Divertissement sotto le stelle con i Fur'bones - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Divertissement sotto le stelle con i Fur’bones

Divertissement sotto le stelle con i Fur’bones

Archiviata la V edizione del Camerota Festival con l’ensemble di tromboni di Rocco Angelillo tra i merli del castello marchesale

 

Di OLGA CHIEFFI

E’ stata sigillata dai bagliori lucenti e squillanti degli ottoni, la V edizione del Camerota Festival allestito dall’Associazione Culturale-Musicale Zefiro, presieduta da Giuseppe Marotta e diretta dal compositore Leo Cammarano. Un evento, questo, sostenuto dal Comune, unitamente al Meeting del Mare, all’Ente Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, al Conservatorio di Musica “G.Martucci” di Salerno oltre ad un folto cartello di mecenati privati, che si è diviso come d’abitudine tra formazione e performances che hanno visto il confronto di quanti iniziano il proprio percorso nel mondo musicale e chi quel mondo lo ha già conquistato ma non smetterà mai di esplorarlo. Le sapienti percussioni di Edoardo Giachino, la tromba sopra le righe di Andrea Tofanelli con i giovani strumentisti dell’Itai Doshin Trio, gli incroci sonori del pianoforte di Alessandro Deljavan con il violino di Daniela Cammarano e il clarinetto di Valeria Serangeli, in una serata emozionale in ricordo di Cecilia Martella e, ancora il Coro di Clarinetti di Agropoli diretti da Nicola Pellegrino con i suoi eccellenti solisti, Domenico Russo, Gennaro Chirico e Francesco Garzione, per chiudere con gli ottoni del Fur’Bones Project, ci hanno accompagnato per l’intero agosto, animando due splendidi luoghi del Comune cilentano, il Castello Marchesale e la Chiesa di San Nicola di Bari. L’ensemble dei Fur’Bones che ha visto schierato sul palcoscenico Rocco Angelillo nel ruolo di primo trombone conductor, con Fabrizio Corbino, Domenico Lauria, Vincenzo De Luca, Donato Grillo, Vincenzo Pace, Guido Zazzeron, Giuseppe Pugliese, Samuele Traficante al trombone ed Euphonium, con Pierangelo Pellegrino alla batteria e Carmine Tozzi alle percussioni è stata la giusta conclusione, in una serata incantata impreziosita, tra l’altro dai magnifici pezzi lignei di Garieli, al secolo Giovanni Cammarano, cavalli, figure, paesaggi, quasi un percorso sinestetico, creato tra le antiche pietre del castello, le sue erbe, il vissuto di quei luoghi, unitamente agli ottoni che, per la prima parte della serata, hanno messo a disposizione la loro esperienza e fantasia per far rivivere sotto altra forma-musicale e sonora, le opere dell’artista, trasferendoci in un cortile rinascimentale. Il risultato è  stato tra i più felici: grazie ad un’esecuzione  priva di ogni retorica superflua, da parte dell’ensemble, si è riuscito a far risaltare l’immagine anche di  un’ associazione che intende svelare musica e arte visiva  come muse affascinanti e misteriose. I giovani trombonisti hanno spaziato dall’ “Olympic Fanfare and Theme” di John Williams composta per le Olimpiadi di Los Angeles del 1984, al mottetto rinascimentale di Thomas Tallis “If ye Love me”. A un sostanziale disinteresse dimostrato dai compositori durante il Settecento e la prima metà dell’Ottocento, seguirono, a partire dalla seconda metà del secolo, nuove composizioni per formazioni di ottoni dietro la spinta dovuta allo sviluppo dei complessi bandistici. Nel Novecento un ulteriore impulso venne dalle contaminazioni con la musica afroamericana e la costituzione delle prime band jazzistiche, ma sarà solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, che verrà codificandosi la formazione di ottoni. Con un po’ di storia dello strumento e molta musica, Rocco Angelillo ci ha condotto nel mondo del trombone dalla musica jazzistica al repertorio della musica per film con temi noti tratti dai celebri western di Ennio Morricone, sino alle gemme di Rota e John Williams e il coinvolgente Hans Zimmer, passando per la Turandot di Puccini, prima di chiudere in bellezza con un canzoniere napoletano “Napoli Bone”, con i compiti sonori suddivisi in base alla gamma timbrica di ogni strumento, con naturalmente spazi solistici. Da applausi il sostegno propulsivo delle percussioni, un motore perpetuo, vero ago stabilizzatore dell’intero gruppo, che ha risposto alle varie chiamate al proscenio del pubblico con “A città ‘e Pulecenella”.