa; malgrado ciò non fu convocata l’assemblea straordinaria per l’aumento di capitale nè si optò per la trasformazione della società. Si andò avanti comunque. La Multiservizi macinava debiti e prebende. Per il pm sottolinea «il continuo ricorso all’affidamento a terzi dei lavori, senza le previste procedure di evidenza pubblica, nè le preventiva autorizzazioni del Comune nella scelta delle imprese terze, determinando così irregolarità amministrative e contabili che comportavano il ritardato riconoscimento dei crediti da parte del Comune di Eboli», compromettendo così la situazione patrimoniale della Multiservizi.In tale quadro si inserebbero poi operazioni inspiegabili per la stessa procura, come quella adottata nel 2010, a ridosso della campagna elettorale per le comunali quando, “nonostante l’evidente stato di crisi ci furono 56 nuove assunzioni, con costi dei salari e stipendi per 787mila euro. A tutto ciò poi si aggiungerebbero i corsi di formazione e riqualificazione professionale necessari secondo la normativa regionale per accedere al beneficio della cassa integrazione. Corsi fasulli, secondo l’accusa, che avrebbero portato ad una erogazione indebita di fondi per 260mila euro nel 2102 e 166mila nel 2013, quale contributo per la cassa integrazione guadagni dei lavoratori della Multiservizi.