Il Don Carlo di Giuseppe Verdi e il Don Pasquale di Gaetano Donizetti, le gemme del cartellone 2017, unitamente alla Lucia di Lammermoor, alla Turandot di Puccini e al Werther di Massenet
Di OLGA CHIEFFI
Non solo il Nabucco, il tema della conferenza stampa di ieri. Se Daniel Oren ha scherzato con i giornalisti sulle esecuzioni all’aperto e in teatro, dove naturalmente l’agogica esasperata, cui lui tiene molto, può essere esaltata solo al chiuso, mentre negli eventi estivi è certamente l’occhio a fare la parte del leone, il sindaco Enzo Napoli, unitamente all’infaticabile dottoressa AnnaMaria Barbato, ha già offerto qualche titolo del nuovo cartellone. Apertura anticipata in marzo, con un’attesissima Messa da Requiem di Giuseppe Verdi, che manca dal massimo da circa quindici anni, al tempo affidata a Maria Dragoni. La prima e impegnativa opera sarà il Don Carlo, opera di profonda meditazione sui destini umani ma, insieme aperta, con sapienza inusitata, alle segrete galanterie di una corte regale di torva grandezza, che andrà in scena dal 9 al 14 aprile. Un passo indietro dal 6 all’8 maggio con la Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti, con la sua alata melodia e la felicissima individuazione da parte del compositore del preciso rapporto tra idea tematico e tratteggio timbrico. Chiuderà il maggio salernitano, dal 24 al 28 probabilmente il Rigoletto, titolo riempi-teatro, ma ancora in forse per l’economia del teatro. La ripresa autunnale verrà annunciata dalla “principessa di Gelo”. Dal 18 al 23 ottobre sarà di scena Turandot di Giacomo Puccini, opera chic, costellata di inquietitudini linguistiche e psicanalitiche, ma alfine legata anima e corpo, nella sua audace crosta impressionista, a un autentico retour à l’antique, che dopo la quasi completa disgregazione della struttura operistica compiutasi tra Bohème e La fanciulla del West, sembra voler gradualmente ricomporre quel frammentarismo della prima maturità entro una specie di calco formale freddo e insieme dovizioso, dove le allusioni a Ravel e a Stravinskij, per quanto appariscenti e dotte, sono esclusivamente allusioni ormai, e non premonizioni come ai tempi di Bohème e Butterfly. Ritorna dal 5 al 10 dicembre il Werther di Jules Massenet, che proprio Giandomenico Vaccari propose al pubblico salernitano nel lontano 2005. La scrupolosa immersione nel mondo di rispettabili borgomastri della provincia tedesca, di funzioni religiose e suicidi per amore consentono di mettere a fuoco la sottile mutazione interna all’operismo dell’epoca, enunciando un postulato di costruzione sentimentale di sapiente eleganza. L’anno si chiuderà con un quasi invocato titolo, tante volte proposto, ma mai realizzato, il Don Pasquale di Gaetano Donizetti. Norina imperverserà con la sua testa bizzarra, pronta e vivace sul palcoscenico del Verdi dal 21 al 26 dicembre. Un eterogeneo cartellone sperando di non dover mai esclamare con il nostro caro Daniel “Oylem Goylem”.