Assolto per non aver commesso il fatto. La Corte di Appello di Salerno, presidente Francesco Siani, a latere Silvana Clemente e Mariella Ianniciello – relatore- ha messo la parola fine alla vicenda processuale legata al crollo della Piazza della Libertà di Salerno che vedeva coinvolto l’ingegner Massimo Della Casa. I fatti risalgono al 24 luglio 2012 allorquando, durante l’esecuzione dei lavori per la realizzazione della piazza più grande d’Italia, antistante l’edificio denominato Crescent, si verificò il collasso per punzonamento del solaio intorno a 13 pilastri. L’indagine che partì per individuare le responsabilità professionali di chi svolgeva ruoli a vario titolo per la realizzazione dell’opera si concluse con il rinvio a giudizio di 9 imputati e con il patteggiamento della pena richiesto dall’ingegnere Nunziata progettista dell’opera. La perizia disposta dal Gip dell’epoca, Vito Di Nicola e le consulenze dei magistrati Maria Carmela Polito e Guglielmo Valenti avevano individuato in un errore di progettazione e di calcolo della struttura la causa del dissesto oltre che in errori di esecuzione delle opere. Il dibattimento lungo e articolato svoltosi dinanzi al giudice monocratico Marilena Albarano aveva chiarito che nessuna responsabilità sussisteva nella esecuzione materiale dell’opera e che l’unica causa del dissesto era stato l’errore di calcolo e di progettazione per cui venivano assolti tutti gli imputati ad eccezione dell’ingenere Della Casa che aveva svolto il ruolo di collaudatore in corso d’opera e secondo il Tribunale avrebbe dovuto “rifare i calcoli”. Avverso la sentenza veniva proposto appello dagli avvocati Giovanni Falci e Sergio Perongini che hanno sostenuto la tesi della completa innocenza dell’ingegnere supportati anche dal consulente Renato Nappi, e hanno individuato in un tema sfuggito all’accusa il corresponsabile del danno: il Genio Civile di Salerno. In effetti quel progetto sbagliato, sorretto da un calcolo anch’esso sbagliato per come hanno sostenuto tutti i consulenti sentiti, era stato presentato al Genio Civile che aveva rilasciato il 9 marzo 2010 l’autorizzazione sismica. Aveva cioè dato il via libera ai lavori. La Corte di Appello ha, quindi, accolto la tesi della difesa del Della Casa e dopo una articolata discussione sviluppatasi in due udienze, il 5 novembre l’avvocato Perongini e ieri l’avvocato Falci, ha dichiarato che Massimo Della Casa non ha commesso il fatto. L’imputato visibilmente commosso ha dichiarato che questa pronuncia lo mette in pace con la sua coscienza e lo riabilita verso due persone scomparse: suo padre, storico ingegnere del Genio Civile di Salerno, e sua sorella, presidente della Sezione Lavoro della Corte di Appello di Salerno prematuramente scomparsa all’età di 60 anni.
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