Un patto tra la Cgil ed il comitato Salute e Vita per risolvere la drammatica questione dell’inquinamento ambientale. Obiettivo: trovare un accordo con i Pisano e le istituzioni preposte per dare immediato avvio alle procedure per la delocalizzazione delle Fonderie. Si è tenuto ieri mattina, presso la sede del sindacato in via Manzo, l’incontro tra i vertici della Cgil, della Fiom, i rappresentanti di Salute e Vita e la rappresentanza sindacale unitaria delle Fonderie Pisano, pomo della discordi in materia ambientale nella zona di Fratte e della Valle dell’Irno. La parola d’ordine è stata, ancora una volta, delocalizzazione e tutela della salute sia per i cittadini che per gli stessi operai della gigantesca fabbrica di via Dei Greci. Delocalizzazione cui dovrà corrispondere l’assoluto mantenimento di tutti i livelli occupazionali e che non dovrà essere vissuta come un fattore negativo ma, all’opposto, come una nuova possibilità. Una possibilità, quella della delocalizzazione, che già negli anni scorsi fu avanzata dagli esponenti della Fiom ed i rappresentanti sindacali dell’azienda stessa, ma che è stata poi miseramente accantonata nel corso del tempo da parte degli organi preposti. «Tutti condividono la necessità di salvaguardare i livelli occupazionali – affermano Francesca D’Elia della Fiom, Maria Di Serio della Cgil e Lorenzo Forte del comitato Salute e vita – Anzi la convinzione generale è che una nuova azienda potrebbe rappresentare un volano di sviluppo ulteriore per una fabbrica più innovativa, tecnologicamente avanzata, moderna e rispettosa dell’ambiente a garanzia dei lavoratori, dei cittadini e di uno sviluppo industriale ed occupazionale dei nostri territori che, invece, vivono oggi una fase di grossa crisi e desertificazione industriale. Questo al fine di eliminare qualsiasi allarmismo tra i lavoratori, fortemente preoccupati per le prospettive».
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