di Andrea Pellegrino E’ uno dei fedelissimi di Antonio Bassolino e lui si dice «orgoglioso ed onorato». Sulle Regionali pensa che se non ci sarà accordo si andrà verso primarie di coalizione. Chiude a de Magistris ma non ad accordi sui territori. E’ Antonio Marciano, consigliere regionale del Pd che alle scorse elezioni incassò ben 22mila preferenze nel collegio di Napoli ed ora si prepara per una nuova campagna elettorale. «Se siamo stati morbidi nei confronti di Caldoro? In alcune occasioni sì. Ma De Luca non doveva abbandonare lo scranno consiliare». Onorevole Marciano parliamo di Regionali. Per ora nel Pd regna il caos. Quale strada indica per la scelta del candidato Governatore? «Non parlerei di caos. Mi sembra che ci sia solo un dibattito interno molto forte. Se il Pd ha un difetto è quello che si discute ed appare come un partito confuso. Ci sono delle ipotesi in campo per le Regionali ma tali ipotesi si misureranno con le primarie. Se poi ci sarà un nome forte ed autorevole che sia riconosciuto non solo dalle forze del Pd allora andremo avanti così. Ma deve essere un candidato non solo del Pd, bensì deve essere percepito come valida alternativa a Caldoro. E il dato anagrafico non deve essere l’unico requisito, perché accanto alla carta d’identità occorre avere competenza, riconoscimento, autorevolezza e capacità. Anche perché in caso di vittoria andremo ad ereditare una situazione abbastanza complessa in Regione Campania. Se c’è questo nome è bene, se no andremo alle primarie che si svolgeranno secondo regole scritte da una apposita commissione. Tra le ipotesi in campo, c’è quella di Enzo De Luca che già protagonista di una precedente battaglia ma c’è anche quella di una generazione più giovane che procede, diciamo, al tempo di Renzi. Vedremo». L’opposizione in Consiglio regionale è accusata – anche dallo stesso Vincenzo De Luca – di essere stata troppo morbida nei confronti di Stefano Caldoro… «Innanzitutto avrei preferito che Vincenzo De Luca rimanesse in consiglio regionale. Il fatto che abbia lasciato il Consiglio è stato un problema non da poco anche nei confronti dello stesso elettorato. In linea generale abbiamo pagato anche questo. Così come l’uscita dopo la sconfitta di Luigi Nicolais (contro Cesaro) in Provincia di Napoli e quella di Morcone (contro de Magistris) al Comune di Napoli. Questa stagione non è stata positiva. Non è che se si perde si va via dalle istituzioni. Non ci si candida solo per vincere. Ed Enzo De Luca è stato il primo che ha creato questo problema, abbandonando il suo posto in Regione. Quanto all’opposizione – premetto che parla con uno che ha fatto battaglie anche in una posizione abbastanza isolata – penso che quando si inizia a declinare il termine “opposizione” con collaborazione, coesione, ed altro, si inizia a smarrire l’identità, perdendo quella percezione di alternativa ai programmi di governo. Certo è che avremmo potuto alzare la voce su determinati argomenti. Ma devo dire che siamo rimasti schiacciati anche da alcune componenti (tipo organizzazioni sindacali) che in un momento difficile per il lavoro ed occupazione ci hanno fatto desistere su alcune tematiche. Sono stati episodi che hanno rischiato di appannare il profilo della nostra opposizione. E’ evidente, comunque, che siamo davanti ad un governo regionale dell’incapacità e dell’assenza. Su questo non ci sono dubbi». Si discute – non senza polemiche – di un possibile accordo con de Magistris, le cosa ne pensa? «E’ complicato fare accordi con chi non ha voluto parlare all’inizio della legislatura. Anzi che viveva quasi con imbarazzo un possibile dialogo con le forze politiche. Noi dalla nostra ci siamo mossi nella linea di attenzione verso Napoli (cito l’impegno per il decreto Salva Napoli) ma il governo cittadino, sotto il profilo della qualità, è da bocciare. E non porto solo una considerazione personale, bensì è la voce ed il sentimento anche di quella borghesia che aveva puntato su quella candidatura per poi bocciarla poco dopo. E’ complicato, anzi dico che sia impossibile, fare alleanze sia sulla città metropolitana che per le regionali. Se proprio de Magistris tiene a riconquistare il rapporto con i partiti, ebbene che dia una segnale di resa. Se ci sarà questo bagno d’umiltà, allora ci sarà discussione, in caso contrario, se ci sarà arroganza, impossibile sarà il dialogo». De Luca ha detto che la “partita è comunque difficile” perché il distacco è minimo con il centrodestra e sui territori è ancora peggio. Ed è per questo che apre ai moderati e ai civici. Lei è favorevole a queste aperture? «La partita non è affatto scontata. Chi ha votato il Pd alle Europee non sempre ha scelto lo stesso partito sui territori. Anzi in alcune realtà si è completamente ribaltato il risultato, Questo chiama al senso di responsabilità dei dirigenti cittadini. Insomma di tutti coloro che hanno un ruolo all’interno delle istituzioni e negli organismi di partito. Dobbiamo accentuare sul territorio quel profilo di rinnovamento che Renzi ha posto. E sui territori, sulla scia di ciò, dobla costruire le alleanze giuste per la Campania». Lei è un fedelissimo di Bassolino, auspica un ritorno in campo dell’ex Governatore? «Sono onorato per l’appellativo di “fedelissimo”. Non fosse altro che quella stagione ha tracciato un segno importante per Napoli, per il Governo della Campania ed anche per il Mezzogiorno. Onestamente non ne ricordo altre. Credo che Antonio abbia segnato un pezzo di storia democratica e politica di questo territorio ma nel contempo è consapevole che quando si chiude un ciclo il cambiamento è inevitabile. Naturalmente fondamentale è il suo contributo di idee, di letture e di visione strategica. Devo dire che in questi anni attraverso la Fondazione Sudd ha svolto un ruolo importante anche intervenendo in alcuni settori e tematiche strategiche».
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