«Nella stessa città in cui è stato sindaco per tanti anni, ora stanno arrivando i fischi, in quanto si sta scoprendo il velo del fallimento della sua politica per una parte della popolazione della città. Ci lasci lavorare in pace e lasci l’amministrazione comunale libera di fare il proprio lavoro. Lasci vivere in pace Salerno». E’ garbata ma, allo stesso tempo, molto incisiva la replica di Daouda Niang, presidente dell’associazione Senegalesi di Salerno, al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Il governatore, qualche giorno fa, nel corso di un incontro pubblico, non aveva esitato a definire il referente della comunità senegalese “un mezzo camorrista”. Parole che hanno suscitato numerose polemiche e che hanno indotto anche Gaetano Amatruda di Forza Italia a offrire tutela legale gratuita a Niang, nel caso in cui inteda sporgere querela. Niang, dal canto suo, dopo 24 ore ha deciso di scrivere una lettera al presidente De Luca, non risparmiandogli accuse.
«C’è un problema, perché lei mi ha attaccato, come ha fatto in altri casi con altre persone, che si confrontano intellettualmente, mentre si trova in difficoltà non riuscendo a trovare le adeguate soluzioni per le esigenze dei cittadini della Campania. È accaduto anche altre volte che lei cerchi di criminalizzare chi la affronta per individuare delle soluzioni, soprattutto quando evidenzia i limiti della sua azione politica, come nel caso dei mercati etnici in città, entrambi praticamente falliti».
Un atteggiamento che, secondo Niang, ha radici ben precise nell’incapacità, da parte dell’ex sindaco di Salerno, di risolvere problemi che – tra l’altro – non lo riguarderebbero più: «Lei mi provoca ma io, anzi noi senegalesi – si legge ancora nella missiva del presidente Niang –, siamo tutte persone educate e rispondiamo con la nostra calma, interessati ad affrontare i problemi che lei, purtroppo, non è più in grado di risolvere. Probabilmente, guardandosi ad uno specchio capirebbe, Presidente de Luca, che i suoi tempi sono passati. Ora, la prego, ci lasci vivere in pace, non continui con dichiarazioni contro me e tutti noi che sarebbe difficile ritrovare anche nelle aree di estrema destra: noi, come tanti salernitani, come tantissimi napoletani e campani, sappiamo cosa sono razzismo e discriminazioni. La prego, non alimentiamo questi sentimenti così pericolosi».
Un accorato appello a cui se ne accompagna un altro, ovvero quello di lasciare libera l’amministrazione comunale di fare il proprio lavoro, senza ingerenze né pressioni esterne: «Non leghi le mani agli amministratori di questa città e, sicuramente, i problemi si affronteranno con spirito di partecipazione. Lasci vivere in pace Salerno, che le ha dato tutto di tutto: accetti l’idea che non è più sindaco di questa città. E, infine, accetti l’idea che l’agenda dei problemi non la definisce solo lei, ma anche gli altri. Lei non sa niente di preciso della nostra comunità».
Infine, Daouda Niang si rivolge al primo cittadino Enzo Napoli affinché «prenda tutta la responsabilità di individuare soluzioni opportune» alla questione che vede i venditori ambulanti senegalesi ancora senza un’area ben precisa dove poter svolgere il proprio lavoro quotidiano. «Siamo interessati a trovare soluzioni ai problemi, come abbiamo dimostrato, ancora una volta, chiedendo ufficialmente la concessione dell’area di via Calò come spazio di vendita – conclude il presidente dei senegalesi nella sua lettera – È chiaro, allora, presidente de Luca, che lei può fare ciò che vuole, ma non può toglierci il nostro amore per questa città, né, tanto meno, la nostra dignità».