“Nel 2023 la sezione di controllo della Corte dei Conti per la Campania ha effettuato 326 controlli sugli enti locali, più del doppio delle decisioni assunte nel 2022 nonostante un organico fortemente ridotto, solo sette magistrati. Sono stati condotti controlli di gestione programmata su salute, ambiente, risorse idriche, cultura per sviluppare il controllo democratico sui risultati ed eventualmente l’autocorrezione”. L’attività della sezione di controllo per la Campania della Corte dei Conti è stata illustrata dal suo presidente Massimo Gagliardi in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. “Ha esercitato – ha detto – un’attività consultiva generale in molti ambiti ed anche in materia di acquisto di partecipazioni societarie da parte degli enti locali, nonché in tema di controlli sui piani di riequilibrio e sulle criticità finanziarie. Diverse le criticità: dai tempi di realizzazione delle opere pubbliche al divario territoriale e deficit di coesione; dal raccordo ordinato tra gli strumenti di programmazione in tema di interventi pubblici in aree svantaggiate alla misurazione del differenziale dei fabbisogni e loro accertamento; persistono problemi di governance multilivello. Attualmente nella regione ci sono 48 enti in piano di riequilibrio e ben 60 in dissesto dichiarato su 550 comuni”. “La sezione di controllo della Corte dei Conti – ha aggiunto – ha riscontrato difficoltà sia nella riscossione che nella programmazione della spesa. Come attestato nel giudizio di parifica si è avviato un percorso virtuoso con la Regione Campania. Il risultato di amministrazione registra una costante riduzione del disavanzo nel corso dell’esercizio 2022, maggiore di quello programmato (296 milioni contro 203 milioni di euro) e per quanto riguarda l’indebitamento a consuntivo, si registra il rispetto dei vincoli ed una capacità residua. Sul versante della spesa sanitaria si registra un’elevata mobilità sanitaria e criticità nel recupero delle liste di attesa. Merita infine di essere segnalato l’esame favorevole della Corte dei Conti in ordine alla delibera di acquisizione da parte di alcuni comuni Campania di acquisto di quote societarie di Agrorinasce srl che si occupa del recupero e valorizzazione dei beni confiscati alla camorra”. Per Gagliardi tuttavia le preoccupazioni maggiori “derivano dall’attuazione del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il controllo sul Pnrr è stato sviluppato soprattutto nel giudizio di parifica del bilancio regionale, segnalando l’esigenza di garantire un adeguato coordinamento con le politiche di coesione ed evitare un’eccessiva parcellizzazione delle gare afferenti servizi pubblici come il trasporto pubblico. Molti enti campani potrebbero presentare criticità rilevanti anche solo per garantire servizi essenziali con un possibile aumento dei costi di gestione a medio termine nel dare corso alle opere finanziate con il Pnrr. La responsabilità dei poteri pubblici – ha concluso – non può essere limitata solo ad assicurare il pareggio di bilancio ma si estende all’impiego ottimale delle risorse pubbliche e quindi alla soluzione dei problemi fondamentali che incidono sulla collettività”. “Continua la pressione di alcune forze politiche – peraltro ampiamente minoritarie nel Paese – volta all’attuazione di una ulteriore forma di autonomia regionale, la cosiddetta differenziata, attualmente all’esame del Parlamento, che rischia di aggiungere elementi di rottura e di discriminazione all’interno dello Stato in una logica egoistica”. Dal presidente della Corte dei Conti della Campania, Michele Oricchio, giunge una bocciatura netta del progetto di riforma istituzionale voluto dal Governo. L’analisi del magistrato è contenuta in due passaggi, non letti pubblicamente, della relazione scritta consegnata a tutti i partecipanti della cerimonia che ha aperto l’anno giudiziario. “Nemmeno può essere minimamente pensabile – prosegue Oricchio nella sua disamina – che la soluzione dei problemi connessi alla corretta gestione delle risorse pubbliche e alla correzione degli squilibri territoriali possa venire da un’operazione di ingegneria istituzionale quale è quella dell’autonomia differenziata, il cui disegno di legge è stato da poco approvato dal Senato della Repubblica”. “Nella narrazione che ne fanno i sostenitori – sottolinea Oricchio – una maggiore autonomia delle regioni sarebbe in grado di migliorare la competizione e l’efficienza di tutte le amministrazioni locali e troverebbe fondamento nel cosiddetto ‘residuo fiscale’. Si tratta di un’affermazione che non può essere condivisa in quanto il sistema fiscale italiano è espressione di una geografia che non coincide con la geografia economica del nostro Paese dove, a causa delle diseguaglianze di partenza, intere zone – in patente violazione dei principi sanciti dall’art.3 della Costituzione – sarebbero condannate a restare senza risorse a meno che non si provvederà a individuare in via perequativa e aggiuntiva maggiori dotazioni finanziarie (ma con quali fondi?) per assicurare i medesimi livelli essenziali delle prestazioni, i cosiddetti Lep, dove per assicurare deve però intendersi finanziare e non solo individuare”
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