di Andrea Pellegrino
Su un punto è d’accordo con Vincenzo De Luca: «Le primarie vanno fatte». Su tutto il resto la visione di Andrea Cozzolino è completamente distante da quella dei suoi competitors. L’eurodeputato in corsa alle primarie del Pd per la scelta del candidato governatore annuncia il suo programma: «Restituire alla Campania la sua identità» con due obiettivi, ovvero quello di «combattere la corruzione e creare lavoro e sviluppo». Tra le scommesse: «Superare le competizioni interne tra Napoli e Salerno, piuttosto che tra Caserta e Napoli, o tra aree interne o costiere. Dobbiamo essere omogenei creando un’unica identità regionale».
Cozzolino annuncia che comunque vada «resterà in Campania. Che vinca o che perda». Seppur par esser certo di vincere «prima le primarie» per poi «portare il centrosinistra alla guida della Regione Campania». Se dovesse superare le primarie, Cozzolino non ha dubbi: «Lascerò il seggio di Bruxelles». Anche perché l’errore più grosso di Vincenzo De Luca è stato quello di «aver abbandonato l’opposizione in Regione». «Oltre ad aver avuto un governo regionale assente – afferma Cozzolino -abbiamo avuto una opposizione debole. Questo anche per colpa dell’assenza di chi si era proposto alla guida di una coalizione. Non si possono prendere i voti e poi lasciare. Questo è stato un errore clamoroso del sindaco di Salerno».
Parliamo di primarie. Anche De Luca è certo che si andrà al voto l’11 gennaio ma da Roma giungono altri segnali.
«Io non interpreto i segnali ma fatti politici. E attualmente questi vanno nella direzione di un regolare svolgimento delle primarie. Non ci sono atti o pronunciamenti che vanno in un’altra direzione. Se dovesse poi essere confermato un “congelamento” o uno “slittamento” o un “annullamento” reputo ciò fatti gravissimi sotto il profilo politico. Ciò non sarebbe irrispettoso per i candidati in campo ma per i militanti che hanno sostenuto le candidature e per i cittadini della Campania che si troverebbero lesi di una possibilità, rispetto a quanto è accaduto in altre regioni per la scelta dei candidati. Penso che ciò penalizzerebbe notevolmente il Partito democratico in Campania e getterebbe un’ombra sull’intero gruppo dirigente, a vantaggio di un centrodestra impresentabile».
Angelica Saggese, candidata alle primarie, reputa che “Roma teme lo scontro duro tra De Luca e Cozzolino”. Cosa c’è da avere paura?
«Non lo so. Se la Saggese ha elementi che possano svelare ciò, illumini anche noi. La Saggese, ricordo, ha partecipato alle famose primarie del 30 dicembre per le “parlamentarie”. Quelle furono primarie molto partecipate. Cosa sarebbe di diverso con le primarie dell’11 gennaio. Perché quelle primarie sì e queste no. Quale sarebbe la differenza? C’è un vizio di un pezzo dirigente della Campania che si presenta agli occhi dell’Italia cercando di mettere in ombra la forza e l’autorevolezza di una classe dirigente che c’è in Campania. Non si può avere paura dei cittadini quando votano. Non si governano comuni, regioni con decreti dall’alto. Per cui è bene che tutti contribuiscano a creare un clima più sereno e partecipato. L’appello che rivolgo alla Saggese è a non alimentare un dibattito sbagliato ma stare in campo motivando le ragioni della presenza, non per giustificare le ragioni di un’uscita dalla competizioni».
Anche i continui allarmi sui brogli lanciati da Vincenzo De Luca non rischiano di compromettere le primarie e di alimentare un brutto clima intorno a questo appuntamento?
«Brogli? Sono sciocchezze. Le uniche primarie che mi risulta non siano state certificate sono quelle della federazione di Salerno. Le uniche inchieste aperte di cui ho letto – che sono certo si concluderanno rapidamente confermando la correttezza e l’estraneità del Pd – sono appunto sui “reclutamenti” che si sono fatti a Salerno. Penso sarebbe meglio che tutti avessimo il dovuto rispetto per i gruppi dirigenti del partito».
Capitolo alleanze. Saranno primarie di partito o di coalizione? Nei giorni scorsi l’Idv ha chiesto chiarezza…
«Dalla nostra abbiamo manifestato la volontà di svolgere le primarie anche con altri candidati ma il Pd in due sedute della direzione regionale ha scelto di non svolgere primarie di coalizione. Quindi l’11 gennaio i cittadini sulla scheda troveranno i nomi di Cozzolino, De Luca e Saggese».
Quindi un allargamento è pensabile dopo le primarie?
«Assolutamente sì. Non sì può vincere solo con il Partito democratico»
Quanto ad un accordo con Ncd e Udc?
«Attualmente sono forze impegnate nell’azione di governo della giunta Caldoro. Se vogliono concorrere con noi, devono fare una scelta verso la giunta Caldoro e verso l’attuale maggioranza regionale. Poi occorrerà un confronto politico e programmatico. Io sono contro un contenitore che inglobi tutti e tutto pur di vincere. I prossimi cinque anni – che io scandisco in settimane – devono rappresentare la svolta di questa regione. Le 260 settimane saranno decisive per tracciare un profondo cambiamento. Per far ciò dobbiamo stringere un patto con i cittadini ma dopo il voto realizzare ciò che abbiamo promesso settimana dopo settimana».
Vincenzo De Luca pensa anche alla formazione di liste civiche, lei?
«Io sto realizzando un movimento che si sta mobilitando in molte realtà della regione con amministratori, sindaci, imprenditori. Ciò si tramuterà in una lista che sarà a mio supporto. “Campania insieme” avrà un ruolo rilevante e darà un contributo importante alla proposta di governo».
Il fenomeno Salvini al Sud e quindi in Campania?
«Una drammatica crisi del centrodestra e soprattutto di Forza Italia che lascia spazio ad una iniziativa di Salvini. E’ una dimensione che fa leva sulle paure ma non mi sembra una grandissima novità».
Si può verificare lo stesso effetto di Grillo?
«Penso che il Movimento Cinque Stelle continuerà ad avere una presenza e radicamento nel Mezzogiorno ed anche in Campania. Non penso sia esaurita questa esperienza».
Passiamo al programma. Quali sono le sue priorità?
«Ho due obiettivi in particolare. Il primo: un’azione forte alla lotta alla corruzione e criminalità organizzata. Immagino anche la costituzione di un’agenzia regionale che vada nella direzione di quella nazionale. Ancora, occorre cambiare il volto della pubblica amministrazione. Il governo regionale richiede una nuova pubblica amministrazione, ed è per questo che stiamo lavorando ad un progetto “staffetta” che non mortifichi l’attuale classe burocratica ma bensì la supporti. Abbiamo l’intenzione di selezionare ragazze e ragazzi e con loro stringere un patto: costruire un vero e proprio “erasmus” della pubblica amministrazione. I ragazzi acquisiranno esperienza nelle migliori pubbliche amministrazioni europee, dopo un anno rientreranno qui e metteranno a disposizione le proprie competenze e la propria esperienza. Questo consentirà di realizzare una pubblica amministrazione più europea e più moderna. Se lo Stato funziona, anche l’economia funziona. Se lo Stato è inefficiente, anche la società ne risente notevolmente. Altra priorità è il lavoro. Veniamo da cinque anni in cui la Regione Campania è stata una fase recessiva. Abbiamo perso 140mila posti di lavoro, nel pubblico e nel privato. Abbiamo livelli di povertà raddoppiati e fenomeni seri di dispersione scolastica e dunque è tempo di mettere mano ad una operazione che riaccenda i motori di questa regione».
Quale è la sua soluzione?
«Una politica di investimenti pubblici. Chiederò alla Commissione europea di poter utilizzare i fondi europei in cinque anni, anziché in sette. Questo perché dobbiamo recuperare un ritardo enorme. Quindi investimenti nel campo della riqualificazione urbana, dei servizi, della sanità e dei trasporti. Dobbiamo mettere mano ad un programma di bonifica e di tutela del nostro patrimonio ambientale. Concentrare un pacchetto di investimenti pubblici che diano ossigeno all’economia della Regione. Utilizzerò i fondi europei per tagliare la fiscalità, quindi l’Irap. Poi penso al piano delle grandi infrastrutture: ai porti e agli aeroporti. In particolare mi piacerebbe capire se i 40 milioni stanziati per lo scalo di Pontecagnano Faiano siano davvero determinati per il rilancio dell’infrastruttura o siamo davanti all’ennesima occasione sprecata per il Mezzogiorno e quindi davanti ad una nuova cattedrale nel deserto».
Sui porti, invece, lei è favorevole o contrario all’accorpamento dell’autorità di Salerno e Napoli?
«Dobbiamo essere europei. L’Europa sta chiedendo all’Italia l’aggregazione delle autorità. Dobbiamo essere pronti a ciò. La politica dei porti è regolata da direttrici europee».
Da anni la Regione Campania tenta di varare una legge sull’urbanistica ma puntualmente ci si scontra con i problemi del territorio…
«Noi dobbiamo essere consapevoli che siamo la regione che ha consumato più suolo ma contemporaneamente poniamo limiti e vincoli assurdi verso attività che vorrebbero investire qui. Ecco le due cose vanno equilibrate, con l’obiettivo di avere zero consumo di suolo ma nel contempo offrire una possibilità alle nostre imprese, che non sia però semplice speculazione immobiliare, di cui non ne abbiamo bisogno».
C’è poi il problema dell’abusivismo edilizio. Anche a Cava de’ Tirreni c’è tanta preoccupazione sul futuro di decine e decine di abitazioni…
«La soluzione di questo problema grave non può essere piegato alla logica di scontro elettorale. Così come sono convinto che la sola regione non possa farcela, bensì ha bisogno del supporto del governo e del parlamento. Ecco perché immagino un accordo politico con il Governo ma anche con le soprintendenze al fine di realizzare un vero e proprio piano».
L’ipotesi della macroregione, sponsorizzata da Caldoro?
«Occorre una modifica costituzionale. Ma a mio avviso è inutile, c’è anche oggi la possibilità di una concertazione con le altre Regioni».
Altro tema sentito dalla popolazione riguarda le politiche sociali…
«Abbiamo avuto tagli paurosi negli ultimi anni. C’è la necessità di mettere mano al sistema welfare. Siamo ultimi per livelli di assistenza, ultimi per l’accoglienza della terza età. Va rivisto il tutto investendo fondi in questo settore».