Consac, conflitti di interesse e porte girevoli - Le Cronache Ultimora

di Peppe Rinaldi

Il 28 settembre scorso questo giornale s’è occupato della cosiddetta «Parentopoli» interna al consorzio “Consac gestioni idriche spa”, importante struttura pubblica con sede a Vallo della Lucania, presieduta dall’avvocato Gennaro Maione. Non serve ripercorrere la storia, lo schema è quello classico della moglie, figlia, figlio, cognato, cugino e nipote caricati a bordo, partendo dall’assessore o dal sindaco o dal consigliere comunale – ora, da allora e per ora, tutto timbrato da Pd e cascame vario, più qualche spruzzatina di segno opposto – continuando, poi, con una quota di posti di lavoro ricevuti in eredità, trasmessi da padre in figlio, da zio a nipote e così via, elaborati all’interno della stessa macchina burocratica: il che, se non si trattasse di un ente pubblico, sarebbe pure un costume apprezzabile. “Consac gestioni idriche spa”, sia chiaro, non è diversa dalle altre società pubbliche, queste si somigliano tutte, un po’ come le periferie urbane: al netto di un ruolo comunque importante, generalmente le società miste, le partecipate, i consorzi, le associazioni e unioni varie, presentano bilanci scalcagnati, voragini passive formatesi nel corso degli anni, squilibri tra forza lavoro – chiamiamola così – e risorse finanziarie impensabili in contesti normali. Ora, quando si analizza una struttura pubblica come il Consac (e altre) che cosa si nota accanto alla «ordinaria» Parentopoli? E’ presto detto: incarichi professionali unidirezionali, o quasi, commistioni tra interesse privato e interesse pubblico, inclinazione «domestica» della gestione, insomma le famose «solite cose». Solite però sensibili, nel senso che prima o poi il sistema può andare in corto circuito e generare guai in ciclostile. Come, in astratto, potrebbe accadere nel caso che balza agli occhi consultando il repertorio di Consac. Le mura parlano di un papavero del consorzio che sembrerebbe miscelare troppo due concetti: quelli di interesse pubblico e interesse privato, al punto che si possono delineare in prospettiva incarichi di progettazione, professionali e di altra natura in favore di tecnici «ubiqui», nel senso che compaiono qui e là, nel privato come nel pubblico e sempre con lo stesso piano di relazioni, di rapporti. In pratica, lavori privati in abitazione o in luoghi di interesse privato, e lavori pubblici o incarichi pubblici, liquidati però dal Consorzio. Concatenazioni e incroci di fatture che, prima facie, non dicono nulla. Il punto potrebbe essere il dopo. Le cifre osservate non sono proprio così ininfluenti, i soldi girano, si tratta solo di capire che direzione prendano nel corso del tempo, circostanza che, giocoforza, potrà determinare il sorgere di attenzioni selezionate tenuto conto del clima mefitico che, pure in Consac, la politica, il sindacato e il “sistema” generalmente inteso sono riusciti a creare. Anche alla procura di Vallo della Lucania potrebbero essere cambiate molte cose dopo anni di stravaganti «commensalità», qui raccontate in tutte le salse. Basterebbe considerare, ad esempio, che anche Consac appare come una camera di compensazione per figure di fiducia, in campo tecnico-professionale, provenienti dal circuito nazionale degli amici degli amici, in genere del Partito Democratico e dell’universo variegato di «fedeli militanti». In parole povere: architetti, avvocati, ingegneri, giornalisti o figure professionali varie, attraverso la catena di montaggio del potere piccolo e grande concentrato a Roma, vengono piazzati qua e e là in Italia nelle varie strutture territoriali «affiliate», consentendo loro di incassare belle cifre. In Consac assistiamo – in un certo senso – ad un fenomeno del genere, grazie al reclutamento di personale professionistico «estero», spedito o reclutato forse in zona per arcane ragioni legate alla gloriosa macchina del progresso rappresentata dal partito della signorina Schlein in provincia di Salerno. Non l’unico, sia chiaro. In questi ambiti, secondo quanto visionato da Le Cronache, si parla di cifre che già cominciano a lievitare in modo considerevole. Paragonabili a un’altra particolarità riscontrata in questo breve viaggio in Consac: le porte girevoli con le società sorelle presenti sul territorio. Incarichi incrociati, parcelle a cinque-sei zeri in appalti proporzionalmente legati: tu fai il Rup qui, tu dirigi i lavori là, tu fai questo e tu fai quello. Forme parallele della famosa “collaborazione istituzionale”.