Alberto Cuomo
Giovanni Amoroso, il presidente della Corte Costituzionale che ha bocciato il terzo mandato per i vertici delle Regioni e per De Luca desideroso di candidarsi, è nato a Mercato San Severino nel marzo del 1949, due mesi prima del governatore campano, che però è di Ruvo del Monte. A San Severino, nel borgo di Acigliano c’è una festa tradizionale, O’ ciuccio e fuoco, che si svolge il 15 agosto, nella ricorrenza della SS Assunta, onde ricordare la vittoria della frazione in una disputa con la vicina Pandola, rappresentata da un asino con una personalità in groppa, entrambi in cartapesta, messi al rogo con fuochi d’artificio. Nel luogo si vocifera che il prossimo personaggio a montare sul carro allegorico da bruciare possa essere Vincenzo De Luca nella rappresentazione della sua sconfitta. Già perché quella di De Luca è una sconfitta politica, la sconfitta di un uomo non solo privo di fair play, come ha mostrato in tanti frangenti, quanto anche, essenzialmente, privo di una vera visione del governo pubblico e dello stesso potere, affermati entrambi in una modalità clientelare-fritturista. Si pensi ad altri politici che si sono affermati nell’area Salernitana. A Menna e De Martino, che aprirono la nostra città e l’intera provincia, all’industrializzazione, alla ricchezza non solo dei pochi invitati ad “arricchirsi”. O ancora, a De Mita e Conte che, facendo giungere investimenti nelle nostre città hanno scalato il proprio partito per tentare di indirizzarlo alla considerazione verso il Mezzogiorno. De Luca, invece, ha creato ai salernitani, tranne ai pochi i quali hanno tratto benefici dalle sue scelte, solo inimicizie, determinando loro di fatto danni. Il nuovo ospedale, ad esempio, da lui voluto, non serve alla città, essendo organizzato nello stesso modo di quello attuale, un monovolume con protensioni funzionali o specialistiche, tale da essere nella sua futilità in definitiva deleterio. In questo caso il danno alla città consiste nel nuovo aumento di cemento e in una spesa pubblica, cioè pagata dai cittadini con una più alta irpef regionale e locale (si noti che nel 2024-25 queste tasse hanno eroso i modesti aumenti Istat stipendiali e pensionistici) pur essendo del tutto inutile ed utile solo all’arricchimento dei costruttori-appaltatori oltre alle eventuali tangenti che in Italia, secondo le cronache quotidiane, spesso si annidano negli appalti. Nel suo isolamento De Luca, dopo la sentenza, insiste nel voler continuare ad essere presente, tanto da non potersi fare a meno di lui, sordo alle parole di Bonaccini che gli ha ricordato come nessuno sia indispensabile. Dopo aver elencato, nella riunione dei capigruppo il da farsi in Regione sino alla scadenza del mandato, con un improbabile elenco di opere, ha fatto passare la notizia che parteciperà con tre liste in appoggio al candidato unitario della sinistra. Qualcuno vuole che lo stesso De Luca sia presente, quale capolista, nelle tre liste, divenendo in tal modo consigliere regionale. Una tale ipotesi non tiene conto della incompatibilità tra il consigliere regionale e il sindaco così che non si possa contestualmente indicare De Luca quale candidato sindaco di Salerno, rivolto a tal fine a far decadere l’attuale giunta di Vincenzo Napoli. Si vuole anche che, nell’accordo con il Pd, si possa imporre un candidato deluchiano alla presidenza regionale. E del resto proprio De Luca ha tuonato sulla volontà di scegliere in Campania, e non a Roma, il futuro successore. Ma chi? Qualcuno sussurra Bonavitacola che, per il vero, nel suo intendere le scelte politiche cosa propria, assume in sé il peggio di De Luca senza averne il piglio propagandistico, o il figlio Piero che, senza il padre, ha mostrato di non avere molti consensi. Invero il vero successore di De Luca sarebbe Cirielli, il possibile candidato della destra che, nelle ripartizioni romane, toccherebbe al partito della Meloni. Si potrebbe allora pensare a Cirielli in Regione e Iannone quale eventuale sindaco, sebbene entrambi, a fronte ad una probabile sconfitta, il primo dal campo largo con l’aiuto dei deluchiani, il secondo nel confronto diretto con lo stesso De Luca, non si candideranno. Insomma sembra che la sentenza della corte costituzionale abbia prodotto uno stallo, non certo per colpa della costituzione, quanto a causa di una assenza, a Salerno e in Campania, di una vera dialettica democratica. Insomma, non solo da noi, ma in Italia, l’assenza di un confronto tra maggioranza e opposizione conduce al decadimento della democrazia. È già accaduto nella prima repubblica in cui, l’opposizione del Pci impossibilitata a giungere al governo per il cosiddetto fattore k, ha indotto all’uscita giudiziaria dal sistema di quella partitocrazia. Oggi vi sono sistemi consociativi, in periferia più che al centro, che alterano la logica dell’alternanza, sì che sia ancora alla giustizia porre un limite alle perversioni politiche. La procura a Genova e Milano, la Corte Costituzionale in Campania, che impongono un cambio di passo, la ricostruzione della democrazia. In questo senso Roberto Fico, pentastellato di sinistra, sarebbe un buon candidato alla presidenza regionale e che lo voti, con masochismo, De Luca poco importa perché sarebbe il giusto interprete di un possibile rinnovamento politico per l’uscita stallo creatosi e il definitivo colpo di grazia al sistema-De Luca e a quanti vorrebbero resuscitarlo con altre vesti.





