Il passo è stato fatto: il collegio dei liquidatori del Cstp ci va giù di preconcordato. Insomma, il passo immediatamente precedente a quello del concordato preventivo, con il quale, di fatto, si “difende” il patrimonio societario dall’aggressione dei creditori. Un atto dovuto quello della terna composta da Mario Santocchio, Michele Pizzo e Claudio Cicatiello e che avrebbe una motivazione su tutte. L’apatia degli Enti proprietari sulla questione della ricapitalizzazione. La richiesta di preconcordato, la numero 13 del 2012, è stata depositata lo scorso 15 ottobre presso la cancelleria del Tribunale fallimentare dall’avvocato nominato dal Cstp, Giuseppe Fauceglia. Il giudice relatore è la dottoressa Maria Elena Del Forno cui, ora, spetta il compito di convocare le parti per la presentazione della proposta, del piano e della documentazione, relativa al successivo passo del concordato preventivo, la cui praticabilità è ovviamente al vaglio del Tribunale fallimentare.
Il collegio dei liquidatori, valutata la situazione patrimoniale infrannuale, ha segnalato uno squilibrio sul patrimonio netto (tradotto: il capitale sociale è stato completamente dilapidato a causa delle perdite) ammontante a 5.913.939 euro. Una somma che, allo stato, non riuscirebbe ad essere coperta nemmeno con i 5 milioni in arrivo dalla Regione e che non potranno essere iscritti in bilancio se non dopo il prossimo mercoledì, quando il Consiglio di Stato si proncuncerà in maniera definitiva sulla questione del contenzioso.
Dinanzi ai tre liquidatori, dopo le ultime assemblee dei soci andate deserte, si è presentata la sola possibilità di procedere nella direzione della presentazione della proposta di preconcordato ai sensi del comma 6 dell’articolo 161 della legge fallimentare, riservandosi di presentare un piano che preveda la possbilità del superamento della crisi finanziaria in cui versa l’azienda, in attesa degli effetti del contenzioso con la Regione Campania e in attesa delle eventuali decisioni dei soci, finalizzate anche al superamento dello stato di liquidazione in cui versa il Cstp dallo scorso mese di marzo. A tutto ciò fa da corollario una riduzione del capitale sociale con riduzione dello stesso, fissandolo a 5 milioni di euro. In sostanza, se il giudice (che incontrerà vertici e avvocato del Cstp la prossima settimana) dovesse ritenere ammissibile la richiesta, si procederà con lo strumento del concordato preventivo. Si tratta di un accordo con i creditori con cui si congelano i debiti e tutti i contenziosi in essere (tra cui i decreti ingiuntivi e l’istanza di fallimento già in essere) con la presentazione di un piano di ristrutturazione, e, di fatto, si fermano tutte le velleità di fallimento.
Ma ora, quali scenari si apriranno? Le strade sono due: l’assemblea dei soci (che sarà convocata a breve) con la ricapitalizzazione potrebbe fermare tutto il procedimento avviato con la richiesta di pre-concordato. L’altra è figlia dello stesso concordato preventivo: la newco, nella quale comunque dovranno essere investite delle risorse. Anche in questo caso i soci dovranno fare la loro parte, ovvero convergere tutti verso questa ipotesi e il tutto dovrà comunque essere portato all’attenzione del giudice incaricato.
«Comune e Provincia devono aver chiaro cosa vogliono fare da grandi – ha commentato l’avvocato del?Cstp, Giuseppe Fauceglia – Questo è un atto dovuto e al contempo è la spinta sull’accelaratore da parte dei liquidatori al fine di indurre i soci ad uscire dalla crisi finanziaria. Se si è giunti fino a questo punto è stato per il loro disinteresse, con la diserzione delle ultime assemblee dei soci. Loro il sasso l’hanno lanciato. Adesso tocca ai soci.