Da nove mesi senza i figli: la lettera denuncia della prof di Battipaglia Donatella Cipriani - Le Cronache
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Da nove mesi senza i figli: la lettera denuncia della prof di Battipaglia Donatella Cipriani

Da nove mesi senza i figli: la lettera denuncia della prof di Battipaglia Donatella Cipriani

Carlo e Luca (nomi di fantasia) furono allontanati, Il 19 marzo scorso, dopo un blitz  della polizia (che a seguito di denunce di parte sembra sia stato eseguito con modalità quanto meno discutibili) dall’abitazione e dall’affetto della madre Donatella Cipriani, prof di Battipaglia. I due bambini avevano denunciato alla madre di aver subito violenza da parte della figura paterna. Bambini cambiati e più volte ascoltati affinché si portasse luce in una storia che nascondeva troppe zone d’ombra. E così con denunce, registrazioni e filmati alla mano il coraggio di madre dimostrato da Donatella Cipriani è stato “bloccato” da un’accusa di Pas (sindrome di alienazione parentale) che ha portato i suoi bambini lontani da lei e dall’affetto familiare per 9 mesi.   Luca e Carlo chiedono insistentemente di vedere la madre e rifiutano ancora oggi nonostante l’allontanamento, che nulla ha dimostrato, di vedere il padre. Dopo tempo fu stabilito un solo incontro di due ore settimanali presso una casa famiglia di Salerno dove i bambini trascorreranno anche le feste natalizie. La giustizia impiega tempo e troppe sono le relazioni degli assistenti sociali che si contraddicono. Si attende la Cassazione e il ritorno di Carlo e Luca a casa. Ora la mamma, esasperata dal “muro di gomma” contro il quale si sta battendo, ha deciso di scrivere una lettera aperta di denuncia. Noi ve la proponiamo integralmente.

«Grazie a tutti voi per aver impresso a fuoco una data storica nella vita dei miei figli: 15 Marzo 2013, ricorrenza che ogni anno celebreranno così come troppi altri bambini ricorderanno  rievocando il giorno del loro forzoso trasferimento verso un innaturale luogo privo degli affetti familiari. Il loro allontanamento da casa, senza alcun preavviso o una benché minima forma di preparazione al traumatico distacco a cui stavano per andare incontro,  lo avete scrupolosamente disposto sulla base di una CTU in cui veniva diagnosticata la PAS, teoria da voi stessi, successivamente,  disconosciuta in seguito alla sentenza della Suprema Corte. Questa la motivazione della vostra “giustezza della pur penosa decisione”: penosa per voi , figuriamoci per due bambini innocenti di sette ed otto anni. “Ma mica ci uccidono?”, fu il loro grido di dolore  durante quel blitz della polizia e dei servizi sociali. Grazie per aver perseverato, con irremovibile convinzione, nell’isolare i miei figli  da qualsiasi forma di contatto con la loro madre e con  il mondo dal quale sono stati così violentemente strappati via:  essi hanno potuto riabbracciarmi solo dopo ben 73 giorni di totale isolamento . Sono certa che riuscirete ad immaginare la forte emozione che si prova quando dei bambini così piccoli possono finalmente riabbracciare la propria madre, dopo un lunghissimo periodo di allontanamento: anche voi siete stati bambini e siete corsi felici e sorridenti tra le braccia della vostra adorata mamma, quando si ripresentava a voi, dopo un breve periodo di assenza, nel corso delle vostre  giornate allegre e spensierate. Grazie, ancora, per continuare ad  emarginare la figura materna da oltre nove mesi, riducendone la sua presenza ad un solo incontro protetto di due ore settimanali.  I miei figli avranno sicuramente apprezzato il fatto che, nonostante abbiano ripetutamente manifestato il desiderio di poter ritornare a casa o , in alternativa, di vedermi quotidianamente, voi abbiate ritenuto giusto continuare a privarli della mia presenza adducendo una più che valida motivazione: “ciò vanificherebbe l’intervento volto a realizzare il ritenuto superiore interesse dei minori all’esercizio del loro diritto alla bigenitorialità”.  Giustissimo, considerato che i miei figli non hanno mai smesso di manifestare enorme paura e disagio nei confronti del padre, nonché di rifiutare qualsiasi forma di contatto con lui.  Grazie  per aver ribadito e rassicurato, nell’ultimo decreto di dicembre della Corte d’Appello, che “il quadro complessivo risultante dalla documentazione in atti pone in evidenza che i piccoli non abbiano subito alcun significativo trauma della loro attuale collocazione presso la casa famiglia”   Peccato, però, che proprio durante l’incontro protetto immediatamente successivo a questo decreto, i miei figli, in un interminabile e straziante pianto durato circa un’ora, abbiano pronunciato ed implorato ripetutamente ed interrottamente frasi come:” Non ce la faccio più! Ti prego non ce la faccio più! Voglio svenire! Mi devi far svenire, mamma! Per cortesia , fammi svenire! Mamma, voglio morire! Mamma, ti prego, portami all’ospedale! Mi fate schifo! Mamma, voglio andare a casa per sempre!”. Grazie, quindi, per aver rispettato sempre e comunque le loro parole e la loro volontà: ricordate quando lo scorso anno si presentarono spontaneamente al vostro cospetto, chiedendo di essere ascoltati, poiché esasperati dalle ripetute ed estenuanti pressioni per riprendere i contatti con il padre? Erano fiduciosi e speranzosi, perché il giudice era bravo, li avrebbe protetti ed aiutati, e poi era una mamma. Grazie per aver profuso nelle loro menti di bambini e con così tanta dedizione il concetto di giustizia, tanto da far maturare in loro questa convinzione: “I giudici esistono per allontanare i bambini dalla famiglia”. Grazie per continuare a  negare loro ogni forma di contatto, coinvolgimento e socializzazione quotidiana con parenti ed  amichetti; la condivisione di momenti gioiosi e conviviali, quali le feste di compleanno dei compagni di scuola; per averli privati dei loro ambienti familiari quotidiani, quali la loro casa, la loro cameretta, i luoghi della loro crescita,  i  loro giochi, gli ambienti ricreativi; per aver loro impedito di poter gioire delle vacanze estive giocando e divertendosi al mare o nella loro piscina, dove sono soliti trascorrere interminabili ore spensierate di divertimento con gli amici. Grazie per non esservi recati personalmente, voi tutti, nel corso di  questi nove mesi, a far visita ai miei figli presso la casa famiglia, e trascorre un po’ del vostro tempo con loro, a parlare ed appurare che questo è davvero ciò che desiderano dal profondo del loro cuore. Grazie perché i miei figli possono seguire” una dieta alimentare con buoni risultati prescritta dal nutrizionista della ASL”, durante questo lungo soggiorno presso la ‘beauty farm’ casa famiglia, posto che non è per osservare una dieta alimentare che i miei piccoli sono stati strappati alle cure materne. Perdere oltre dieci chili in meno di sette mesi non è da tutti: si potrebbe consigliare ai bambini italiani in sovrappeso il trasferimento forzato in casa famiglia, visto il risultato garantito. Grazie per non aver esaudito l’immenso desiderio dei miei figli di poter riabbracciare un’ ultima volta il loro  caro e tanto amato “nonno”, deceduto lo scorso Luglio in seguito a grave scompenso cardiaco sopraggiunto, non a caso, proprio pochi giorni dopo il vostro diniego alla sua richiesta di poter vedere i nipotini. Pur tuttavia, l’ultimo ricordo in vita che i miei figli conservano del loro nonno risale proprio a quel 15 Marzo quando, disperati e terrorizzati,  chiedevano urlando il suo aiuto, tendendo le loro piccole braccia verso di lui e cercando,  invano, ma con tutte le loro forze e con le loro manine tremanti, il calore di un suo ultimo abbraccio , prima di essere deportati in casa famiglia. Anche allora, purtroppo, questo fu loro fermamente negato. Infine, grazie di cuore per lo splendido regalo di Natale che tutti voi avete riservato loro : vivere e celebrare questa ricorrenza, che per eccellenza rappresenta la festa della famiglia,  lontano dai loro affetti familiari è davvero un dono unico, speciale ed indimenticabile. Difatti, i miei piccoli angeli,  pensando a voi, così scrivono nella loro lettera di Natale: «Caro Babbo Natale, se incontri il Papa di che fa ritornare a casa a me e a mio fratello. Grazie». «Ma il re sentenziò e disse alla prima donna che aveva parlato: “Datelo a lei e non uccidetelo, perché quella è sua madre”. Davvero grazie».

Donatella Cipriani