Da Torino a Catania, i politici di sempre. Intercettare necesse est - Le Cronache Ultimora
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Da Torino a Catania, i politici di sempre. Intercettare necesse est

Da Torino a Catania, i politici di sempre. Intercettare necesse est

di Aldo Primicerio

Dal selfie di Bari con i parenti di un capoclan, al presunto incontro con un boss a Catania. Dagli imbarazzi dem di Torino, agli arresti in Irpinia. La questione morale torna ad accompagnare la politica e tutti gli schieramenti in questa marcia di avvicinamento alle europee. Una marcia costellata di boriose candidature che poi dovevano miseramente essere ritirate dopo l’arrivo della comunicazione di garanzia. E questo a Torino, come a Bari, e poi Avellino, fino in Sicilia. Personaggi poliedrici e polipartitici, dei veri Tarzan della politica, capaci di avvinghiarsi alla liana di turno. Per passare dall’Udc al Pd, e poi ad Italia Viva, che qui chiamiamo ‘a sporta ‘ru tarallaro cioè una sorta di contenitore misto (spesso di rifiuti), fino alla Lega. Neanche una scimmia sarebbe così capace di tali volteggi aerei. Spesso gente indagata 4-5 volte, ma abile nel destreggiarsi e sfuggire al rinvio a giudizio, gente capace di spaziare tra incarichi promessi a parenti di amici politici, sottilmente preparata a bonificare le proprie segreterie politiche dalla presenza di cimici ascoltatrici.

 

Prima Repubblica. Giravano tangenti e voti di scambio, o invece forse altro?

Sparliamo e sentenziamo su Tangentopoli e sulla Prima Repubblica. Ma quella era gente seria, persone di grande livello, ci riferiamo i politici , che non scambiavano per soldi come i corrotti di oggi, ma per i consensi, i voti alle urne. A prendere le tangenti, magari, erano loro conoscenti. Per 20 anni anche noi abbiamo frequentato, con goliardico disinteresse, le segreterie democristiane. Abbiamo visto spostare gente migrata al Nord per un impiego statale ed avvicinarsi a casa, ma non abbiamo mai visto circolare soldi. Mani Pulite la chiamavano, per star dietro al martellatore di Bisaccia che in Tribunale, mostrando le mani con gesti ieratici, massacrava Craxi e Forlani. Lo ricordate Antonio Di Pietro? Oggi l’abbiamo tutti un po’ dimenticato, ma da membro del pool di Milano di Saverio Borrelli, scoperchiò il vaso di Pandora della cosiddetta Tangentopoli, polverizzando il sistema dei vecchi partiti, la Dc in testa. Ministro dei governi Prodi, fondò Italia dei Valori, poi fu lui stesso sotto inchiesta della Procura di Brescia, ma sempre assolto, e poi della Procura di Roma per offese all’allora presidente della Repubblica Napolitano, ed anche lì con un nulla di fatto. Una meteora, perché poi è scomparso rapidamente dalla scena politica, dandosi alla produzione di – si racconta – un ottimo vino ed olio nei suoi fondi molisani.

Alcuni politici oggi: infedeli, voltagabbana, i disonesti di sempre, e per giunta amici dei mafiosi

Eppure Mani Pulite non ha insegnato nulla se leggiamo gli ultimi accadimenti che in questi giorni hanno trasversalmente interessato l’Italia da Torino a Catania. I politici, a quanto pare, sono rimasti gli infedeli ed i voltagabbana di sempre, anche se con uno spessore politico e culturale assai diverso, da quello spesso e stratificato di ieri a quello miserabile ed infimo di oggi. Molti di loro sono i disonesti di sempre, ed alcuni sono gli incorreggibili amici dei mafiosi. Sono anni che il rapporto mafia-politica va avanti indisturbato e nulla sembra poterlo fermare. Un volta, molti ricorderanno, il connubio politica-mafia era uno dei vessilli che si agitavano nelle campagne elettorali per distinguere il marcio dal pulito delle candidature. Oggi siamo rattristati se pensiamo ai magistrati, ai giornalisti, alle persone comuni, donne giovani persino ragazzini uccisi da Cosa Nostra, e poi vediamo quel che accade nella stanze di sindaci e pubblici amministratori che diventano teatro di sporchi accordi per fare soldi e consolidare potere. Un tradimento del giuramento di fedeltà allo Stato ed alla gente quando si rivestono cariche pubbliche alle quali si viene eletti dal popolo. Queste persone – spesso anche le loro mogli, compagne, madri, suocere o amici e parenti – veleggiano nel mare della corruzione e del ladrocinio senza neanche vergognarsi o pentirsi.

 

E di fronte a questo mare di disonestà, si pensa ad ostacolare i magistrati, limitare le intercettazioni, abolire il reato di abuso d’ufficio

E’ la cosa che colpisce di più. Invece di proporre una serrata lotta alla corruzione, si pensa di modificare l’uso delle intercettazioni. Si vuole continuare quella lotta, ricordiamo tanto cara all’indimenticato Silvio, di contrasto all’uso delle intercettazioni, con aperte offese alla integrità dei magistrati. Non bisogna spiegarlo, ma è il caso di ribadirlo, alcuni politici, la maggior parte dei sindaci, non accettano di essere intercettati. Sanno che i controlli telefonici, i trojan negli smartphone, le cimici ambientali sono uno strumento essenziale per scoprire i reati. Abbiamo letto che il ministro Carlo Nordio è convinto che questi politici ed i mafiosi non usano i cellulari né tanto meno i telefoni degli uffici in conversazioni sensibili. Ed invece non è così. Le difficoltà di parlare in fonia o di inviare messaggi vocali su Whatsapp, legate a problemi di banda in Italia o alla vetustà di molti telefoni, spesso costringono molti ad usare il cellulare magari ricorrendo a messaggi cifrati o truccati con stereotipi dietro i quali vi sono informazioni. Le argomentazioni banali addotte dal ministro Nordio e dalla premier Meloni, per far passare questa presunta riforma delle intercettazioni, sono misure tese a rendere difficili le indagini della magistratura, ed appaiono quasi una difesa della casta dei colletti bianchi intenta al malaffare. Non si vuole scoperchiare il pentolone degli affari illeciti. Si vuole insomma vivere felici, contenti…e mafiosi. Quella delle toghe che fanno il loro lavoro, quello spesso oscuro umile e ed ingrato dei detectives, viene considerata come un’ingerenza, una invasione di campo, e quindi ecco il cappio alle azioni investigative.

 

“Giustizia ad orologeria”, quando non si ha cosa dire

E quando esece fuori il marcio e scoppia lo scandalo, ecco la Lega e Salvini, nemici giurati delle toghe e delle aule dei tribunali, gridare contro la “giustizia ad orologeria” alla vigilia delle europee, ed invocare subito la riforma. Sciocchi e ignoranti. Perché allora sotto inchiesta politici sia di destra che di sinistra? Si vuole o no favorire una parte e danneggiare un’altra? O è la solita frase ad effetto di chi non cosa dire? Sembra quasi che la politica, destra e sinistra indistintamente, voglia sterilizzare i magistrati, fare la giustizia con i giudici onorari che un giorno siedono da una parte ed il giorno dopo dall’altra da avvocati, sostituire i membri del CSM con persone “terze” estranee alla magistratura, procedere velocemente alla riforma della elezione diretta del premier. Insomma,scusateci, ci sembra quasi di vivere alla vigilia di una disintegrazione della repubblica parlamentare, della “eunuchizzazione” del presidente della Repubblica, di una specie di colpo di Stato. Noi non ci stiamo. E se non lo vogliamo, invitiamo caldamente quel 60 per cento che non va a votare a cambiare idea. Cominciando da ora, dalle europee dell’8 e 9 giugno, facendo tutti noi il nostro diritto-dovere, documentandoci su chi è per i cittadini i suoi diritti e la sua salute, e su chi invece è per le lobbies ed i suoi profitti. E con Terenzio (Phormio) e Cicerone (De senectute) aggiungiamo: Intelligenti pauca.