Ritornano in città Alessandra Crocco e Alessandro Miele, ospiti della IV Stagione di Mutaverso Teatro, per rappresentare da stasera a domenica “Come va a pezzi il tempo” in una location segreta
Di OLGA CHIEFFI
“Allora credi che come va a pezzi il tempo dovrebbero andare a pezzi anche le case?… Non c’è bellezza senza malinconia e non c’è malinconia senza la cognizione che tutto è destinato – uomini, nomi, libri, case – a andare in polvere…Le cose belle si fanno sempre più belle fino a un certo loro apice e poi decadono e infine svaniscono, sfiatando ricordi mentre marciscono.” Prende il titolo da una significativa frase di “Belli e dannati” di Scott Fitzgerald, il penultimo appuntamento della IV Stagione Mutaverso Teatro, ideata dal direttore artistico Vincenzo Albano di ErreTeatro, “Come va a pezzi il tempo”, una prima assoluta in Campania, un ritorno in città per Alessandra Crocco e Alessandro Miele del progetto Demoni, dopo lo spettacolo dedicato a Fëdor Dostoevskij, evento clou dello scorso cartellone. Tre le date, da stasera al 7 aprile, in una location top secret, fuori dai teatri, che sarà comunicata solo al momento della prenotazione, obbligatoria anche per gli abbonati. Lo spettacolo prevede cinque repliche giornaliere, per massimo cinque spettatori alla volta, per rappresentazioni che si terranno dalle 17 alle 22. “Come va a pezzi il tempo”, spettacolo ancora una volta site-specific che sarà ospitato in una casa del centro si riaggancia nel titolo e nel leitmotiv al progetto Fitzgerald dei due attori “Lost generation”. L’idea è quella di far immedesimare lo spettatore testimone dei passaggi chiave della storia di una coppia che si divide. La casa è forse lo specchio più fedele delle persone che ci abitano. Raccontare una casa significa osservare i dettagli, quel mobile o quella mensola, quella scrivania ticchettio dell’orologio. Poi la vita cambia e lascia il conto: un conto che sa di abbandono e di amarezza. Quella casa va lasciata andare. Questa proietterà negli anni nuovi ricordi, alimenterà quelle mura di luci, colori, suoni e sapori completamente diversi. Non bisogna esser schiavi delle proprie tradizioni, della passione dei propri remoti sentieri, dei propri amati spazi, è necessario aprire i cassetti, lasciar andare i ricordi le emozioni, in modo che possano vivere per sempre. Noi seguiremo in silenzio, senza interagire fisicamente, coi due attori, ma solo empaticamente, in un climax di assenza-presenza, per ritornare a prendersi cura di una “nascita”, tra segreti da mantenere e incognite da dissolvere, attraversando le stanze della casa misteriosa, che vogliono raccontare appena sfuocati microdrammi di vita quotidiana. Crocco e Miele, coppia di attori campani migrati a Lecce, fanno un passo ulteriore nel loro percorso di ricerca sulle dinamiche e sul significato della coppia: se il precedente lavoro era un’opera frontale che si ispirava a una vera biografia – quella tormentata di Zelda e Francis Scott Fitzgerald –, in “Come va a pezzi il tempo” i due attori-autori riescono a creare una storia universale partendo dal piccolo, dal banale, dal quotidiano. Un teatro che scava nell’intimo e lì rimane, parlandoci direttamente e profondamente e proprio per questo facendosi universale, attraverso scene vissute come se fossero davvero lì accadute e che riescono a parlare a tutti con grande intensità e semplicità.