di Andrea Pellegrino
Per i tecnici del Comune non ci sarebbe nessun problema riguardo le altezze del Crescent rispetto al Palazzo di Città. A misurazioni avvenute, con mezzo laser, pare che l’altezza del Crescent non debba essere toccata. Sarebbe, in pratica, simile a quella del Comune di Salerno. In pratica rispetterebbe ciò che Miccio ha prescritto nel suo parere pro Crescent.
Intanto acquisito l’atto della Soprintendenza, il Comune avvia l’iter che poterà all’autorizzazione paesaggistica definitiva. La commissione per il paesaggio si sarebbe messa già in moto e da qui a breve, studiate tutte le carte, produrrà il suo atto utile poi al prosieguo – salvo il persistere dello stop imposto della Procura della Repubblica che ha sequestrato l’intera area di santa Teresa – ai lavori. Seppur da qui alla riapertura del cantiere passerà ancora del tempo, nonostante le rassicurazioni che ieri Vincenzo De Luca avrebbe esternalizzato alla città.
Non si esclude che, al di là dei rilievi tecnici che il Comune muoverà sulle altezze, il parere possa essere impugnato su più fronti. A partire da Italia Nostra e No Crescent che domani mattina (presso la sede dell’associazione ambientalista) formuleranno le loro considerazioni sull’atto di Miccio fino all’Autorità Portuale o allo stesso Comune di Salerno per il taglio delle Torri pubbliche. Ed ancora dalla stessa Capitaneria di Porto, che così come l’Authority, ha visto sfumare la realizzazione della sua nuova sede che sarebbe dovuta sorgere nell’edificio Trapezio.
Al centro dell’impugnativa ci potrebbe essere l’esclusione di parti pubbliche dal progetto di Bofill. Praticamente il Soprintendente Miccio consentirebbe la costruzione su suolo privato dell’opera mentre avrebbe censurato gli interventi pubblici su suolo demaniale. E non solo, per l’Autorità Portuale si prefigurerebbe anche un danno economico. La nuova sede, infatti, aveva beneficiato di un contributo europeo. Ora i fondi potrebbero ritornare a Bruxelles, in considerazione dell’esclusione dell’edificio dal nuovo progetto. E non solo. Secondo quanto immaginato da Miccio provocherebbe una sostanziale riduzione di standard pubblici e di servizi che dovrebbero essere ricollocati in altro luogo.
Ancora, secondo le prime valutazioni, non ci sarebbe corrispondenza tra i motivi ostativi comunicati nel preavviso di diniego e le prescrizioni del parere favorevole. Questo potrebbe essere un ulteriore tassello che metterebbe in fallo l’atto del soprintendente di Salerno.
Per ora il sindaco De Luca annuncia la svolta e chiede di far presto perché dice che «due piani del Crescent si sono allagati», ma l’ultima parola spetterà all’autorità giudiziaria. E per la vicenda Crescent il primo appuntamento in agenda è già per venerdì a Palazzo di Giustizia, quando si concluderà l’udienza preliminare.