Salvatore Memoli
Si fa un po’ fatica a seguire un De Luca che qualcuno vorrebbe alle corde. La scenografia dietro di lui parla da sola. Chiaramente ha un messaggio positivo ed uno negativo. Tra un grido di speranza che De Luca attribuisce a Papa Francesco “ Non abbiate paura” ma che in realtà fu prima di Giovanni Paolo II, nel giorno del suo inizio di pontificato, e un’amara constatazione che ha toccato la vita di tanti cittadini offesi da una giustizia ingiusta, senza possibilità di riscatto, “ La legge ( non) é uguale per tutti. Due frasi significative che attraversano la storia recente carica di emozioni e reazioni che, però, ha determinato un tempo di forte riscatto dell’umanità, un prendere coscienza che anche i messaggi più trascendenti del tempo passano attraverso la scelta di un impegno vero dell’umanità. Cioè a dire, ai grandi risultati si arriva non abdicando alle prerogative che fanno dell’uomo un combattente, un vincitore che suda per i suoi giusti obiettivi.In mezzo a quelle frasi che fanno di De Luca un “cristiano assurdo”, un ultimo epigono di un impegno gravoso, responsabile, rivoluzionario, di un Rinascimento politico che riscatta le epoche di tutti i tempi da qualsiasi assuefazione e sottomissione schiacciata al dolore e all’ineluttabile che vorrebbero piegare la storia a luogo sottoposto a immobilismo, De Luca sceglie di combattere. Ha sempre pagato di suo, in tanti anni di confronti titanici con avversari che avevano il volto dei suoi stessi sodali più degli avversari che si attenderebbero all’appuntamento sul ring della vita. De Luca lancia la sua sfida ferale e mostra tutta la sua valorosa armatura che lo protegge. Tutti vedono quella, io cerco il suo tallone insidioso. Per vederlo bisogna conoscerlo bene, saper cogliere i particolari, andare oltre le apparenze. Tutti seguono un logico eloquio razionale, in contrappunto alla facile decisione del Governo di destra d’impugnare la Legge elettorale regionale. Quella che consentirebbe a De Luca di andare oltre i limiti del doppio mandato. Il parlare di De Luca è troppo tranquillo, conciliante, da professore del liceo, di uomo dotto che afferma una cosa ripetuta tante volte e all’apparenza tanto vera da sembrare ovvia e capita da tutti. Ma la sua voce è attraversata dalla delusione, un richiamo evidente a un disagio interiore molto vicino a chi sente il peso deluso di una realtà che vuole distruggergli il mito di una storia politica scritta con la fatica e il pegno di chi ha investito tutto per ottenere i suoi risultati. È come vedere un protagonista intemerato scendere in campo sapendo che la sua corazza non basta. Uno che parla per fare paura e dentro sa già che è lui ad avere paura! Non la paura dei vigliacchi, la paura di chi non riesce a capire su quale parte del fronte comparirà l’avversario con l’arma micidiale. La posizione di De Luca è condivisibile per le motivazioni che ha utilmente addotte a difesa della sua posizione. Disparità di trattamento, strabismo politico del Governo, corretta interpretazione del dato normativo e competenza della Regione nella materia elettorale che non ha usurpato nessun potere allo Stato centrale. La conferenza di De Luca è stata seguita dai suoi fedelissimi e da molti elettori ma questo dato non è indicativo di una fedeltá che potrebbe vacillare in ogni momento. Il tempo è lungo e sottoposto a variabili che dipendono da troppe interferenze.La Corte Costituzionale deciderà a breve. Non credo che De Luca non abbia argomenti e professionisti adeguati per patrocinare la legittimità del suo ordinamento regionale. De Luca potrebbe essere risollevato da una pronuncia coraggiosa ed equa della Corte dal peso dell’angolo dove vorrebbero chiuderlo innanzitutto i suoi compagni. Perché molti di noi osservatori capiamo che i suoi nemici sono nel suo partito. In quel partito “ di anime morte” che si rivitalizzano per far perdere le elezioni ad un compagno e per regalare la Campania ad una destra che non vuole vincere.Non hanno il coraggio di dirgli in faccia che non piace. Gli costruiscono incompatibilità fondate su leggi preservativo di un potere che non rispetta le volontà degli elettori.Se De Luca perdesse, però, potrebbe vincere lo stesso. Vincere una battaglia politica per riformare il suo partito e dalla base liberarlo da quella segretaria troppo poco comunista e sempre più armocromatica anziché capace di fare sintesi tra le diversità dei suoi iscritti. Respingere De Luca non aiuta il PD ad essere migliore ideologicamente.Vincere una battaglia senza sapere che i grandi temi di governo politico saranno difesi e sostenuti da lui nelle grandi piazze mediatiche con il suo potere mediatico e i suoi consensi che alla fine faranno registrare molti fatti nuovi, è la più ovvia realtà.De Luca nella sua voce incerta sapeva bene la lotta che lo aspetta. E, se si tratta di lottare, molti lo seguiremo in questa stagione di apatia politica che risveglia entusiasmo e impegno civico per costruire il futuro.Ma, in fondo, il suo “equilibrio astrale” ce lo restituirà per anni ancora alla guida della Regione Campania.Molti se ne facciano una ragione!