Eboli, Centro commerciale allo svincolo A3. La Procura ordina il sequestro. Smentita l'amministrazione - Le Cronache
Cronaca

Eboli, Centro commerciale allo svincolo A3. La Procura ordina il sequestro. Smentita l’amministrazione

Eboli, Centro commerciale allo svincolo A3. La Procura ordina il sequestro. Smentita l’amministrazione

di Peppe Rinaldi
In una piovosa mattina di fine novembre, ieri, la Polizia locale di Eboli ha dato seguito ad un decreto di sequestro, emesso dal sostituto procuratore Guglielmotti, del “famoso” centro commerciale affacciato sullo svincolo autostradale. Questo giornale se n’è occupato a partire dal luglio scorso, come i nostri cinque lettori sanno bene, sostenendo l’ipotesi che quella struttura fosse – invero, tra molte altre – priva della legittimità formale e sostanziale richiesta dalla legge. Per tale ipotesi è stato sviluppato un lungo ed articolato “ragionamento” in poche puntate di un’inchiesta giornalistica come altre. I magistrati, con temporanea evidenza, sono stati del medesimo avviso ed hanno sequestrato la costruzione quasi terminata, ordinando agli uomini del comandante Mario Dura, l’ufficiale che ha dato un impulso determinante alle indagini, di sigillare tutto. Il pm Guglielmotti, che del caso si stava occupando a partire da settembre circa, attendeva che giungessero sul proprio tavolo ulteriori relazioni e informative (come quella dei carabinieri di Eboli, prontamente consegnata) non potendosi, giustamente, basare solo su quanto scritto da un giornale. Quelle relazioni sono arrivate, sono state lette e a quel punto non restava altro che bloccare tutto. E così è stato.
Il ruolo sospetto di Anas
Il motivo formale del sequestro, tra altri, è che quel centro commerciale, acquistato all’asta da una famiglia di stimati imprenditori locali su impulso di un noto faccendiere e di un ex amministratore (le cui posizioni sono in parallelo vaglio, accanto a quelle dei comunali che hanno firmato gli atti) non avesse il nulla osta che supera il vincolo ambientale, idrico e paesaggistico, un “orrore” burocratico sicuramente ma, fintanto che è legge valida, va rispettato altrimenti nulla vale nulla. In questo caso sembrerebbe mancare, di qui il sequestro. Chiaro che non si tratta dell’unica carenza, chiamiamola così, ve ne sono molte altre, tutte puntualmente qui descritte e la cui inosservanza potrebbe trascinare dentro anche altri personaggi, a partire dai troppo distratti dirigenti dell’Anas Campania, che pure in questa faccenda hanno ballato. Tra i manzoniani cinque sempre citati, ci sarà almeno un lettore che ricorderà il tira e molla dei funzionari e degli ingegneri del colosso delle infrastrutture italiane che hanno balbettato a lungo quando interrogati da questo giornale, fino a scrivere una relazione che informava del fatto che fosse il Comune di Eboli ad essere in difetto e non loro. Difficile crederlo, ci sono contatti emersi in un’altra inchiesta giudiziaria tra la vecchia amministrazione e l’Anas – si dice mediati da un noto esponente del Pd in confidenza pure con il progettista della struttura ieri sequestrata – il cui fine non sembrerebbe essere quello della realizzazione del nuovo svincolo, che invece proprio a causa di questa operazione truffaldina ha avuto nuovi ostacoli per diversi anni: ma questo lo si vedrà successivamente.
Come già detto su queste colonne ora il fascicolo di indagine è passato da “Modello 45” (notizie di reato commesso da soggetti da identificare) a “Modello 21”, cioè con indagati veri e propri. Che, allo stato, sono i titolari della società proprietaria dell’immobile acquistato rocambolescamente in una procedura esecutiva in capo al vecchio, ancorché abusivo ab origine, proprietario: poi, verosimilmente, toccherà al tecnico progettista, all’impresa esecutrice dei lavori e ai dipendenti pubblici che hanno sottoscritto ogni tipo di carta, ciascuna delle quali era, per usare un eufemismo, sbagliata. In municipio lo sapevano tutti e da tempo, sia prima che oggi, solo chi doveva controllare non se n’era accorto. La circostanza inquietante è che già oltre quattro anni fa la procura era intervenuta dopo un paio di esposti “anonimi” (si sussurra, pur senza riscontri concreti, siano partiti da ambienti vicini proprio all’attuale maggioranza) sul caso di questa struttura: il punto, il guaio in realtà, è che dall’ente, durante la nota gestione che ha condotto all’attuale disastro, rispose alla magistratura che era tutto a posto. S’è visto.
Protagonisti occulti
ma noti
I “livelli politico-affaristici” di tutta la faccenda, in sostanza i protagonisti che hanno fatto girare e incassare chissà cosa per far commettere il presunto reato, benché noti, seguono al momento un percorso diverso, poi si vedrà. Intanto sono rogne per il malcapitato imprenditore, che rischia di vedere di andare in fumo diverse centinaia di migliaia di euro oltre che una rispettabilità guadagnata in anni di sudore e sacrifici. E sono figuracce per l’attuale amministrazione che ha avallato ex post la spericolatissima operazione urbanistica, arrivando fino al punto da far esporre l’assessore al ramo, Marisei, alla sottoscrizione ufficiale di una nota che legittimava l’illegalità del manufatto una seconda volta. La non auspicabile probabilità, quindi, che pure il responsabile politico dell’Urbanistica venga risucchiato dal vortice giudiziario si fa ora concreta man mano che gli approfondimenti avanzeranno. Certo un problema politico ora si porrà nonostante ci sia chi è già pronto a scommettere qualunque cifra che nessuno fiaterà tra le rappresentanze istituzionali, di partito e altro, né di maggioranza né di opposizione, come accaduto almeno un altro miliardo di volte in passato. Ma tant’è.
Questo caso ora è terreno per avvocati, periti, relazioni, verbali, sigilli, timbri, parcelle, consulenti, cancellieri, divise, soldi da spendere, etc. Ne passeranno anni.
Infine, c’è un problema nel problema: il Comune di Eboli nasconde, a chi scrive, gli atti ufficiali relativi ad almeno altre tre operazioni “spericolate” come questa del centro commerciale sigillato ieri, richiesti ai sensi delle leggi vigenti in tema di accesso civico, di diritto dell’opinione pubblica ad essere informata sui procedimenti amministrativi oltre che di libertà di cronaca, nei limiti della legge ovviamente, del giornalista. Infatti, da quattro mesi circa l’ente, compulsato nelle forme previste dal nostro ordinamento, non consegna i documenti richiesti. Forse non ha capito. I nostri cinque lettori pare invece di sì.