di Peppe Rinaldi
La storia è molto semplice nella sua sfacciata crudezza: sono spariti, sarebbero spariti, quasi due milioni di euro dalla cassa del Comune. Punto. Ora c’è da capire in mano a chi dovrà restare il cerino. Gli avvocati sono già stati allertati, i protagonisti della sottrazione sistematica di danaro pubblico, durata in verità circa quattro anni e non due come gli inquirenti sono stati forse indotti a pensare, attendono gli sviluppi con le dita incrociate, lo sguardo rivolto al cielo, le mani congiunte o, laddove possibile grazie a Madre Natura, accompagnandosi con gesti scaramantici qui irriferibili. Sono quattro o cinque i soggetti «attenzionati», come si direbbe in prosa sbirresca, non uno soltanto, vale a dire il maxi dirigente esperto di tributi, finanze e graduatorie concorsuali Francesco Sorrentino, responsabile di settore al Comune di Cava rocambolescamente sospeso per trenta giorni, rinnovati di recente con altri trenta, ma con stipendio confermato a prescindere. Per ora.
Sorrentino, inoltre, è stato denunciato alla procura di Nocera, che ha giocoforza aperto un fascicolo, l’ennesimo, i cui sviluppi, naturalmente, non possiamo conoscere. A denunciarlo dopo la scoperta degli ammanchi di cassa causati da mandati di pagamento fittizi, opachi e comunque strambi (come vedremo) recanti tutti la sua firma digitale, è stato il sindaco Servalli, il quale con il denunciato ha da anni aperta e meno aperta consuetudine. Questo è il «sugo» dei fatti. Poi c’è tutto il sostrato, una subsidenza complicata, a tratti assurda, certo di rilievo pubblico significativo e che oggi Cronache è in grado di ricostruire con maggiore, per quanto temporanea, verosimiglianza.
La genesi: spariti i soldi dei buoni-libro della Regione per la scuola
Si è detto o, meglio, è stata fatta circolare la versione secondo cui tutto sia venuto a galla grazie “a un controllo interno” della macchina comunale, implicita quanto disperata esibizione di efficienza amministrativa. Vanno capiti. In verità, se non fosse esistito un impiegato comunale diligente e solerte (ne esistono ancora) la cosa sarebbe andata avanti per chissà quanto tempo ancora. Sembra che questo lavoratore verso la fine di novembre 2024 stesse procedendo ad una ricognizione dei residui di cassa di alcuni capitoli di bilancio, quelli relativi ai fondi regionali per i buoni-libro della scuola. La Regione Campania manda questi soldi agli enti locali ogni anno ma capita sempre e ovunque che qualche cittadino non ne usufruisca lasciando in cassa ai Comuni somme determinate, che possono essere sempre recuperate e riutilizzate negli anni successivi. Si trattava di poche migliaia di euro in quel caso, ma dovevano risultare in cassa, invece no, non si trovavano più. Il dipendente comunale, ignaro della miccia che aveva appena innescato, inizia a chiedere come mai questi soldi non ci fossero, non era possibile fossero evaporati. Stupore, imbarazzo, alzate di spalle, mugugni, orbite oculari palpitanti, guance arrossite, freddezza marmorea, quasi un tourbillon sentimentale: a quel punto la faccenda deflagra, arriva ai piani alti, si diffonde ovunque e su tutto cala una cortina non sappiamo quanto di ferro ma, a giudicare dagli sviluppi, diremmo più di burro visto che ormai a saperlo non sono pochi, dettagli compresi. Insomma, il classico caso di slavina che si fa valanga. Il resto è cronaca ufficiale, quella che i nostri cinque lettori hanno potuto osservare replicata pari pari su quasi tutti i media, un classico. Sui social facciamo passo, non significano nulla trascorsi i 12 canonici secondi della soglia di attenzione.
Il Comune s’è accorto che qualcuno rubava, il Comune ha gli anticorpi per rimediare, il Comune provvederà: no, il Comune non s’è accorto di un bel niente, forse manco ci pensava a controllare certe cose, il Comune, piuttosto, «è stato scoperto», ritrovandosi malato in una sua parte di una malattia che, verosimilmente, sapeva di avere e che tollerava omeopaticamente, visto che non è immaginabile che una persona possa in solitaria aver concepito e realizzato il progressivo svuotamento della cassa fino a due milioni di euro. Ad ogni buon conto, secondo il Palazzo il responsabile è proprio l’uomo chiave dell’apparato, quel Francesco Sorrentino che ha sottoscritto tutti i mandati di pagamento contestati fin qui, da molti descritto come arguto e competente, virtù che forse non gli sono bastate a scamparsi rogne, guai e problemi in successione, come nei noti casi di altri due sindaci meno fortunati di Servalli (almeno finora), quei Cariello e Alfieri di diffusa epopea giudiziaria e giornalistica. Misura disciplinare per Sorrentino, dunque, con conseguente indagine a suo carico da parte della procura di Nocera dopo la denuncia dell’ente stesso: il resto è mera schermaglia politica tra forze spesso apparentemente contrapposte che, in qualche caso, hanno beneficiato delle magie del boiardo di Comune, specie al Cfi, per il tradizionale balletto delle amiche, degli amici e degli amic* (non si sa mai). Anche questa è una vecchia storia. Poi restano i fatti, su cui Cronache ha indagato autonomamente giungendo alle sue, altrettanto autonome, valutazioni e congetture.
La tensione con la Procura
Quando i magistrati si sono visti arrivare sulla scrivania la denuncia del sindaco Servalli, da un lato hanno (avrebbero) bestemmiato, dall’altro si sono (sarebbero) fregati le mani: ma come, voi prima avvisate Sorrentino e poi lo denunciate? Vero è che dandoci in modo ufficiale altre informazioni ci fate risparmiare fatica e lavoro, però noi avevamo in mente di adottare misure drastiche già dal luglio 2024 ma che, in questo modo, si affievoliscono, si sfiatano dinanzi alla mossa anticipata del Comune: in brutale sintesi, quello è stato (sarebbe stato) il ragionamento opposto dagli inquirenti ai denuncianti, con cui sarebbero stati rilevati veri e propri momenti di tensione, specie con il segretario generale dell’ente. Poco male, di carte su Sorrentino e sul Cfi in particolare ve ne sono tonnellate e da anni, spesso anche sproporzionate e malevole, ma il soggetto è ben «noto agli uffici», come si dice, di tempo a Nocera ne hanno avuto. Ci sono le nuove adesso, vero, e pare non siano tutte dedicate al solo Sorrentino considerando che nel ramo specifico del municipio vi erano, e vi sono ancora, almeno altri quattro dipendenti a conoscenza dell’andazzo, uno dei quali caratterizzato da legami socio-familiari con l’ex presidente della Provincia oggi ai ferri, gli altri vengono disegnati nei variopinti rapporti investigativi come «appartenenti al bottone», volgare ma efficace sintesi esplicativa. Ma che cosa avrebbe, avrebbero combinato Sorrentino & C. tanto da far trascorrere notti insonni a diversi nuclei familiari? Tutto il danaro è (sarebbe) stato asciugato in un arco di tempo che va dal 2021/22, quando Sorrentino tornò tra i ranghi amministrativi cavesi una volta scaduti i sei mesi cautelari di interdizione dai pubblici uffici che si era beccato per l’affaire Cariello, fino al novembre 2024, quando il primo ed esiziale inciampo si materializzò; è (sarebbe) successo tutto attraverso il meccanismo dei mandati di pagamento non autorizzati in favore di privati o imprese dai rapporti sconosciuti con l’ente locale, in qualche caso addirittura inesistenti in senso stretto. In fondo, saremmo dinanzi ad un rastrellamento scientifico dal fondo di barile di alcuni capitoli di spesa unito ad erogazioni di un certo importo: si va da un minimo di 250 euro ad un massimo di 30mila circa per botta. Si è qui scritto di soldi versati a società rumene e cinesi ma più di tanto non si riusciva a capire. Cronache è però riuscito a capirne di più, forse.
Da Ottaviano al Bangla-Desh passando per Roma con fermata al CFI
Abusando qui di uno schema narrativo simil ciceroniano, iniziamo col dire che «in primo luogo» si è capito cosa c’entrasse il Consorzio Farmaceutico Intercomunale, tomba per tanti, nell’inghippo di fine anno a Cava de’ Tirreni, e «in secondo luogo» molto altro.
Sembra che il Comune abbia liquidato danaro sia al carrozzone genericamente inteso, sia in favore di due ex dipendenti comunali oggi in pensione (A.T. e R.G. le loro iniziali) che avevano mantenuto rapporti con l’ente ma a titolo gratuito. Ora, dato che di gratuito al mondo non esiste nulla al di fuori dell’amore (e neppure sempre) o in ossequio al principio economico di Friedman secondo cui “non esistono pasti gratis”, ecco che si scopre che pure gli ex dipendenti comunali incassavano soldi. Non potevano ricevere e dal Comune non potevano né dovevano dare, tra l’altro l’avrebbero anche messo nero su bianco in un’apposita convenzione. Invece, secondo quanto s’è capito, Sorrentino glieli avrebbe dati lo stesso, sostenendo che quei soldi toccassero loro. Non era così. Come non fu vera la spiegazione dell’erogazione anomala in favore del Cfi secondo cui si sarebbe trattato di vecchi debiti che il Palazzo aveva con la struttura, peraltro gestita dallo stesso maxi dirigente fino a poco tempo fa e che oggi, pare, lo abbia messo alla porta venuto meno il dominus dell’intera baracca, quel Franco Alfieri che per la testa avrà oggi molto altro oltre al Consorzio. Fatte, quindi, le opportune verifiche s’è scoperto che neppure questo sarebbe vero. Ma dove i fuochi d’artificio iniziano a scoppiar da soli, è quando nomi di persone, società, sodalizi, eccetera, cominciano a far capolino dalla sacca, uno dopo l’altro come irresistibili ciliegie aromatiche e avvelenate. Il Comune, in pratica, avrebbe versato soldi illegalmente a questi soggetti: “GS- Generale Servizi srls”; “Secura Italia”; “Viva Group srl”; “GBF Store srl”; “Unalira Event srls”; “Oronzo Dinisi”; “Twentytwo Key srl”; “Waly Tissue di Uallah Wali”. E chissà chi altri e in quale lingua.
Non disponendo di ulteriori dettagli relativi a questi nominativi rubati tra le pieghe del circuito, Cronache ha fatto ciò che – si presume – stiano facendo gli inquirenti, vale a dire le visure camerali.
Solo un paio di queste società risultano esistenti, almeno stando al tipo di interrogativo posto ai server, delle altre non c’è traccia nelle banche dati. Un sospetto venuto per la verità anche ai promotori dell’iniziativa, i quali avrebbero chiesto a quei dipendenti non coinvolti nella faccenda (almeno si spera) di verificare la corrispondenza degli stessi Iban su cui sono stati versati i soldi pubblici con le ragioni sociali. Ne stanno venendo fuori delle belle, tra ditte di Ottaviano, Roma, bengalesi, depositi di abiti cinesi, aziende di consulenza e servizi rumene e via scialando. Si racconta che solo la “Viva Group srl”, società romana che dalle visure non affiorava, nel 2024 in pochi mesi abbia ricevuto quasi trecentomila euro a sequenze ravvicinate di pochi giorni, forse ore, cifra non liquidabile con disinvoltura senza che qualcuno se ne accorga, ecco perché il guaio è grosso mentre l’affare si ingrossa. E non solo per Sorrentino, che di rogne ne ha già tante.
La “Gs – Generale Servizi” , impresa artigiana di Ardea (Roma) con sede in via degli Oleandri 18, pure ha incassato soldi che non si capisce da dove traggano legittimità, per usare un eufemismo: quel che si capisce, invece, è solo che si tratta di un’azienda con capitale sociale di appena mille euro il cui titolare è tal Giovanni Giovannelli. Sembra uno scherzo, come dire Mario Rossi o Ayeye Brazo di Aldo, Giovanni e Giacomo sul tram. Chissà, forse neppure sa questo signor Giovannelli di aver incassato bei soldini, oppure forse sa, oppure, ancora, è tutto in regola e siamo noi a pensare male. Ma se la procura non ha ancora nominato, come sembra, un perito e, peggio, non ha ancora sequestrato neanche un computer nel Comune di Cava dopo questa gigantesca storia, non resta che raddoppiare le domande. E le risposte. Poi, tutto può essere.





