Lo chiamavano il boss “dei due mondi”: è morto in ospedale, a Parma, Mario Fabbrocino, ritenuto tra i fondatori della ‘Nuova Famiglia’ e tra i nemici piu’ acerrimi di Raffaele Cutolo. Fabbrocino, malato da tempo, era detenuto in carcere ininterrottamente dal 14 agosto del 2005. Stava scontando diverse condanne tra le quali una all’ergastolo per il duplice omicidio di Salvatore Batti e di Roberto Cutolo, figlio del boss Raffaele Cutolo. Originario di San Giuseppe Vesuviano, Fabbrocino era conosciuto negli ambienti criminali col soprannome di “‘o gravunaro'” econsiderato erede naturale di Carmine Alfieri. È stato uno dei promotori della Nuova Famiglia, un’organizzazione camorristica nata alla fine degli anni settanta per contrastare la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Temuto da tutti per la sua ferociae implacabilità, anche da Carmine Alfieri: «Tra me e Fabbrocino non c’è mai stata una vera alleanza, ma un rapporto di reciproco rispetto e di sostanziale non belligeranza. Il fattore che ci accomunava era l’odio per Raffaele Cutolo. …D’altra parte io ho sempre diffidato profondamente del Fabbrocino e sono stato sempre convinto che se egli avesse potuto, non avrebbee sitato ad uccidermi» (interrogatorio del 6 febbraio 1995). Proprietario di una macelleria a Pomigliano d’Arco negli anni Settanta, i soldi li fa col malaffare, agendo incontrastato col fratello Francesco a Pomigliano d’Arco e a San Gennaro Vesuviano, finché Cutolo non mette a fuoco e fiamme la Campania. Per difendere il suo territorio Fabbrocino si allea con altri clan, con cui fonda l’Onorata Fratellanza (per l’esattezza l’8 dicembre 1978, giorno dell’Immacolata), che poi diventerà la Nuova Famiglia. Il 7 ottobre 1980 suo fratello viene ucciso. Intorno al 1982 si distacca da Michele Zaza e, con i fratelli Russo di San Paolo Bel Sito e Salvatore D’Avino di Somma Vesuviana costituisce un clan autonomo che controlla un vasto territorio tra il nolano e il Vesuvio: San Gennaro Vesuviano e San Giuseppe Vesuviano, Ottaviano e San Gennarello, Palma Campania e parte di Terzigno. Nel 1984 viene arrestato e il 22 settembre 1987, mentre era detenuto nel carcere di Bellizzi Irpino, gli furono concessi gli arresti domiciliari in clinica, per curarsi da dei problemi cardiaci, ma il 14 novembre scappa e inizia la sua latitanza durata circa 10anni. Il 3 settembre 1997 viene arrestato in un elegante appartamento a una trentina di chilometri da Buenos Aires e viene rinchiuso nella stessa cella che aveva da poco ospitato Diego Armando Maradona. Nel 2001 viene estradato. Nel luglio 2002 viene scarcerato per scadenza dei termini di custodia cautelare e sottoposto all’obbligo di firma. Quattro giorni dopo è di nuovo in carcere, rimanendoci fino ad agosto, con l’obbligo di firma presso la polizia giudiziaria. Divenuto irrintracciabile nel 2004, il 14 agosto 2005 viene incarcerato conl’accusa di duplice omicidio, condanna confermata nel 2006.
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Il salernitano che ha soccorso Emilia David: «C’è l’ho messa tutta per salvarti»
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