La sua vita e quella di altri dieci colleghi è sospesa da quattro anni. Il salernitano Luca De Rosa, 35 anni sposato e con un bimbo di 19 mesi, vive con la paura di poter essere licenziato da un momento all’altro. Vigile del fuoco effettivo e prima ancora precario, volontario su tanti luoghi di tragedie ( come ad esempio Sarno) ancora non sa se sarà assunto a tutti gli effetti. «Sono quattro anni che viviamo con la paura di essere licenziati. – ci racconta – Noi viviamo in continua angoscia e non sappiamo cosa altro fare».
La storia che vede protagonista Luca e gli altri suoi dieci colleghi è abbastanza complicata e si intreccia con la burocrazia e la lentezza della macchina della giustizia.
Tutto comincia nel 2007. Viene indetto un concorso per la stabilizzazione dei vigili del fuoco precari. Luca, avendo i requisiti, decide di partecipare. Ma ecco che arriva l’ostacolo.
In corso d’opera il bando di concorso viene modificato e Luca (come altre 700 persone) si trova a non poter più partecipare. Da qui inizia la lunga odissea nelle aule di tribunale. «Abbiamo subito presentato ricorso – spiega Luca – e il giudice ci diede ragione. Per questo motivo nel 2009 partecipammo al corso di formazione ricevendo la qualifica di vigili effettivi».
Ma ecco arrivare il controricorso e Luca si trova ad essere assunto con riserva. «Tra un ricorso e l’altro stiamo combattendo ancora dopo tanti anni. Appena pochi mesi fa, a luglio, siamo stati sospesi e poi nuovamente riammessi dopo quindici giorni per ordine del tribunale in attesa dell’ennesima sentenza che dovrebbe arrivare nell’ottobre del 2013 a meno di un altro rinvio».
Una situazione terribile, una vera e propria spada di Damocle che pesa sulla sua testa e su quella dei colleghi che nel frattempo, come fa notare Luca, non sono più giovanissimi e hanno da pensare anche alla loro famiglia. «Basti pensare – spiega Luca – che dei settecento che eravamo inizialmente, siamo rimasti solo in undici a non volerci arrendere. Altre sei persone sono di Salerno come me, mentre altre quattro lavorano al comando di Cosenza. Non riusciamo più a sopportare questa situazione».
I caschi rossi salernitani sono anche andati a chiedere un aiuto al prefetto ma tutto è stato inutile. «Abbiamo anche chiesto un incontro al Ministro per cercare di poter risolvere il problema al di fuori delle aule del tribunale, ma fino ad oggi nessuno ci ha dato ascolto».
Da qui l’ultimo disperato tentativo: rendere pubblica la sua storia e lanciare un appello affinchè si trovi una soluzione.
«Noi non ce la facciamo più a vivere con la paura che prima o poi potrebbe non avere più un lavoro – racconta la moglie – Lavoro che oltretutto gli fa rischiare la vita ogni giorno. Abbiamo un mutuo, un figlio da crescere e non è facile vivere tutti i giorni con quest’ansia addosso. Mio marito ha sempre sognato di fare il pompiere sin da piccolo e ora che è riuscito a coronare il suo sogno, potrebbe non essere più così».
Insomma, l’ennesima situazione disperata legata al mondo del lavoro. L’ennesimo giovane che non riesce ad avere una prospettiva per colpa della precarietà.