De Luca, un uomo solo al comando - Le Cronache
Attualità

De Luca, un uomo solo al comando

De Luca, un uomo solo al comando

di Salvatore Memoli
De Luca non è quello che si vede né quello che si crede. De Luca è altro! É molto di più e molto di meno. É un uomo che ha un disegno politico chiaro ed anche obiettivi ben precisi. Non flette mai, non cede e non si concede deroghe nell’attività politica che sa bene essere il campo minato più insidioso e più minaccioso dell’agire umano. Noi lo abbiamo caricato di satira ed egli stesso si è concesso ad una rappresentazione di sé che sa bene non appartenergli. Perché lo ha fatto? È lungo da spiegare ma non è difficile. Tanto quanto parlare di lui, senza cadere nel livore o nel narcisismo del suo personaggio.
Il politico in De Luca è connaturato alla sua stessa personalità, non è una sovrastruttura che ha costruito per comodità. É profondamente un uomo del sistema ed dell’antisistema. Insomma è radicata in lui la convinzione che la politica non è una stagione della vita ma è la vita stessa, da vivere sul filo di una tensione sociale che permette i cambiamenti che migliorano tutti. É un pò come la Chiesa semper renovanda, vecchia e nuova, secondo le circostanze. Rivoluzionario e conservatore, pronto a dare spallate ed a nascondersi dietro ai manganelli e i lanciafiamme. Insomma sempre sul pezzo, capace di farsi trovare preparato e cosciente, anche quando scelte allampanate lo collocano tra quelli che sono fuori da qualsiasi omologazione. Sembra moderno ed innovativo, in realtà difende il suo orticello, nel quale fa entrare poche persone, anche quelle palesemente non meritevoli che difende contro tutti come un esercizio di lealtà che invero è la prova di un capocorrente con stomaco da struzzo. Per lui la lotta non è un mezzo, è il fine stesso di una coscienza politica che deve tutelare i più deboli. Quelli che egli ritiene deboli in una scala di valutazione che è superata da una sociologia mutevole e dissacrante. Si conserva dissacrante e alternativo, il compagno di un tempo che non c’è più e che vive nelle sue reminiscenze emotive, quelle che eccitano al canto di bandiera rossa, anche se la bandiera è variopinta o scolorita. Egli fa credere che la sua parte deve essere rivoluzionaria senza essere cialtrona ed opportunista. Le più grandi battaglie di De Luca sono state fatte contro quella fascia di compagni e di operai che tendevano ad adagiarsi in una dimensione di tornaconto personale che portava ad ignorare la coscienza di se stessi e l’obiettivo della lotta contro sistemi che non camuffano l’agio per convenienza.
De Luca è molto di più ma anche meno. Non è il raffinato amministratore che fa credere. Non penso che abbia cognizioni chiare di un bilancio, a parte quello che ha imparato, anno per anno, di cui spesso si dimentica, quando accelera su utilizzi di fondi che fa trasmigrare tra voci dello stesso bilancio, con il consenso dei suoi yes man.
Anche di urbanistica sembra avere sue convinzioni che impone con la forza del suo consenso e del suo potere. Dalla sua fantasie sono nate cose che molti collocano ancora nel novero dello scandalo ed obbrobrio del suo trentennio. È un uomo che accelera sull’ambiente e ricade nella costruzione di grattacieli, che nessun buontempone della politica aveva mai immaginato prima di lui.
Insiste sulla coerenza politica e recluta chiunque gli torna utile, senza neanche turarsi il naso. Anche quelli sulle cui vicende personali, trascorse nelle patrie galere senza colpe, gli hanno spianato la strada.
Non è bravo lui, è sempre convincente il potere che scaturisce dall’apparato che gestisce.
È talmente rivoluzionario da avallare una marcia su Roma, mascherandola per dissenso. Ed è proprio lui, il nemico dei baroni di un tempo della società italiana, che alla fine si sfibra nella giusta difesa del terzo mandato per sé che resta pur sempre la corsa più conservatrice al trono.
Insomma le bagattelle di De Luca iniziano con “uè” e si chiudono con una grande insalata politica di un uomo sempre verde che consuma se stesso. Un uomo di difficile collocazione, un uomo di potere, la parabola plebea più pittoresca del nostro tempo politico tramutata in nobiltà, una deriva personalistica. Mentre lo fa, ignora che potrebbe fare altro anche più utile a se stesso ed a tutti!