di Marta Naddei
Torna l’incubo del taglio in busta paga per i dipendenti del Cstp. Nonostante l’incontro di ieri avente ad oggetto la cassa integrazione in deroga e le modalità della sua applicazione si sia concluso con un aggiornamento a domani mattina, alla presenza del commissario giudiziale Raimondo Pasquino (fortemente rischiesta dalle organizzazioni sindacali), la situazione rischia di diventare ben presto nuovamente incandescente.
A quattro mesi esatti di distanza dalla scadenza del quadrimestre di fuoco per i lavoratori del Cstp che dovettero rinunciare al 7% sul proprio emolumento mensile (che con tutte le voci accessorie si tramutava in un taglio sostanziale del 18%) per contribuire al salvataggio della propria azienda, ora per loro il pericolo è quello di rimetterci nuovamente.
Alla riunione di ieri mattina, alla presenza di segretari e delegati delle organizzazioni sindacali di categoria, il direttore generale dell’azienda Antonio Barbarino(delegato dal commissario Pasquino) e il liquidatore Mario Santocchio hanno ribadito la necessità che ora, a ricapitalizzazione quasi ultimata, anche i lavoratori facciano la propria parte. I dubbi, forti, dei sindacati sono sulle modalità della cassa integrazione che l’azienda vorrebbe applicare con le precedenti modalità, da sempre indigeste a lavoratori e parti sociali perché considerate inique; dall’altro lato sono stati preavvisati della nuova scure, pari alla precedente, che potrebbe abbattersi sui salari delle maestranze. Tutto ciò in considerazione del fatto che il Cstp potrebbe chiudere l’anno con una perdita vicina ai quattro milioni di euro e, tramite la decurtazione salariale dei lavoratori, si vorrebbe arginare l’emorragia. Un esperimento che già lo scorso gennaio non diede i frutti sperati causando danni ai soli dipendenti dell’azienda.
Ma il liquidatore Mario Santocchio ha confermato la tesi: «Con i soci che hanno quasi ultimato la ricapitalizzazione, tocca ai dipendenti fare la propria parte. Ora bisogna intervenire con la cassa integrazione e la riduzione del costo unitario del lavoro».
Il copione, dunque, è sempre lo stesso. Con buona pace dei lavoratori