Il verdetto è arrivato nella tarda serata di venerdì dopo una lunga camera di consiglio. Cinque condanne ed un’assoluzione per gli ultimi sei imputati della mega inchiesta della procura, denominata Wolf”, che nel 2006, con l’esecuzione di 40 ordinanze di custodia cautelare, frantumò un’associazione specializzata nel traffico e nella vendita al dettaglio di sostanze stupefacenti. Otto anni e 4 mesi di reclusione per Carmine Zottoli; 6 anni e 4 mesi per Raffaele Marchesano; 2 anni per Vincenzo Melillo, 2 anni e 6 mesi per Ciro Cardinale; un anno e 9 mesi per Antonio Giliberti (gli imputati erano assistiti dagli avvocati Anna Roma, Mario Pastorino, Massimo Torre e Paolo Toscano), unico assolto Giuseppe Votta assistito dall’avvocato Luigi Gargiulo. E’ calato così il sipario, dopo un lungo processo celebratosi davanti ai giudici della prima sezione penale del tribunale di Salerno, sull’ultimo troncone dell’inchiesta della Procura incentrata su un vasto spaccio di stupefacenti tra Salerno e i picentini. Se Boccalupo ed i suoi soci avevano definito tutti la loro posizione attraverso i riti alternativi, i sei imputati per i quali è ora arrivato il verdetto avevano optato per il rito ordinario. Un lunghissimo processo, quello su cui è calato ora il sipario, caratterizzato da decine e decine di testimonianze, ultima quella del neo collaboratore Raffaele Del Pizzo, ex braccio destro di Boccalupo che, nel corso dell’ultima udienza, ha delineato i ruoli di tutti i suoi ex sodali contribuendo con le sue dichiarazioni alla condanna giunta venerdì. Secondo l’impianto accusatorio formulato dalla Procura ed accertato nel corso del processo era Roberto Boccalupo, già condannato anni fa, il capo del sodalizio dedito al traffico di stupefacenti, nello specifico cocaina ed hashish operante tra Salerno ed i picentini. Gli ingenti quantitativi di droga giungevano nel salernitano da Napoli e da Boscotrecase. Boccalupo infatti negli ultimi anni aveva stretto rapporti con Pasquale Marino, appartenente al sodalizio criminale di Secondigliano capeggiato da Paolo Di Lauro, al secolo “Ciruzzo u’ milionario” e con Pietro Paolo Carbone, affiliato al clan “Vangone-Limelli” di Boscotrecase. Ma, all’interno del sodalizio, un ruolo fondamentale era svolto proprio da Raffaele Del Pizzo e dalla moglie Lucia De Sio che, anche in assenza dovuta ai periodi di detenzione in carcere del marito, “reggeva con assoluta autonomia ed autorità, l’organizzazione criminosa della quale faceva parte, talvolta collaborata dalla madre Nicolina D’Ambrosio”. Stando al monitoraggio effettuato negli ultimi anni dai carabinieri, il gruppo malavitoso di Boccalupo avrebbe acquistato dalla camorra napoletana droga pari a 120 chili di hashish e 15 di cocaina a prezzi stracciati. Al dettaglio, invece, la roba raggiungeva cifre da capogiro facendo conseguire al sodalizio un volume di affari da capogiro. Le diverse centinaia di acquirenti che si rifornivano dal gruppo contattavano direttamente per telefono l’acquisto della droga, prendendo accordi sul prezzo e sulle quantità di stupefacente.
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