di Alfonso Malangone*
In fondo, non si può dire che questa Città sia insensibile rispetto ai suoi tanti problemi per la presenza di menti inebriate o ipnotizzate. Per fortuna, c’è ancora chi usa il cuore. Così, dopo l’articolo di qualche giorno fa sul Conservatorio Montevergine, si è smossa qualche coscienza per aggiungere altri tasselli alle tante stranezze di una vicenda che fu pure esaminata anni fa dalla Procura senza esito apparente, forse per le disavventure personali patite dal Magistrato inquirente. Salvo ogni errore. Adesso, per una singolare ‘congiunzione astrale’, in coincidenza con la sorprendente cancellazione del progetto del Trincerone Ovest, si ha notizia di una pubblica accusa di bancarotta fraudolenta per distrazione fondi rivolta al Liquidatore, all’Amministratore e all’Amministratore cosiddetto ‘di fatto’ della prima società acquirente della struttura, la “Conservatorio Immobiliare Srl”, già dichiarata fallita. E’ evidente che ci sono aspetti ancora da definire, mentre si è in attesa dell’esito dei nuovi accertamenti della Procura avviati a fine 2023 a seguito della denuncia presentata da un altro cittadino di cuore: Cesare Guarini. E, allora, una domanda è spontanea: “c’entrano qualcosa queste indagini in quello che sta accadendo?” Ovviamente, non c’è speranza di risposta. Si capirà nel seguito. Però, rileggendo la storia per singoli punti, e applicando un poco di malizia anche a rischio di far peccato, qualcosa può essere capita pur non avendo l’arguzia del Commissario Poirot. Primo punto: “qual e il rapporto tra Trincerone e Conservatorio?” Fra il ’97 e il ’99, il Comune svolse un Concorso internazionale di idee per il recupero delle vecchie Carceri e di Palazzo San Massimo, tuttora definiti ‘Edifici Mondo’ forse perché espressione di una ‘vergogna mondiale’ per sporcizia, abbandono e devastazione. Vinsero i progetti dello studio SANAA degli arch. Sejima e Nishizawa, per gli spazi pubblici, e degli arch. Monestiroli e Las Casas, per il restauro degli immobili, con idee ed elaborati che avrebbero potuto trasformare il futuro di tutta la Città. Tuttavia, nulla venne poi fatto e, anzi, con la scellerata delibera n. 749 del 09/09/2011, fu addirittura disposta la (s)vendita di Palazzo San Massimo. L’ultima Reggia Longobarda per un pugno di fagioli. Vergogna! Certo, il tradimento fu anche di Giuda, ma almeno erano trenta danari. Comunque, in sede di gara, pur senza premiarlo, la Giuria decise di segnalare il progetto presentato da un arch. salernitano volto ad agevolare la mobilità proprio verso quell’area grazie ad un percorso che, partendo dalla sede della Polizia di via Sant’Eremita e bucando la murazione storica della ‘Città Triangolare’, arrivava al di sotto delle Carceri. L’opera fu oggetto di interesse prioritario e, con delibera di Giunta n. 866 del 04/08/2006, venne inserita nel piano triennale 2006-2008 perché fosse realizzata entro il 2007 con fondi disponibili per € 10.078.600. E’ evidente che, passando lungo la facciata occidentale del Conservatorio, l’’autostrada’ avrebbe attribuito alla struttura una visibilità e un valore in grado di risvegliare molti appetiti. Secondo: “perché il Conservatorio fu messo in vendita?” Per immaginare una risposta, è necessario ricordare che nel primo decennio del 2000 l’Archidiocesi si mostrò molto interessata a operazioni immobiliari al punto da essere coinvolta in eclatanti accertamenti giudiziari con avversi provvedimenti. Sta di fatto che, mostrando un tempismo eccellente, in data 13/05/2006 fu pubblicata presso l’Agenzia delle Entrate una nota di trascrizione con la quale si attestava: “con de¬creto del monsignor Pierro è stato estinto il conservatorio laicale” Montevergine. Il documento, redatto da un notaio della Città, disponeva anche il trasferimento al patrimonio della Curia di tutti i beni, poi sottoposti a inventario notarile in data 19/09/2006. Di conseguenza, fu intimato lo sfratto all’Associazione “Casa Betania” del francescano Antonio Tomay che, per circa 30 anni, aveva assicurato un tetto, un piatto e un letto alle donne in difficoltà e alle ragazze-madri. Peraltro, per ottenere la ‘liberazione’ della struttura, fu anche necessario contrastare in sede amministrativa un’azione della Regione Campania che chiedeva, all’opposto, di confermare la destinazione a Ipab, cioè a Istituto di Pubblica Assistenza. Poi, la Regione dovette cedere, ma lo fece con delibera n. 254 del 26/07/2013 quando “tutto era stato compiuto”. Nel frattempo, dopo aver rifiutato finanche una richiesta di acquisto da parte dello stesso padre Tomay, e pur senza aver chiuso la controversia con la Regione, la Curia avviò due formalità essenziali per procedere alla vendita: la verifica di eventuali vincoli storico-culturali e la stima del valore di cessione. Per la prima, forse nel 2009, fu la Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale a rilasciare una certificazione apparentemente senza data, ma con protocollo n. 12221, attestante che il Conservatorio era “…privo di interesse culturale…” per espresso parere della Soprintendenza territoriale, cioè di quella di Salerno con sede a due passi da Salita Montevergine. Eppure, già nel 1996, il Convento era descritto nei volumetti “Passeggiate Salernitane” editi dalla stessa Soprintendenza, mentre una Scheda descrittiva era presente nel Catalogo Generale del Ministero con compilazione risalente al 1990 (!). Non c’è dubbio, una Comunità si può tradire in molti modi. Poi, per la quantificazione del prezzo, il 10/05/2007 fu acquisita la relazione di un arch. napoletano che stimò il valore in ben 6,5milioni di euro. Un valore davvero significativo. In conclusione, quella vendita ‘si doveva fare’ e, ad evidenza, doveva rispettare una precisa volontà. E’ solo una supposizione, ovviamente, espressa facendo salvo ogni errore. Terzo: “quali furono le condizioni di vendita?” Per le operazioni immobiliari, la Curia aveva rilasciato ad una Agenzia della Città una pro¬cura speciale con l’incarico di “vendere e trasferire a chi creda e per il prezzo che riterrà più conveniente i beni della Curia salernitana”. Cioè: più di una firma in bianco. Così, a dispetto del valore di perizia, con atto del 01/04/2009, il Convento fu ceduto al prezzo di ‘appena’ un milione di euro, 5,5 in meno della stima. Ad acquistarlo fu una società costituita tre mesi prima a Cava dei Tirreni, la “Conservatorio Immobiliare Srl”, con capitale di € 100.000 diviso tra due imprenditori, uno di Sarno e un altro di Nocera Inferiore, poi passati a tre dopo l’ingresso di un operatore di Milano. Per fare questo affare straordinario la società fece ricorso a un mutuo di una Banca con sede pure a Milano. Comunque, la presenza di pubbliche denunce in aggiunta ad altre collaterali criticità rilevate nelle attività della Curia e dell’Amministratore della società, portò tutti in Procura. Si parlò anche di intrecci impropri. Ma, queste sono cose note solo a chi le conosce. Finì come finì. Se c’è una persona di cuore che sa di più e meglio, può dare una mano a capire. Quarto: “cosa è successo dopo?” Il 23/05/2012, il Comune rilasciò alla proprietà il Permesso di Costruire n. 45 per una struttura alberghiera, poi sostituito da quello n. 57 del 03/06/2015 per il restauro ai fini abitativi. Quindi: cambio di destinazione. Infine, autorizzò la realizzazione in un complesso residenziale con provvedimento n. 59 del 05/06/2016. Così, sembra che dalla Srl furono avviate le vendite ‘su progetto’ degli appartamenti al fine di procurarsi le risorse e che qualche privato aderì versando acconti e sottoscrivendo impegni a scadenza. Sta di fatto che, a seguire, la cronaca giudiziaria del tempo riportò la notizia di azioni esecutive in danno della società per la restituzione delle somme incassate e della vendita per via giudiziaria dell’immobile per il pagamento dei debiti assunti. Infatti, con decreto del Tribunale del 26/01/2021, la proprietà passò ad una terza società, la ‘Swett Home Srl’ al prezzo di € 1.876.000 in assenza dell’esercizio del diritto di prelazione spettante alla Soprintendenza, benché avvisata. In ogni caso, per il persistere delle difficoltà finanziarie, la “Conservatorio Immobiliare Srl” è stata poi messa in liquidazione giudiziaria in data 12/10/2023 con l’avvio delle procedure che, in questi giorni, hanno portato all’emissione degli avvisi di cui si è detto innanzi. Riferito facendo salvo ogni errore. Quinto: “come stanno adesso le cose?” Con provvedimento n. 104 del 28/09/2021, il Comune rilasciò alla ‘Sweet Home’ nuovo permesso con finalità residenziale. Ma, sembra non si sia mossa foglia mentre, dopo la cancellazione del progetto di allegra mobilità verso l’area, potrebbero anche mutare le convenienze. A parte, ovviamente, altre sorprese dai nuovi accertamenti della Procura. Sta di fatto che, ad oggi, forse per l’egoismo goloso di qualcuno e per l’insensibilità amorale di qualche altro, un bene di tutti è stato distratto da utilizzi in grado di colmare deficienze indegne di una Città europea. E, purtroppo, non è l’unico. Si sa che tutto è possibile quando si decidono ‘sfacciate’ operazioni immobiliari anche variando le destinazioni urbanistiche con la stessa semplicità con la quale si cambiano i canali tv con il telecomando. Gli esempi sono a piacere. Contro il progressivo dissolvimento del Patrimonio della Città a favore degli invitati ad ‘arricchirsi’, non può mancare il resistente dissenso dei cittadini di cuore, ancor più quando si demoliscono le radici storiche e si umiliano l’origine e la civiltà di tutta la Comunità. Nella circostanza, però, neppure può essere evitata la ferma riprovazione per le azioni definibili almeno incoerenti da parte di coloro ai quali si attribuisce una indiscussa fiducia perché siano di guida verso la finale meta del Cielo. Non verso altre destinazioni. Questa Città ha bisogno del vero amore dei cittadini di cuore. *Ali per la Città P.S.: si fa salvo ogni errore e si auspicano rettifiche






