De Simone: Sostenere Cgil nei referendum - Le Cronache Ultimora
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De Simone: Sostenere Cgil nei referendum

De Simone: Sostenere Cgil nei referendum

Andrea De Simone dopo anni di attività istituzionale, oggi è a capo dell’organizzazione di Sinistra Italiana in Campania.

Di nuovo in campo?

Direi di nuovo ad organizzare e promuovere, meglio. Per recuperare forze all’impegno civile, per ascoltare chi non ha rappresentanza, per riannodare le fila di un dialogo, per riavvicinare la buona politica alle persone, per dare una mano alla crescita ed all’affermazione di una nuova classe dirigente della sinistra.

Sale gremite e pubblico attento alle presentazioni del “Giovane Enrico”?

E’ una esperienza meravigliosa quella di rincontrarsi. La politica non può ridursi alle comunicazioni social o assistere ai talk show tv. Davvero tanta gente alle presentazioni del nostro romanzo e soprattutto tanti giovani. Cresce un bisogno di partecipare, parlare, ritrovarsi, in un momento particolare della nostra vita democratica nel quale aumenta il numero di persone che non vanno ai seggi e si formano governi nazionali e locali che rappresentano una minoranza. E’ forte dunque, l’esigenza di recuperare al voto ed all’impegno la maggioranza del paese.

Come si può fare?

Recuperando la funzione più nobile dei partiti politici che non possono ridursi  a comitati elettorali, centri di affari e di potere, occasione per carriere di un personale mediocre. Ed oggi la politica ha una grande occasione per riprendere un ruolo. Penso ai partiti di centro sinistra in primo luogo. I lavoratori italiani hanno bisogno di una rappresentanza credibile. Lo richiedono la classe operaia, i tanti lavoratori precari, le ragazze ed i ragazzi dei call center, i braccianti extracomunitari delle nostre campagne, i ciclofattorini o rider delle pizzerie, i giovani professionisti con partite iva di un ceto medio sempre più povero. I sindacati da soli non bastano a dare voce al variegato, complesso mondo del lavoro.

Già non solo i sindacati?

Infatti non solo i sindacati. La sinistra c’è se rappresenta il lavoro e a sinistra  c’è bisogno di un “partito del lavoro”. La Cgil ha promosso referendum su temi di particolare interesse. Non c’è ancora la data ma non si esclude che nei prossimi giorni il Governo possa fissarla accorpando i referendum con le amministrative di primavera. I referendum sono un’occasione non solo per la Cgil ed i suoi  iscritti ma per tutti gli italiani che vogliono contare e contribuire ad affermare diritti e tutele. Ho già detto che in Italia votano in pochi perché prevalgono sfiducia e rassegnazione. Tuttavia i referendum trattano argomenti che riguardano tutto il paese: la possibilità di reintegrare  nelle imprese lavoratori licenziati ingiustamente nel caso di assunzione dopo il 2025; l’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato; per superare la precarietà dei contratti di lavoro; per garantire lavoro sicuro nel sistema di appalti e sub appalti; per i diritti di milioni di italiani senza cittadinanza.

Non sarà facile raggiungere il quorum

Si deve avere fiducia. Gli italiani non vanno ai seggi se pensano che è inutile, che nulla cambi e dobbiamo ribadire che non è cosi, pur rispettando il loro profondo malessere. I temi referendari son vicini a noi più di quanto si possa immaginare. Riguardano la vita delle famiglie italiane. Con il voto si possono cambiare leggi che diversamente peggiorerebbero le condizioni del paese e produrrebbero un arretramento su diritti fondamentali. Il segretario Cgil Maurizio Landini si è rivolto ai cinque milioni di iscritti al suo sindacato ed ha chiesto che ognuno di essi possa parlare con almeno cinque elettori per convincerli ad andare ai seggi. Ecco che fare. Più di venticinque milioni di elettrici ed elettori italiani devono conoscere gli argomenti di cui si parla nelle assemblee sindacali, in tv e sui social. La sinistra deve fare in modo che anche nelle piazze, nei mercati, con gazebo e comizi volanti, si incontrino i cittadine e le cittadini per   promuovere discussioni e confronti.

Si deve tornare in piazza dunque?

Non bisognava mai abbandonarla. E per piazza intendo i quartieri, le periferie, i luoghi dove vivono e si incontrano persone. Con i referendum la sinistra ha la possibilità di tornare a parlare a settori vitali della società che nel corso degli ultimi anni si sono sentiti abbandonati. Non ci si può limitare alle analisi post voto senza proporre altre prospettive di futuro. Se le destre hanno occupato spazi nel nostro mondo c’è una responsabilità della sinistra ed allora bisogna agire non parlare, non limitarsi al post sui social. Io penso che bisogna sostenere  la Cgil con grande forza. Non lasciarla da sola nella battaglia referendaria e, dunque, penso che sia dovere di ognuno di noi contribuire al raggiungimento del quorum e vincere. Non si vota per un partito ma per garantire la democrazia non solo i diritti. Io mi batterò per costituire ovunque, in ogni piccolo e grande centro, i Comitati dei cittadini per il SI.

Democrazia? Perché?

Perché nel mondo la ricchezza ed il potere sono in mano a poche persone. Per loro la democrazia non è compatibile con la libertà e ci sono pericoli anche in Europa. Serve una mobilitazione massiccia per affermare una idea diversa di libertà e la nostra è quella che si fonda sulla redistribuzione più equa della ricchezza, sui diritti dei paesi più poveri, sull’accoglienza e la solidarietà tra le persone, sulla giustizia sociale, la pace. Siamo ad un passaggio epocale ed è necessario che nessuno resti a casa e rassegnarsi all’idea che poche persone decidano i destini del mondo. Bisogna ricostruire rapporti interrotti, tornare a discutere, recuperare relazioni e dire con chiarezza chi vogliamo rappresentare e con quali politiche e visioni. Per noi ci sono le persone, la dignità, il lavoro, la democrazia. I nostri avversari sono quelli per i quali c’è solo profitto, mercato, odio, guerre.

Dunque una vera e propria campagna elettorale per i referendum?

Una grande campagna elettorale, giusto. Mi sento impegnato come  fossi candidato in prima persona. Con “Il Giovane Enrico” io e Tonino Scala abbiamo partecipato a numerosi  appuntamenti e incontrato centinaia di persone. Ad oggi sono programmati oltre quaranta eventi ed ogni giorno abbiamo altre richieste di date. Saranno anche occasioni per stabilire nuovi appuntamenti sui temi referendari. Bisogna informare, costituire Comitati, promuovere iniziative. Chi ha avuto un ruolo dia una mano. In questi giorni abbiamo parlato di Berlinguer, di ideali e di sentimenti con tantissimi giovani. Ad essi vorrei ricordare un altro grande Italiano, Sandro Pertini, per il quale la libertà senza giustizia sociale è solo libertà di morire di fame. Berlinguer e Pertini non avrebbero mai lasciati soli i lavoratori ed i giovani italiani in una fase difficile e delicata, in un mondo sempre più ingiusto.  Sarebbero stati in campo.